Si potrà progettare e fissare la data dell’evento inaugurale della statua di Talos in marmo di Carrara, scolpita da Max Di Gioia col supporto della omonima associazione culturale, a partire dalla seconda metà di aprile prossimo, quando saranno consegnate da un’azienda di Andria le lavorazioni lapidee.
Lo ha dichiarato l’architetta Lidia T. Sivo, diverse settimane fa, nel corso della conferenza di presentazione del progetto definitivo che differisce da quello originario e per collocazione e e per dimensioni.
Ad accogliere la statua, infatti, non piazza Matteotti ma il primo tappeto verde in piazza Dante, ad angolo tra via Isabella Griffi e il primo viale interno, quello che conduce alla “Fontana dei cavalli”. Lo spazio è stato individuato dall’Amministrazione, dall’Associazione Culturale Talos e dalle Aree 8 e 5 degli Uffici comunali, tenendo conto delle prescrizioni della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Bari. Il gruppo statuario (scultura e piedistallo) non potrà superare i quattro metri di altezza, per cui il piedistallo, originariamente alto 3,30 metri, sarà ridotto in proporzione alle dimensioni della statua – alta tre metri – e tenendo conto della pendenza del sito. «È previsto un incasso di 20 cm all’interno dello stesso piedistallo per garantire maggiore stabilità» spiega Sivo. Il diametro del piedistallo misurerà sempre 1.30 metri, mentre il rivellino sarà ridotto a 50 centimetri; invariati il fregio, che riproduce l’ulivo, e il capitello in stile dorico, nonché la sottostruttura in cemento armato funzionali alla stabilità della scultura che pesa otto tonnellate (il masso originario ne pesava 13). Su indicazione della Soprintendenza, durante i lavori di scavo, della profondità di circa 25 centimetri, sarà presente l’archeologa Alessia Amato. Invariate nella forma le sedute che circondano la statua, con le volute che riproducono le anse del celeberrimo cratere attico di Talos, custodito attualmente nel Grottone di Palazzo Jatta, in attesa della riapertura del Museo a maggio. Il diametro dell’area occupata dal complesso sarà pari a 7,70 metri (originariamente di 13), mentre la pavimentazione sarà drenante.
Ma se ci sono state variazioni tecniche – il diniego della Soprintendenza a installare la statua in piazza Matteotti era stato annunciato nel corso del primo incontro pubblico di presentazione del “Talos di marmo” a giugno -, immutati sono l’entusiasmo di tutti i protagonisti, come è emerso nel corso della conferenza. A iniziare da Antonio Stasi, presidente dell’associazione Talos, da sempre estimatore delle opere artistiche di Di Gioia. Stasi ha ricordato quando, a gennaio 2019, si recarono a Massa Carrara per acquistare, grazie al finanziamento di Giuseppe Nino Mazzone, un blocco di marmo durissimo di 13 tonnellate. Il 13 febbraio dello stesso anno Di Gioia costruisce un atelier in campagna e, dopo profonde riflessioni, a gennaio 2020, con scalpello e mazzuolo, affronta il blocco. Sopraggiunge la pandemia Covid, Di Gioia si trasferisce nello studio e, tra esaltazione e momenti di sconforto, nella solitudine scolpisce Talos. Una statua che fa commuovere Stasi, i componenti dell’associazione nonché tutti i finanziatori del progetto, in gran parte provenienti dal mondo dell’imprenditoria locale.
Una statua che, come sottolinea il professor Alberto D’Atanasio, intervenuto in collegamento, è simbolo delle radici della comunità ruvese che, attorno alla stessa, si riunisce. D’altronde piazza Dante è un luogo vivo, frequentato da famiglie e da chi vuole godere del verde, come sottolinea l’assessora alle Politiche di comunità Monica Filograno la quale dichiara di aver affinato la propria capacità di accoglimento e di ascolto, grazie a questo progetto di comunità per la comunità. Si attende, quindi, il momento dell’allestimento – sempre a cura dell’associazione Talos – del complesso statuario e che quanto prima la statua «scolpita con gli occhi sia visibile a tutti» come auspica l’autore che, d’intesa con l’Associazione, ha voluto donarla alla città.