Via Strignatoia © Ilaria Tedone
Il passato e il presente

Via Strignatoia, l’anima commerciale della Ruvo del ‘700

Angelo Tedone, cultore di storia e lingua locali, offre ai lettori un saggio dedicato alla vivacità dei commerci e dell'artigianato che, secoli fa, animava una zona del centro antico e propone la riqualificazione della stessa
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Con “Via Strignatoia, l’anima commerciale della Ruvo del ‘700”, Angelo Tedone, cultore di storia e lingua locali,  offre ai lettori un saggio dedicato alla vivacità dei commerci e dell’artigianato che, secoli fa, animava una zona del centro antico e propone la riqualificazione della stessa.

«Mulini, forno, trappeto, crivellari, figuli sono toponimi che indicano strade e vicoli che si aprono in maggior parte lungo via Strignatoia (attuale san Carlo) ritenuta la principale arteria dove si svolgevano le attività produttive della Ruvo del 1700, distintasi come una città laboriosa nonostante il dominio dei Locati abruzzesi e dei Carafa che si protrasse fino al 1806.

Ruvo era cinta da possenti mura da una delle quali, Porta Nona (Noè), partiva la cosiddetta “strada maggiore” (vie Veneto e De Gasperi) che la collegava a porta Castello deviando poco dopo verso via Strignatoia con spazi occupati anche da lamioni con trappeti e forni di proprietà dei Carafa. Questa zona produttiva era quindi abitata da molinari, fornai, frantoiani, figuli che abitavano nei piani superiori ai magazzini e a laboratori siti entro le mura dalle quali erano separati tramite i buccettoli ovvero spazi larghi che consentivano l’allevamento dei buoi (donde il nome) nei quali trovavano posto anche orti e cocevole.

I buccettoli di Ruvo percorrevano l’itinerario delle antiche mura partendo da porta del Buccettolo (via Schiavi) e percorrendo le vie Vuccolo (via Boccuzzi), Cattedrale,  Forno,  Strignatoia, strada maggiore, Giornatella, Madonna per ricollegarsi infine con via Schiavi. Un itinerario fortificato ricco di torri (campanile Cattedrale, via Parini) e portelle (via Rosario, via Mulini, arco Ferrari).

Col passare degli anni, questi spazi, in maggior parte orti e giardini, furono utilizzati per la costruzione di “case palaziate” da parte di famiglie possidenti come attestato da epigrafi e stemmi apposti sulle facciate. Pur di assicurare la salubrità dell’aria nella cinta muraria, le fornaci furono allocate fuori dalle mura nei pressi dell’attuale largo Le Croci come testimoniano le vie Fornaci e dei Figuli.

Il “libero mercato” dei prodotti ruvesi fu avviato nei primi anni del 1800, quando le mura erano state già abbattute, maggiormente, riguardante il commercio di stoviglie in creta e di crivelli o vagli (lǝ farnorǝ). Erano prodotti ricercati anche per le loro decorazioni incise. Così scriveva Lorenzo Giustiniani visitando Ruvo nel suo “Dizionario ragionato del Regno di Napoli” nel 1804 “…sono rimarchevoli due arti: una cioè quella di forare i crivelli ed è privativa di tale paese, l’altra delle fabbriche di creta che raccolgono dallo stesso lor territorio ed è assai profittevole per quella popolazione. L’olio viene poi venduto a metro e a salma; ogni 18 metri  formano una salma di 204 rotoli”.

Una riqualificazione di tale zona permetterebbe tra l’altro una riappropriazione della città attraverso vicende per lo più sconosciute e che i ruvesi certamente vorranno conoscere.

sabato 27 Aprile 2024

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amenduni francesco
amenduni francesco
11 giorni fa

come ha potuto una città così industriosa, laboriosa, attiva, pulita, coscienziosa, sapiente, potente e possidente, ridursi alla catacomba, al mortorio, all’ossario di oggi? in quelle strade che fino a pochi lustri addietro erano pulsanti di vita e pulite come una sala operatoria, dove si veniva intossicati dai vapori di candeggina che esalavano dalle basole abbacinanti, oggi deiezioni canine, umane, ornitiche. porte chiuse, locali sbarrati, scorribande di minori e minorati in bici elettriche o altri veicoli, loschi figuri.

Ciccio Kim
Ciccio Kim
11 giorni fa

È il progresso, bellezza. Aspettiamo con ansia che inventino la macchina del tempo.

Anonimo ruvese
Anonimo ruvese
11 giorni fa

Non è il progresso belli miei.E’ l’inefficienza di questa amministrazione che ci comanda.Sempre pronta a fare l’ostello mai finito, sempre pronta ad aumentare il numero dei cessi pubblici ma poi a livello del commercio e del turismo tutto dorme ed al massimo promuovono concerti di marce funebri tanto per movimentare le cose.Carissimo Angelo Tedone bravo per quanto scrive sul centro storico ma per cortesia faccia gentilmente pervenire a questa amministrazione comunale che lei ben conosce il suo scritto con la speranza che sindaco o assessori vari non la prendono a male.Saluti a tutti.