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Domenico Tambone parla della mostra "Ruvo e il Giovedì Santo"
Verso la Settimana Santa

“Ruvo e il Giovedì Santo”, tra storia e ricordi la mostra degli Otto Santi

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Sino al 9 aprile, è possibile visitare la mostra allestita dalla Confraternita Opera Pia San Rocco. Ex voto, fotografie d'epoca, abiti, spartiti e preziosi reperti narrano la storia della centenaria processione notturna
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«[…] Sciènne duolce la carièzze de la nuotte/e sfioraisce le Sande e ci vè suotte/salene da la tièrre re prèghire de le crestione: “Criste mèie, perduneme, damme na mone”».

Una notte, un centro antico, fiori di luce che rischiarano i volti degli Otto Santi e sfiorano i portatori, i confratelli dell’Opera Pia San Rocco e le associate e tutti gli altri ruvesi che, al passaggio della processione, levano preghiere, invocano grazie e protezione o perdono. In questi versi da “La nuotte de l-Utte Sande” del compianto poeta vernacolare Pietro Stragapede sono custoditi il senso religioso e la devozione dei ruvesi nella notte del Giovedì Santo quando, dalla piccola chiesa di San Rocco, si snoda la processione del gruppo statuario di “Cristo portato al Sepolcro”, chiamato tradizionalmente “Gli Otto Santi”.

E la pietas della Notte degli Otto Santi, la Notte più cara ai ruvesi, si respira nella mostra “Ruvo e il Giovedì Santo”, allestita a cura della Confraternita Opera Pia San Rocco, a pochi passi dalla chiesetta e in un luogo caro ai ruvesi come l’ex cartolibreria “da Paoluccio”, in piazza Matteotti. In pochi metri quadrati si assiste alla narrazione plastica e per immagini di una storia antica e moderna. Dinanzi a un crocefisso confraternale del Seicento, sono deposti i portafiori di terracotta artisticamente lavorati degli anni Venti. Alle pareti ex voto, fotografie, artistiche e amatoriali, che spaziano dagli anni Trenta agli anni Duemila: primi piani di contadini in abiti confraternali, dal viso segnato dal sole e dalle grandi mani disegnate dalla terra; piccoli confratelli e Madonne; foto panoramiche o scattate con il drone. Foto che raccontano le trasformazioni di un gruppo statuario che, nel 2020, ha compiuto 100 anni, un anniversario importante le cui celebrazioni sono state fermate dalla pandemia Covid.  In una foto degli anni Trenta, in particolare, Maria Maddalena ha una parrucca di capelli veri e il lenzuolo su cui è adagiato Cristo è in vero lino.

Accanto alle mozzette che vanno dal porpora al cremisi, spiccano il blu della divisa di un piccolo musicista di banda, l’ottone appannato di un trombone, il bruno segnato dal tempo di una troccola, il bianco e nero della fotografia di un giovanissimo Maestro Simone Salvatorelli e l’avorio di uno spartito della “Deposizione” del Maestro Basilio Giandonato.

«Le notizie frammentarie ricavate dall’archivio storico confraternale – spiega Domenico Tambone, segretario della Confraternita e curatore della mostra – non consentono una ricostruzione esatta dell’arrivo del simulacro a Ruvo di Puglia, commissionato nel 1919 dalla Confraternita al maestro cartapestaio leccese, Raffaele Caretta». Caretta si ispirò a un quadro del pittore Antonio Ciseri, una copia della quale è esposto nella vetrina principale dell’ex cartolibreria con la riproduzione della corona di spine, le tenaglie e i dadi con cui i soldati romani si divisero le vesti di Cristo.

«Secondo notizie tramandate oralmente – spiega ancora Tambone – , il gruppo statuario era composto da un numero inferiore di personaggi, realizzati manichini rivestiti, mentre teste e arti erano in cartapesta». E proprio questi ultimi particolari sono «il fulcro di tutta la mostra» prosegue Tambone, indicandoli. In seguito, come si deduce da un verbale custodito nell’archivio storico della Confraternita, nel 1920, sotto la presidenza del Priore Giovanni Testini,  si decise di completare l’opera aumentando il numero di personaggi e sostituire i manichini con statue interamente realizzate in cartapesta. «Le statue erano sette, ma poi si decise di aggiungere Maria di Màgdala che, probabilmente perché Caretta non ricordava le dimensioni delle altre statue, era più piccola rispetto alle altre. Ma si ricorse a un artificio che fu quello di collocare la Maddalena su un rialzo che, in fase del primo restauro delle statue, tra ottobre 2001 e marzo 2002 (i successivi furono tra aprile 2013 e febbraio 2014), si scoprì era stato creato poggiando gli strati di cartapesta su una cassetta di frutta».

In un angolo, sono esposte poi le prime tre foto classificate nel primo concorso fotografico indetto dalla Confraternita, “Il Giovedì Santo a Ruvo di Puglia – Gli Otto Santi”. La foto vincitrice è di Orazio Lovino ed è riprodotta sul manifesto dedicato alla processione degli Otto Santi; al secondo posto c’è la foto di Francesco Di Giorgio; terzo posto per una “notturna” di Cleto Bucci.

«Tengo a ringraziare – conclude Tambone – tutti coloro che hanno contribuito ad allestire la mostra. Innanzitutto la famiglia Rubini che ha prestato l’immobile. Poi i confratelli Giuseppe Altamura, Giuseppe Ficco, Biagio Catalano, Giuseppe Carlucci, Tommaso Altamura e il professor Simone Salvatorelli. Ringrazio il priore Cosimo Damiano Caldarola; il primo e secondo assistente Giuseppe Di Puppo e Berardino Tambone; l’assistente ecclesiastico don Nicolantonio Brattoli, aziende e Comune di Ruvo di Puglia».

La mostra è visitabile ogni giorno, sino a domenica 9 aprile, dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 21.

giovedì 30 Marzo 2023

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