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La dirigente Colaprice: «Valorizziamo ogni alunno. Ma abbiamo bisogno di spazi più ampi»

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
scuola con bandiere
Il plesso "San Giovanni Bosco" dell'omonimo circolo didattico © RuvoLive.it
Gabriella Colaprice, dirigente scolastica del II circolo didattico "San Giovanni Bosco", punta sulla diminuzione del gap culturale tra gli alunni e auspica quanto prima un ritorno alla "Bartolo Di Terlizzi"
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«La diversità è un valore che rende unici e, nella scuola, deve essere al centro di un piano didattico che miri a formare concretamente gli studenti. In fondo, noi tutti siamo diversi l’uno dall’altro; non siamo allineati». È molto decisa quando afferma questo Gabriella Colaprice, dirigente scolastica del II circolo didattico “San Giovanni Bosco” che comprende tre scuole primarie (la San Giovanni Bosco, la Biagia Marniti e la Bartolo Di Terlizzi ) e tre scuole d’infanzia (la Walt Disney, la Andersen e la Rubini). Ad affiancarla un corpo docente nutrito, con 37 insegnanti di sostegno, personale Ata («insufficiente, dovrebbe essere incrementato»): insieme «lavorano in sintonia, creando un amalgama perfetto».

«Venire a scuola – prosegue Colaprice, che incontriamo nel suo ufficio, a scuola – per un bambino e bambina significa acquisire conoscenze, fare percorsi di crescita, attraverso metodi e strumenti idonei a questo. E se un bambino ha bisogno di un sostegno in più, di maggiore tempo per l’apprendimento…bene, la scuola deve essere pronta a rispondere a queste esigenze con strategie che assicurino il successo formativo di tutti i bambini, soprattutto in questa fascia di età».

Ma quali sfide sono state affrontate al rientro?«Il rientro è stato innanzitutto gioioso perché volevamo tornare a studiare in presenza – spiega Colaprice -. Ma la didattica a distanza ha fatto emergere ulteriormente la povertà educativa in cui vivono alcuni studenti». Per Colaprice il digital divide ha inciso sulla preparazione di chi vive in condizioni socio-economiche difficili. Tuttavia, nell’ottica di un approccio pedagogico e didattico concreto,  ha deciso di far ripartire subito, per i ragazzi delle quinte e delle quarte, i Pon di consolidamento delle competenze in italiano, matematica e inglese.

E i risultati alla San Giovanni Bosco sono lusinghieri. Con questo approccio, infatti, i bambini «sono più sicuri di sé, acquisiscono maggiore autostima, diventando autonomi nello studio. Se non li aiutassimo perderebbero fiducia in sé stessi e nell’istituzione scuola con il possibile rischio di dispersione scolastica».

In Italia, infatti, come sottolineato nel dossier “Alla ricerca del tempo perduto” di Save the Children sulla base di dati Istat, “nel 2021 il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione si è attestato al 12,7%, ancora lontano dal traguardo fissato dal Consiglio dell’Ue nel 2021 del 9% entro il 2030. Su questo fronte solo Spagna e Romania fanno peggio di noi in Europa”. La soluzione per contrastare tale fenomeno, come emerge dal rapporto, sarebbe l’aumento delle ore di lezione e l’ampliamento degli spazi.

E proprio gli spazi sono tra i punti di debolezza segnalati da Colaprice. Nella scuola delle competenze, i soli banchi per la lezione frontale non sono sufficienti. Perché i bambini acquisiscano il “sapere agito”,  perché siano in grado di applicare le competenze in concreto, di analizzare criticamente le situazioni per agire di conseguenza, hanno bisogno di sperimentare in spazi di apprendimento che siano innovativi.  E proprio nello stesso rapporto di Save the Children si sottolinea come “le risorse aggiuntive di spesa corrente, unitamente a quelle previste nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovrebbero essere impiegate prioritariamente per aumentare la qualità dell’offerta scolastica. Investire in modo adeguato le risorse, sia in termini strutturali, con riferimento a mensa e tempo pieno, che a spazi, materiali e infrastrutture adeguati all’apprendimento, favorendo infine una didattica inclusiva e partecipativa, specialmente per le scuole che si trovano in territori particolarmente difficili, dove il disagio sociale ed economico è più forte”.

Per questo, Colaprice auspica quanto prima di tornare nel plesso “Bartolo Di Terlizzi”, in via Madonna delle Grazie (chiuso per lavori di ristrutturazione, ndr).  «È  la nostra identità con i suoi ambienti e laboratori. L’Ufficio tecnico ci assicura che avverrà presto e io aggiungo che attualmente, in via Massari, dove sono stati trasferiti i ragazzi della Di Terlizzi, si studia in ambienti dignitosi. Non posso lamentarmi». L’ora di educazione fisica, invece, viene svolta in una palestra del plesso Cotugno, messa a disposizione della dirigente scolastica Rachele De Palma.

Problemi di spazi angusti anche per la Rubini, in via Cairoli. Ampia fuori, con grandi giardini, e piccola all’interno. «Abbiamo ottenuto il finanziamento per un Pon Fesr con cui acquisiremo giochi didattici interattivi – commenta la Dirigente -, insomma, sta arrivando il sogno della scuola, ma non abbiamo spazi adeguati: per questo c’è il progetto di costruire una bella aula affinché si possa realizzare la scuola del presente e del futuro».

Per quanto riguarda i lavori del plesso di corso Antonio Jatta, è stata consegnata a settembre la seconda parte del cantiere di miglioramento sismico: la prossima estate, il progetto verrà completato con la ristrutturazione dell’ultimo piano e dell’area esterna. Uno “spacchettamento dei lavori” necessario per Colaprice. «So che non è bellissimo per la ditta, ma se non potevamo rischiare che questo plesso fosse chiuso. Noi siamo scuola e bisogna rispettare il mondo della scuola. Anche perché i bambini la rispettano solo se anche gli adulti sono i primi a farlo».

Infine, uno degli appuntamenti nell’agenda di Colaprice, come di tutti i dirigenti scolastici, è la rendicontazione sociale del proprio operato e dei risultati conseguiti  alle istituzioni, famiglie, associazioni culturali, ai portatori di interesse che gravitano intorno al mondo della scuola. Tra le azioni di cui è orgogliosa c’è l’attivazione di un supporto psicologico ai genitori affinché abbiano consapevolezza del delicato ruolo di educatori. «Perché noi adulti dobbiamo capire il ruolo dell’educazione. Ed educare è impegnativo» conclude.

lunedì 12 Dicembre 2022

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