Il docufilm

Presentato al Festival del Cinema Europeo di Lecce “Iazz Bann”. Livio Minafra: «Buona la prima!»

Livio Minafra con musicisti della Banda "Rocco Quarta" di Monteroni © Raffaele Puce
Il docufilm, dedicato ai jazzisti pugliesi e ruvesi, in particolare, è stato ideato dallo stesso Minafra e girato e montato da Salvatore Magrone e Lorenzo Zitoli. L'opera è stata presentata ieri, al Multisala Massimo
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Livio Minafra con Salvatore Magrone (alla sua destra) e Lorenzo Zitoli, primo da sinistra
Livio Minafra con Salvatore Magrone (alla sua destra) e Lorenzo Zitoli, primo da sinistra

«Buona la prima!». Così il polistrumentista Livio Minafra dopo la proiezione di ieri, al Multisala Massimo, del docufilm “Iazz Bann – Storie dimenticate di jazzisti”, in concorso alla 23esima edizione del Festival del Cinema europeo a Lecce, dal 12 al 19 novembre.

Il docufilm è iscritto nella sezione “Cinema e Realtà”, dedicata ai documentari italiani in anteprima regionale per dare visibilità a temi sociali e culturali di rilievo, proponendosi anche un’occasione di riflessione e di approfondimento su argomenti ed eventi della realtà contemporanea e del territorio. I film iscritti in questa sezione sono candidati alla Menzione speciale “Cinecittà News” per il miglior film della stessa sezione, scelto dalla giuria composta dalla redazione di CinecittàNews.

Il docufilm, concepito nel 2017 durante il lavoro di ricerca condotto dallo stesso Minafra sulla tradizione jazzistica del Sud Italia e confluito in “Lost Tapes”, raccolta di cd dedicata ai musicisti ruvesi e non solo, è stato girato e montato dai registi Salvatore Magrone e Lorenzo Zitoli.

«La Scuola di Musica Comunale di Ruvo di Puglia – spiega Minafra – era attiva già da fine ‘800 . Intere generazioni, soprattutto i ragazzi più poveri, hanno imparato, gratuitamente, a suonare e conoscere gli estratti d’opera lirica (riarrangiati per Banda ed eseguiti in Cassa Armonica). Oltre a Francesco Porto, è sotto la direzione dei fratelli ruvesi Amenduni che la Scuola raggiunge il suo splendore, dagli anni ‘20 agli anni ‘60.

Nell’ immediato dopoguerra – prosegue Minafra -, complice l’entusiasmo della liberazione anche da parte degli americani, alcuni musicisti della Banda vengono decisamente attratti dal jazz. Famosa per i suoi fiati (clarinetti, sassofoni, trombe, etc), la cittadina sforna così una classe di sassofonisti jazz e non solo che farà parlare di sé in tutta Italia e oltre. Da Enzo Lorusso che collaborò con Perez Prado , Fred Bongusto e il Festival di Sanremo a Filippo Pellicani (sassofonista di Bruno Giannini), da Sandrino Dirella che collaborò con Rabagliati e Nicola Arigliano, a Nunzio Jurilli in tournée fino in Giappone, fino a Santino Tedone, sax alto dell’ Orchestra Rai di Roma dagli anni ’50 agli anni ‘80 . Fino a Pino Minafra, trombettista jazzista di fama internazionale, nativo di Ruvo di Puglia, anch’egli figlio della Banda, generazione successiva ai nomi summenzionati, che per la prima volta mette nel jazz elementi di musica colta, banda e circo, rompendo con l’ossequio americano, direzionandosi verso un jazz al contempo nostrano e avanguardista».

lunedì 14 Novembre 2022

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