La storia

Livio Minafra: « “Il talento di Ruvo” fa rivivere la nostra storia e fa recuperare le nostre radici»

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
«Nunzio, Pipuccio, Menghino e gli altri li considero di famiglia, "mie creature ritornate alla luce" e che tutti possono riascoltare. In questo modo si recupera la propria storia più antica»
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Ruvo anni Cinquanta. Un bambino dal viso di cherubino, in una giacca un po’ grande e coi pantaloncini, cammina per mano con la sua mamma per le vie del centro antico. Nell’altra mano porta una custodia.  Vi sono riposti un clarinetto, i propri sogni, il proprio talento. Un talento riconosciuto dal maestro Alessandro Amenduni che, sorridente, apre loro le porte della celebre Scuola comunale di musica di Ruvo di Puglia, dove si sono formate generazioni di musicisti classici e jazz. Attualmente è situata in piazzetta Turati.

Una piccola grande storia narrata, in flashback e bianco e nero, nel docufilm “Il talento di Ruvo”, da un’idea del polistrumentista Livio Minafra, per la regia di Salvatore Magrone e Lorenzo Zitoli. A interpretare il piccolo musicista è Simone Durante, la mamma è l’attrice Patrizia Labianca mentre è il tenore Giovanni Mazzone a  dare il volto al Maestro Alessandro Amenduni che, dal 1948 e fino al 1970, diresse la Scuola di musica situtata nell’antica “piazza del pesce”, piazzetta Le Monache. Nella Scuola comunale, che quest’anno celebra i 150 anni della sua istituzione, non esistevano differenze di censo e di cultura: era frequentata da coloro che erano stati baciati dal genius loci di Ruvo di Puglia, la musica. E molti di loro, nel docufilm, hanno dato voce ai propri ricordi, anche coloriti, sulla  propria esperienza nelle aule dove risuonavano le voci dei Maestri Alessandro Amenduni e Basilio Giandonato, direttore dai primi anni Settanta sino agli anni Ottanta. Prima di loro i Maestri Francesco Porto e Antonio Amenduni. Nel docufilm converge il certosino quanto appassionato lavoro di ricerca che Minafra ha svolto, dal 2017, cercando  e trovando «aghi nei pagliai», preziosissime tracce audio e video che fanno rivivere i Maestri e i loro allievi. Questi ultimi, di formazione classica, sono divenuti jazzisti anche grazie all’influenza dei soldati americani che portarono, oltre la liberazione dal nazifascismo, i V-disc, i Victory disk, i dischi della vittoria a cui diedero il loro contributo Louis Armstrong, Glenn Miller, Billie Holiday e altri grandi nomi. Un lavoro di ricerca che ha “restituito” la vita a quei musicisti ruvesi su cui si era posata la patina del tempo «che tutto pialla – dice Minafra- e questo a me non va bene». Un lavoro di ricerca confluito in “Lost Tapes”, collezione di cd dedicata agli esponenti del jazz – soprattutto sassofonisti – di Ruvo di Puglia e non solo nell’ambito dell’onnicomprensivo progetto “Iazz Bann – Storie dimenticate di jazzisti che girarono il mondo”. Il progetto altro non è che il seme germogliato grazie alle storie di Franco Chiarulli, gommista e allievo della scuola comunale di musica che ha rivelato a Minafra «una miniera d’oro» che arricchisce il proprio spirito e fa recuperare le proprie radici. Il docufilm – con un cameo del giovane sassofonista Vincenzo Di Gioia – fa rivivere nei ricordi e nelle parole commosse di familiari, amici e allievi le figure di Enzo Lorusso, che ha collaborato con Perez Prado, Fred Bongusto e ha partecipato al Festival di Sanremo; Filippo Pellicani, chiamato affettuosamente “Pipuccio”, sassofonista di Bruno Giannini;  Santino Dirella, che ha lavorato con Rabagliati e Nicola Arigliano; Nunzio Jurilli in tournée fino in Giappone, Franco “Celluz” Sette e Santino Tedone, sax alto dell’Orchestra Rai di Roma dagli anni '50 agli ’80. Ricordata anche la verve di Menghino Saulle che, con Pipuccio Pellicani ed Enzo Lorusso, suonò nella Big Band del Maestro Mimì Laganara.

Un commosso ricordo viene anche da uno dei registi, Salvatore Magrone, nipote di Nunzio Jurilli. «Emozione indescrivibile quella di ascoltare i racconti su mio zio. In particolare ricordo il compianto Tommaso Torchetti, barbiere e impresario, scomparso qualche settimana fa, che aveva gli stessi occhi del ventenne che andava ai concerti al Petruzzelli. Con questo documentario, abbiamo voluto lanciare un seme nel mondo, perché un mondo senza musica sarebbe un non mondo». Non meno emozionato il collega e musicista Lorenzo Zitoli che confida: «Sono cinque anni e più di trenta ore di girato, tra raccolta di testimonianze e interviste a musicisti che ci hanno catapultati nelle storie dagli anni Venti agli anni Ottanta. Nella storia di uno di loro – bambino – abbiamo racchiuso la vita di tutti».  Storie di musicisti legati alla propria terra anche per il tramite del cibo: durante le tournèe, alcuni di loro, come ricordato dal maestro Peppe Vessicchio, amavano comprare bustoni di verdura, il più possibile evocativi dei prodotti murgiani. Intanto «tra archeologismo e misticismo», prosegue la ricerca di Minafra sul passato e presente della musica di Ruvo di Puglia. È in fase di ultimazione un progetto sul Maestro Vincenzo Ciliberti: un lavoro che si aggiungerà agli altri figli di elezione di Minafra, come ama chiamarli, «perché Nunzio, Pipuccio, Menghino e gli altri li considero di famiglia, “mie creature ritornate alla luce” e che tutti possono riascoltare in cd, su Youtube o Spotify. In questo modo entrano nella vita di tutti per far sì che recuperino la storia più antica: per questo è necessario che ritornino a vivere» conclude il polistrumentista che considera un dovere rendere civicamente attiva la memoria sul nostro patrimonio musicale e artistico. Una memoria da custodire anche per le generazioni future.

venerdì 8 Aprile 2022

(modifica il 17 Maggio 2022, 16:02)

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