L'approfondimento

Il dirigente Giuseppe Quatela: «Il problema più grosso della Bovio? Gli spazi»

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
La scuola primaria "Giovanni Bovio" © RuvoLive.it
Tra le criticità oltre l'esiguità degli spazi nello storico edificio in largo Di Vagno, lo stato dei giardini delle scuole di infanzia e il rischio di discontinuità nel percorso educativo degli studenti diversamente abili
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A quasi un mese di distanza dal primo trillo di campanella, facciamo un focus sulle scuole di Ruvo di Puglia, in particolare sulle criticità, vecchie e nuove, da affrontare.

L’esiguità degli spazi è una di queste: ben lo sa Giuseppe Quatela, dirigente del I circolo didattico “Giovanni Bovio”, che comprende lo storico edificio in largo Di Vagno che accoglie la scuola primaria e i tre plessi della scuola d’infanzia – Collodi, Barile e Cantatore.

«Gli spazi alla Bovio sono il problema più grande – ci racconta Quatela -. Per la conformazione dell’edificio,  non  c’è la possibilità di abbattere muri, di poter modificare gli ambienti e quindi, anche se vogliamo intraprendere determinati percorsi didattici,  come creare laboratori linguistici, scientifici  incontriamo difficoltà. In questo momento in cui da parte dello Stato c’è la possibilità di investire, grazie al Pnrr, sarebbe bello poter essere più liberi di fare determinate scelte, invece siamo fortemente condizionati dagli spazi».

«Abbiamo chiesto all’Amministrazione comunale se fosse possibile costruire un piano o un’ala, sfruttando il cortile per rendere più agevole il tempo pieno nella primaria. In questo senso, da parte dell’Amministrazione c’è la volontà di poter adibire a mensa spazi esterni dato che, attualmente, sarebbero stati intercettati finanziamenti: speriamo di poter realizzare questo anche per garantire un’offerta più completa, in base alle esigenze dell’utenza».

La riqualificazione dei giardini dei tre plessi della scuola d’infanzia è un’altra esigenza didattica. «Sono stati stanziati fondi per riqualificare giardini a uso didattico, ma il Ministero ha escluso – non si comprende il motivo – quelli delle scuole di infanzia. Ecco, ci vorrebbe uno sforzo congiunto di scuola e Amministrazione per rendere quegli spazi, circondati da una bella recinzione, più vivibili per i piccoli, soprattutto nella bella stagione».

Una nota dolente che, per Quatela, riguarda tutta la scuola italiana, è il rischio di discontinuità del percorso educativo degli studenti diversamente abili, con disturbi specifici di apprendimento (Dsa) o con bisogni educativi speciali (Bes) a causa dell’assegnazione annuale delle supplenze in deroga che, di fatto, comporta un continuo ricambio che si riflette sulla didattica. Un problema denunciato anche dall’Associazione nazionale insegnanti e formatori. «Il problema – secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che chi governa la scuola non ha saputo porre i giusti rimedi. Basti ricordare che sempre rispetto agli ultimi 15 anni il tetto agli organici di sostegno è rimasto invariato: dunque, sono quasi raddoppiate le iscrizioni di alunni con disabilità e per coprirle lo Stato ha aggiunto solamente posti in deroga: ha messo a disposizione delle scuole del personale precario da pagare dieci mesi l’anno e su quelle cattedre impossibile da stabilizzare. E questo non avviene nemmeno sempre, perché spesso si continuano a negare ore o cattedre di sostegno in deroga. Il risultato è che agli alunni diversamente abili raddoppiati, in Italia se va bene si continua a rispondere solamente con docenti precari. Quando si parla di inclusione a scuola e di sostegno – conclude Pacifico – è bene sapere come stanno le cose».

Quatela, poi, aggiunge: «A volte dovendo portare avanti anche il piano di miglioramento, soprattutto a beneficio delle fasce più deboli, incontriamo difficoltà perché anche se viene assegnato organico aggiuntivo, con questo organico poi devi coprire situazioni di assenza dei docenti. In teoria si dice che le scuole sono autonome nel perseguimento dei propri obiettivi ma in concreto, sotto organico, è difficile realizzarli e allora ci affidiamo al buon senso, alla flessibilità, elaboriamo strategie ma…sono coperte corte».

Un’altra sfida è data dal caro energia. Il decreto del Ministero della Transizione ecologica ha stabilito che nelle fascia climatica D, in cui è compresa Ruvo di Puglia, l’accensione dei termosifoni, a una temperatura di massimo 19° con tolleranza +2, avvenga l’8 novembre e lo spegnimento il 7 aprile 2023. Le riduzioni non si applicano in alcuni luoghi, tra cui asili nido e materne. «Seguiremo le indicazioni e cercheremo di trovare anche qui soluzioni di buon senso, svolgendo, eventualmente, attività anche a distanza».

Non ci sono problemi, invece, sul fronte della connettività. «Noi siamo partiti con largo anticipo in questo campo – conclude Quatela -. Abbiamo anche investito fondi nostri: tutto nell’ottica di migliorare ulteriormente la didattica».

lunedì 10 Ottobre 2022

(modifica il 11 Ottobre 2022, 11:15)

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antonio cantatore
antonio cantatore
1 anno fa

https://ruvolive.it/2022/10/08/riscaldamento-e-risparmio-arriva-il-decreto-del-mite-i-nuovi-limiti-date-e-orari-a-ruvo-di-puglia/non si riferisce. agli ambienti pubblici scuola ed istruzione. il dirigente deve cmq approfondire il decreto ….