Ruvo Città d'Arte

La strada verso casa degli antichi tesori di Ruvo: presentato il Civico Museo Archeologico

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
persone sedute in piazza
"Fare Museo", l'assessora Monica Filograno introduce l'incontro pubblico © RuvoLive.it
Sarà ospitato al primo piano dell'ex Convento dei Domenicani, i cui lavori di riqualificazione dovrebbero terminare entro quest'anno. Il progetto è stato presentato nell'ambito dell'incontro pubblico "Fare Museo!"
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Era il 30 agosto del 2019 quando negli uffici della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, il sindaco Pasquale Chieco e il soprintendente Luigi La Rocca sottoscrivevano una convenzione per allestire a Ruvo di Puglia una mostra permanente dei reperti archeologici rinvenuti nel territorio ruvese, risalenti al periodo compreso tra il V e III secolo a.C. e conservati da sempre – quindi mai esposti – nei depositi dell’ex convento di S. Antonio, sede della Soprintendenza di Taranto e a Bari nel Centro Operativo per l’Archeologia di Palazzo Simi. L’accordo scaturì dal lavoro condotto dall’assessora alla Cultura Monica Filograno che, dopo il ritrovamento di sepolture peucete in un cantiere privato in via Alberto Mario, a marzo dello stesso anno, chiese a Marisa Corrente, funzionaria della Soprintendenza, se ci fosse la possibilità di conservare nella stessa Ruvo di Puglia, archeologicamente fertile, i reperti che vengono alla luce. La risposta fu: «Attrezzare uno spazio adeguato a custodirli». E il posto c’era: il primo piano inutilizzato dell’ex Convento dei Domenicani che, di lì a poco, sarebbe stato oggetto di ristrutturazione con i fondi della Città Metropolitana di Bari nell’ambito dell’avviso pubblico sulla costruzione di una rete di attrattori culturali. Una storia ricordata dall’assessora alle Politiche di Comunità, Monica Filograno, nell’ambito dell’incontro pubblico “Fare museo! L’ex Convento dei Domenicani fra arte e archeologia”, organizzato da lei stessa, lo scorso mercoledì, in piazza Menotti Garibaldi.

I lavori di restauro procedono fluidamente – se non si considera lo stop forzato dovuto alla fase più dura della pandemia Covid – tanto che si ipotizza una riapertura del complesso a dicembre di questo anno.

Ad annunciarla Salvatore Caputi Jambrenghi, direttore dei lavori incaricato dal Comune di Ruvo di Puglia. Il più grande degli ex conventi di Ruvo di Puglia, spiega Caputi Jambrenghi, a partire dal 1810, quando furono soppressi gli ordini monastici, diventò caserma e poi teatro: infine fu adattato per accogliere tre scuole. Negli anni Novanta, il Comune decise di istituire, nell’ex convento, la Pinacoteca comunale di Arte Contemporanea, intitolandola a Domenico Cantatore le cui opere furono concesse in comodato d’uso per esporle in quella sede. Dopo aver attivato le procedure per il finanziamento, i lavori di restauro furono affidati all’architetto Nicola Cantatore, nipote del Maestro. Furono previsti tre lotti di lavori. Il restauro attuale ricalca il progetto di venti anni che prevede l’ingresso principale da via Valle Noè, già accesso agli ex uffici del Parco nazionale dell’Alta Murgia; diventerà secondario l’ingresso da via Madonna delle Grazie. Il cortile di via valle Noè garantirà la sicurezza ai gruppi di visitatori, tra cui i diversamente abili,  che vi sosteranno. Una volta entrati, alla sinistra c’è un bar, alla destra un book shop, biglietteria, deposito di borse. Attraverso una rampa si accederà al chiostro e al piano terra che accoglierà sempre la Pinacoteca comunale di Arte contemporanea. Al primo piano, destinato ad accogliere il Nuovo Museo Archeologico, si accederà tramite uno scalone monumentale o un ascensore. L’accesso di Levante, tra il convento e la scuola Bartolo di Terlizzi diventerà carrabile in modo tale da garantire l’ingresso dei  mezzi che trasporteranno i reperti rinvenuti a Ruvo e che saranno depositati in stanze blindate adibite anche ad aree di lavoro e di studio. Saranno create tre aree didattiche e la ex zona uffici del Pnam accoglierà la Direzione del Museo. Naturalmente, aggiunge Caputi Jambrenghi, sono stati adeguati gli impianti antincendio e di videosorveglianza.

Per Azzurra Sylos Labini della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Bari l’istituzione di un Museo archeologico nell’ex Convento dei Domenicani è un chiaro esempio di conservazione integrata. Il patrimonio architettonico (l’ex Convento) è perfettamente integrato nella società ruvese, essendo stato sempre un contenitore vivo, che ha accolto eventi culturali. Inoltre, l’ex convento, accogliendo il Museo, garantisce la manutenzione e la conservazione dei reperti “in situ”, nello stesso luogo in cui sono rinvenuti.

Claudia Lucchese, direttrice del Museo Jatta, punta sulla sinergia tra il Museo Archeologico nazionale (i cui lavori di ristrutturazione termineranno a maggio 2023, ndr) che racconta la Ruvo archeologica dell’Ottocento, e il Nuovo Museo civico che racconterà la Ruvo antica dei rinvenimenti moderni. In questo modo si comporrà un percorso ravvicinato – tra l’altro anche fisicamente dal momento che piazza Bovio e via Valle Noè sono contigue – che condurrà il visitatore a conoscere la storia, l’arte e lo spirito della città. Questo anche grazie alla collaborazione con il settore privato: il Museo Jatta ha stretto un accordo con la famiglia Jatta per l’apertura del Grottone di Palazzo Jatta che entrerà nel circuito di fruizione dell’offerta culturale.

Dello stesso avviso è Sante Levante del Teatro Pubblico Pugliese nel cui circuito si sta valutando di inserire Ruvo di Puglia, come annuncia l’assessora Filograno. Uno degli obiettivi di Teatro Pubblico Pugliese è la valorizzazione degli attrattori culturali e il festival Trentadate è un esempio: il tour di spettacoli teatrali e concerti tocca i Musei e i Parchi archeologici del Ministero della Cultura. Tra questi c’è proprio il Museo Jatta.

Tocca all’archeologa Alessia Amato dell’équipe di professionisti coinvolti nella riqualificazione dell’ex Convento dei Domenicani fare una narrazione, tecnica ed emotiva, dei tesori che confluiranno nel Nuovo Museo Archeologico. Amato loda l’impostazione dello strumento normativo che consente una ricerca costante che le ha consentito di mappare il territorio, attribuendo dei gradienti di rilevanza archeologica ad alcune zone della città. Per Amato è giusto che i reperti ritornino a Ruvo di Puglia. Il patrimonio archeologico, spiega ricordando la Convenzione di Faro, deve essere valorizzato per trasmetterlo alle future generazioni affinché possano conoscere la propria identità. Si scavano uomini, non cose, sottolineando che dalla terra emergono testimonianze di vita vissuta tra gioia, dolori, sogni, speranze.  Su un pannello scorrono le immagini dei rinvenimenti: si parte dal “pieduccio a zampa di fiera”, registrato con atto di immissione n. 298 del 1916, acquistato da Michele Caldarola a una lucerna facente parte di un corredo funerario ritovato in via Ostieri nel 1909. Seguono ceramiche panatenaiche, armature e decorazioni in bronzo; infine, un alabastron, alto 15 cm, su cui è dipinta una figura femminile policroma: la piccola ampolla fu ritrovata in una tomba, nel 1949. Dagli anni Cinquanta agli anni Settanta si registra un vuoto, spiega Amato, dovuto all’incapacità di conservare quanto rinvenuto. Dagli anni Ottanta in poi, in concomitanza con l’espansione urbana, aumentano le scoperte e anche la consapevolezza dei cittadini di interagire con la Soprintendenza nella custodia dei reperti. In Località Campanale, nel 2001, ci fu un rinvenimento e i proprietari del fondo allertarono gli organi preposti. Amato prosegue con le scoperte fino ai rinvenimenti col georadar di quattro sepolture nell’area  compresa tra via Cairoli e via Scarlatti e la tomba rinvenuta in via Alberto Mario.

Per il sindaco Pasquale Chieco, il Nuovo Museo Archeologico non sarà solo un Museo – e intanto gli piace l’idea della creazione di un distretto archeologico ruvese -, ma «sarà anche un’occasione di esperienza, una possibilità di studio e di conoscenza. Fare Museo certo, ma anche fare la storia, la storia mai raccontata di una comunità, la nostra, dalle sue radici più antiche alle vicende più recenti; la storia di una civiltà antica sepolta dal tempo e di un popolo sensibile che ha avuto e ha cura del suo passato e fiero si prepara a mostrarlo a tutti». Chieco ringrazia l’assessora Filograno per la felice intuizione, l’équipe di professionisti e gli Uffici comunali, tra cui l’Area 8, perché tutto scaturisce dall’«avere la visione lunga e chiara di una Città d’Arte, più attraente, dove le nuove generazioni possano trovare un senso, un legame forte, un’ispirazione».

venerdì 22 Luglio 2022

(modifica il 18 Febbraio 2023, 13:20)

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