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Alessandro Pellegrini: «Il 1° Maggio ricorda che dobbiamo batterci per i diritti di tutti»

La Redazione
​Il coordinatore della Camera del Lavoro Cgil-Ruvo di Puglia parla della tradizione di assistere all'alba della Festa dei Lavoratori e del significato della ricorrenza​
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Alessandro Pellegrini, coordinatore della Camera del Lavoro – Cgil di Ruvo di Ruvo di Puglia, fa delle riflessioni sul 1° Maggio, Giornata Internazionale dei Lavoratori, alla luce dell’operato dei suoi predecessori e delle incertezze nel mondo del lavoro, prima, durante e dopo il Covid-19.

«Il Primo Maggio, a Ruvo di Pugila si attende all’alba il sole dell’avvenire: una storica tradizione, unica in Italia, organizzata e curata nei particolari dai Coordinatori della camera del Lavoro – Cgil che si sono succeduti nel tempo: Carlo Paparella, Luigi Ribatti, Giovanni Fracchiolla, Nicola Cantatore, Antonio Ferrieri, Biagio Fracchiolla.

A tutti loro va il mio più sincero ringraziamento e sento tutto il peso e l’onore di portare avanti questa tradizione. Quest’anno, anche se in un clima diverso rispetto alle scorse edizioni a causa della pandemia da coronavirus, sarò da solo senza i braccianti, senza i lavoratori e farò un video per tutti coloro che non vogliono perdersi questo momento bellissimo. Il sole dell’avvenire ci dà la speranza di una nuova era di riscatto e progresso per tutti i Lavoratori, per quelli che il lavoro lo hanno perso e per quelli che lo stanno cercando.

Il momento nel quale il bordo del disco solare compare sopra l’orizzonte è un momento di speranza per la pace e la libertà, di uguaglianza e di giustizia sociale, anticorpi per superare un sistema ormai non più sostenibile da consegnare alle generazioni nuove.

Tra i miei amici, conoscenti, iscritti al Sindacato si fa strada l’idea che non abbia più senso la Festa del Lavoro perché quest’ultimo è frammentato, povero, instabile e molte volte senza tutele.

Non è così: il Primo Maggio ricorda a tutti noi che dobbiamo batterci affinché la Costituzione sia attuata senza compromessi anche per quanto attiene il diritto al lavoro e i diritti del lavoro. L’Italia è una Repubblica democratica perché è fondata sul lavoro.

Questa è una giornata che ha un grande significato e una storia che affonda le proprie radici nel passato: il 1° maggio come Ffesta dei lavoratori nasce con l’intento di ricordare il sacrificio di tanti lavoratori, l’impegno dei movimenti sindacali e gli obiettivi sociali ed economici raggiunti grazie a dure battaglie.

Ogni Primo Maggio è un messaggio che va cercato, scoperto e decifrato nelle pieghe del nostro presente, nelle sue contraddizioni, nei suoi dolori e nelle sue speranze. Il primo segnale della ripresa dovrà essere la capacità di generare lavoro per i giovani. Perché se un Paese li lascia inattivi, perde l’energia più potente. Dopo anni molto duri, stiamo cercando di ripartire, e dobbiamo essere coscienti che il primo indicatore che ci dirà se è arrivata veramente l’alba di un nuovo giorno sarà la capacità di tornare a generare lavoro buono e dignitoso per tutti, prima di tutto per i giovani.

“Quando un Paese non riesce a occupare i giovani, che sono sempre la sua parte migliore e più creativa, produce due danni molto gravi: perde l’energia più potente che possiede e priva il suo presente migliore e il suo futuro della possibilità di fiorire”, dice Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.

Solo con una stretta e leale collaborazione di tutti i lavoratori del braccio e del pensiero, senza pregiudizio di partito, potremo riuscire a ottenere veri e proficui risultati, perché soltanto un’azione collettiva può affrontare il conflitto tra capitale e lavoro e difendere i diritti dei lavoratori».

giovedì 30 Aprile 2020

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biagio anselmi
biagio anselmi
3 anni fa

speriamo che questa sia l'alba di un giorno nuovo, la luce alla fine del tunnel.