La nota

Crisi di governo, Rifondazione Comunista: «Non ci uniamo agli orfani di Mario Draghi»

gazebo di Rifondazione comunista su Corso Cavour
Gazebo di Rifondazione Comunista contro la politica Nato e l'austerity di Mario Draghi © Rifondazione Comunista Ruvo di Puglia
La sezione ruvese del Partito di Rifondazione Comunista spiega perché sarebbe opportuna la caduta del Governo Draghi colpevole, secondo la stessa, di aver aumentato la disparità tra Nord e Sud e di sostenere la Nato
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Se il sindaco Pasquale Chieco è tra i firmatari della lettera con cui oltre 1.000 Sindaci chiedono a Mario Draghi di proseguire nel suo governo, di diversa opinione sono gli esponenti della sezione ruvese del Partito di Rifondazione Comunista.

«Nella giornata di domani – si legge in una nota della sezione – Mario Draghi scioglierà la riserva in merito alla prosecuzione del suo governo. In questi giorni si stanno moltiplicando gli appelli affinché la sua esperienza di governo continui.

Nelle ultime ore, l’appello firmato da oltre mille sindaci – compreso il nostro – sta trovando spazio tra gli organi di stampa, come prova di un supporto trasversale verso l’azione del governo Draghi.

Ferma restando la lealtà che ci contraddistingue verso la Giunta Comunale e le forze del centrosinistra ruvese, come circolo del Partito della Rifondazione Comunista vorremmo esprimere alcune considerazioni utili a chi legge, al di là della fanfara mediatica degli ultimi giorni:

1) innanzitutto il metodo: nessuno sta impedendo al governo Draghi di proseguire la sua attività, la maggioranza in Parlamento sarebbe possibile anche senza l’appoggio del M5S. In secondo luogo, l’esaltazione acritica di Mario Draghi non tiene conto del pessimo stato di salute della nostra democrazia parlamentare, con le Aule costrette a subire più volte al mese decreti-legge e voti di fiducia, con la complicità dei partiti della maggioranza di governo. In terzo luogo, i nove punti proposti dal Movimento 5 Stelle ci sembrano assai ragionevoli, a partire dall’introduzione del salario minimo per ridare dignità ai lavoratori e alle lavoratrici di un Paese dove i salari non crescono da oltre 30 anni, nonostante l’inflazione spaventosa che stiamo vivendo.
2) Cosa significa sostenere il governo Draghi in un Paese del Sud Italia? Il governo Draghi negli ultimi mesi ha dato nuovo impulso al progetto di autonomia differenziata attraverso il disegno di legge preparato dalla ministra Gelmini (Forza Italia), che punta a creare un sistema differenziato per ogni Regione dei vari servizi e competenze, comprese scuola e trasporti, basandosi sul criterio della spesa storica delle Regioni, una aberrazione che ha consentito la sottrazione di risorse e di diritti a danno dei territori del Sud, prefigurando un sistema di staterelli in lotta fra loro per l’accaparramento di poteri e disponibilità finanziarie. L’ennesima dimostrazione che le difficoltà mostrate nel periodo pandemico dai sistemi sanitari regionali non hanno insegnato nulla.
3) Il mantra che ci sta accompagnando nelle ultime ore è il solito che puntualmente si presenta ad ogni crisi di governo: avanti con Draghi, altrimenti arriva la Meloni. Insomma, gridare “al lupo, al lupo” mentre al “lupo” si è aperta la porta e si è imbandita la tavola. Appare normale e responsabile governare con la Lega e Forza Italia (partiti di opposizione nel nostro Comune), tra i principali sostenitori dell’autonomia differenziata e della lotta contro il reddito di cittadinanza e il salario minimo, mentre appaiono populiste le pretese del Movimento 5 Stelle.

Sorvoliamo sulla guerra e sulla politica filo-NATO del governo, nonostante il nuovo regime di sacrifici innescato dal conflitto e a cui sono condannati milioni di lavoratori e lavoratrici (mentre crescono i fatturati dei detentori dei monopoli del fossile in Europa).

Crediamo che nel preteso senso di responsabilità non si possa affogare ogni volta la politica, con i suoi valori e le diverse culture, a favore del primato dei tecnocrati e dei migliori. Servirebbe un colpo di reni, la creazione di uno spazio nuovo che possa consentire a politiche realmente progressiste di affermarsi. Non la gestione dell’esistente, ma una risposta concreta ai bisogni di milioni di cittadini le cui ragioni non trovano lo stesso spazio di una lettera firmata da mille sindaci».

martedì 19 Luglio 2022

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