Esametri latini dettati nel 1824 da Giovanni Jatta
scolpiti sul portone dell’antica
casa municipale di via Rosario
HOSPES ME GRAECI QUONDAM TENUERE COLONI
ANTIQUAS INTER NON CERTE IGNOBILIS URBES
DIVES AGRIS FORTISQUE FUI, SOLLERTER ET ARTES
EXCOLUI QUOD SCULPTA PROBANT, ET PICTA DECORE
VASA SEPULCRETIS QUAE CONDIT TERRA VETUSTIS
OPTIMA CUNCTA MIHI, CIVES CAELUMQUE, SOLUMQUE
LAC, FRUCTUS, SEGETES, MELFRAGANS, GRATAQUE VINA
AEGROTOS SANO, VALIDORUM CORPORA FIRMO
SISTE RUBIS GRESSUM SI VIS BENE DUCERE VITAM
Ospite, un tempo mi occuparono i coloni greci
non certamente ignobile fra le antiche città
fui ricca di campi e forte: con solerzia coltivai
le arti, il che provano le figure a rilievo e quelle dipinte
decorano i vasi nascosti sotterra negli antichi sepolcri.
Tutte le mie case sono ottime, i cittadini, il clima,
il latte, le frutta, le biade, il fragrante miele ed i graditi vini.
Sano i malati e rendo più robusti i corpi sani
Soffermati in cammino a Ruvo se vuoi condurre una buona vita.
Questi esametri sostituirono il seguente distico sovrastante la vicina Porta Noè o Nona (voce latina che indicava la vicinanza del pantano). Fu abbattuta dagli spagnoli e riedificata nel 1516.
Quondam magna fuittotumurbis celebrata per orbem; si modo non eadem splendida fama patet
Una volta fui grande città celebrata per tutto il mondo; se non è più la stessa rifulge la splendida fama
“La novella casa comunale fu costruita colla maggiore solidità ed eleganza. Benché non molto ampia è uno dei più belli edifici di Ruvo e ben si può dire che nel suo periodo presenta un’idea della magnificenza romana. Negli esametri dettati cercai di rilevare senza ampollosità e magniloquenza i vari pregi della nostra città ed i prodotti del suo vasto e fertile territorio che niuno certamente potrebbe contraddirle”(Giovanni Jatta).
Queste citazioni sono inserite nel breve saggio “La nobiltà di Ruvo e la cultura dell’accoglienza descritte in una epigrafe” che Angelo Tedone, cultore di lingua e storia locali nonché direttore responsabile de “il rubastino”, periodico edito dalla Pro Loco di Ruvo, vuole condividere con i nostri lettori.
«Basta fermarsi nei pressi delle vecchie mura di cinta aragonesi – scrive Tedone – laddove si apriva Porta Noè e alzare di poco lo sguardo sul portale dell’antica Casa municipale (oggi banca sita nell’adiacente via Rosario), fatta riedificare da Giovanni Jatta nel 1824, per scorgere una epigrafe composta da nove esametri latini che può essere definita un vero giornale che illustra le vicende culturali ed economiche dell’antico popolo rubastino.
Trattasi di versi dettati dallo stesso Jatta che dovevano sostituire quelli incisi su Porta Noè riedificata nel 1516:
Quondam magna fuit totum urbs celebrata per urbem; si modo non eadem splendida fama patet (una volta fui grande città celebrata per tutto il mondo; se non è più la stessa rifulge la splendida fama)
Giovanni Jatta chiama “Ospite” quanti giungevano a Ruvo anticipando loro vicende storiche, natura ed economia di un popolo laborioso concludendo con un caloroso invito a restare in città “per condurre una buona vita’”. Continuava quindi quel rito dell’accoglienza già profuso sin dalle epoche più remote allorquando giungevano “ospiti” dalle coste dirimpettaie (attuale Grecia) per diffondere una cultura diversa che ben si amalgamò con quelle degli indigeni.
Via Rosario con i resti delle mura che comprende un torrione e il palazzo Jatta con la lapide rientra nel progetto di decoro urbano messo in atto dall’Amministrazione comunale. Detta via sarà ripavimentata, chiusa al traffico e dotata di panchine tanto da trasformarsi in un’autentica “sala di accoglienza”, laddove gli “ospiti” avranno la possibilità di riflettere sul valore ancora attuale di quei nove esametri latini coadiuvati anche dall’apposizione di un leggio con la relativa traduzione italiana».