Fatna Dakir © Cinzia Cantatore Photography
L'intervista

Fatna Dakir: «Cerco di essere una voce attiva per chi non può far sentire la propria»

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Fatna Dakir, 24 anni, nata a Corato, di Ruvo e «fieramente di origini marocchine» come ci dice in questa intervista che spazia dai suoi obiettivi personali e professionali alla politica e alla religione
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Determinata, ambiziosa, con un profondo senso della giustizia e l’obiettivo di migliorare il mondo. Lei è Fatna Dakir, 24 anni, nata a Corato, di Ruvo e «fieramente di origini marocchine» come ci dice in questa intervista che spazia dai suoi obiettivi personali e professionali alla politica e alla religione.

Studentessa di scienze e tecnologie agrarie, attualmente lavora all’Istituto agronomico mediterraneo: è un tecnico fitosanitario che monitora gli insetti vettori della Xylella fastidiosa. Presidente uscente del GiovanIdee forum di Ruvo di Puglia, nonché vicesegretaria del circolo locale del Partito democratico: «Sin da giovanissima ho sempre avuto un forte interesse per la politica locale, nazionale e internazionale».

Quando nasce la sua passione per la politica?

«La mia passione per la politica è una parte essenziale di chi sono e di ciò che credo, e questa visione è fortemente influenzata dal pensiero di Antonio Gramsci. Trovo una profonda gratificazione nel cercare di creare un impatto positivo sulla società e nelle comunità attraverso il coinvolgimento attivo nel dibattito politico e nell’attivismo. Gramsci stesso affermava: “Odio gli indifferenti”, esprimendo così il suo disprezzo per coloro che, di fronte alle ingiustizie e alle oppressioni della società, rimangono passivi e indifferenti anziché impegnarsi attivamente per il cambiamento.

Mi muove il desiderio di affrontare le ingiustizie sociali, promuovere l’uguaglianza e migliorare le condizioni di vita delle persone che mi circondano. Sono profondamente motivata dalla difesa dei diritti umani, civili e delle minoranze, e vedo la politica come uno strumento cruciale per combattere le discriminazioni, le ingiustizie e le violazioni dei diritti fondamentali. Ogni giorno, cerco di essere un’attiva voce per coloro che potrebbero non avere accesso ai mezzi per far sentire la propria.

Il mio interesse per le questioni pubbliche è alimentato dalla curiosità e dal desiderio di comprendere meglio i meccanismi del governo, le politiche pubbliche e i processi decisionali che influenzano la società. Trovo affascinante esplorare le complesse dinamiche della politica e contribuire alla ricerca di soluzioni a sfide complesse.

La politica rappresenta per me una sfida intellettuale ed emotiva, ma anche un’opportunità di coinvolgimento attivo nella vita pubblica. Mi impegno a essere parte integrante dei dibattiti, delle campagne e dei processi decisionali che plasmano il destino della nostra società. La mia passione per la politica è un motore che mi spinge costantemente a cercare modi per fare una differenza positiva nel mondo che mi circonda, seguendo l’invito di Gramsci a non essere indifferenti di fronte alle ingiustizie e alle oppressioni».

Come è, secondo lei, il rapporto tra giovani e politica, a livello locale e in generale?

«Il rapporto tra i giovani e la politica in Italia è un tema complesso e variegato, influenzato da una serie di fattori socioculturali, economici e politici. La mancanza di opportunità di partecipazione attiva e di spazi dedicati al confronto e al coinvolgimento dei giovani può contribuire alla perpetuazione di una cultura politica apatica e disimpegnata.

Tuttavia, nonostante queste sfide, vi è anche un crescente numero di giovani italiani che si impegnano attivamente nella politica a livello locale, cercando di promuovere il cambiamento e di incidere sulle questioni che più li riguardano. Attraverso iniziative come associazioni giovanili, gruppi di volontariato e progetti comunitari, i giovani possono trovare modi per dare voce alle proprie preoccupazioni e contribuire alla costruzione di comunità più inclusive e partecipative.

D’altro canto, mi rincuora vedere che nonostante le difficoltà, ci sia comunque una partecipazione attiva da parte dei giovani nella politica a livello locale. È incoraggiante constatare che molti giovani si impegnano e cercano di fare la loro parte nonostante le sfide e le limitazioni che possono incontrare lungo il cammino. Questo dimostra una volontà genuina di essere coinvolti e di contribuire al cambiamento positivo nella propria comunità. La loro determinazione e il loro impegno sono una fonte di ispirazione e un segnale positivo per il futuro dell’ambiente politico locale.

Il rapporto tra i giovani e la politica a livello locale è ambiguo. Se da un lato ci sono spazi di partecipazione e di coinvolgimento, dall’altro non sono ancora sufficienti per soddisfare pienamente le esigenze e le aspirazioni dei giovani. Sebbene siano presenti opportunità di partecipazione, è evidente che c’è ancora molto lavoro da fare per garantire che i giovani abbiano una voce significativa nelle decisioni che riguardano le loro comunità. È importante continuare a promuovere e a creare nuove opportunità di coinvolgimento per i giovani, affinché possano contribuire attivamente alla vita politica e sociale locale, contribuendo così a costruire comunità più inclusive e rappresentative delle diverse prospettive e esperienze giovanili».

Il 10 aprile è stato Eid al-Fitr, la festa che conclude il Ramadan. A Pioltello è stata chiusa la scuola Iqbal Masih per venire incontro alle esigenze degli studenti di fede musulmana (circa un terzo degli iscritti); nell’azienda metalmeccanica Cms di Marano, nel Modenese, il 12 aprile si terrà una colazione interculturale a base di tè e biscotti, e a Ruvo, come lo scorso anno, è stata organizzata la festa nel Centro Linea Comune. Piccoli grandi gesti che danno concretezza all’inclusione nonché all’armonia tra diverse fedi. Cosa ne pensa?

«Penso che questi gesti siano estremamente significativi e rappresentino un importante passo avanti verso l’inclusione e l’armonia tra diverse comunità e fedi religiose. La decisione della scuola Iqbal Masih di Pioltello di chiudere per permettere agli studenti musulmani di celebrare Eid al-Fitr dimostra un rispetto profondo per le pratiche religiose e culturali dei propri studenti, promuovendo un ambiente scolastico inclusivo e rispettoso della diversità. Analogamente, l’iniziativa dell’azienda metalmeccanica Cms di Marano di organizzare una colazione interculturale per celebrare Eid al-Fitr è un gesto di apertura e accoglienza verso i dipendenti di fede musulmana, promuovendo la comprensione reciproca e la coesione all’interno del luogo di lavoro.

La festa organizzata nel Centro Linea Comune a Ruvo è un altro esempio di come la comunità locale possa promuovere l’inclusione e l’armonia tra diverse fedi religiose, offrendo uno spazio di incontro e di celebrazione per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa.

Questi piccoli grandi gesti non solo dimostrano un rispetto per le diverse tradizioni e pratiche religiose, ma anche promuovono un senso di appartenenza e di comunità tra tutti i membri della società. Sono esempi tangibili di come sia possibile costruire ponti di comprensione e solidarietà attraverso la condivisione e il rispetto reciproco delle differenze. In un mondo sempre più globalizzato e multiculturalista, è fondamentale promuovere la diversità e l’inclusione come valori fondamentali della nostra società. Gestire le differenze culturali e religiose con rispetto e sensibilità è essenziale per costruire una società più coesa e armoniosa per tutti i suoi membri».

Lei come ha vissuto il Ramadan e come trascorrerà il giorno di Eid al-Fitr?

«Ho trascorso bene il Ramadan e non vedevo l’ora di celebrare il giorno di Eid al-Fitr. Il Ramadan è stato un periodo di riflessione, gratitudine e spiritualità, e sono riconoscente per le esperienze che ho vissuto durante questo mese sacro. Ho guardato con gioia all’opportunità di festeggiare Eid al-Fitr insieme alla mia famiglia, una giornata piena di gioia, pace e benedizioni per tutti noi».

Quali altri legami ha con la terra dei suoi cari?

«Il legame affettivo per la terra natia dei miei genitori marocchini è una parte essenziale della mia identità e della mia storia familiare. Crescendo in una famiglia che ha mantenuto vive le tradizioni, la lingua e la cultura del Marocco, ho sviluppato un profondo attaccamento a questa terra ricca di storia e di bellezza. Ogni volta che torno in Marocco per visitare i parenti e riconnettermi con le mie radici, provo una sensazione di appartenenza e di familiarità che mi riempie il cuore. La terra natia dei miei genitori non è solo un luogo geografico, ma è un concentrato di ricordi, di storie di famiglia e di tradizioni che mi legano indissolubilmente al mio passato.

Mi sento grata per la ricca eredità culturale che i miei genitori mi hanno trasmesso e cerco sempre di onorare e preservare questa eredità nelle mie esperienze quotidiane. La cucina marocchina, la musica, le festività e persino la lingua sono elementi che porto con me ovunque vada, come un legame tangibile con la terra natia dei miei genitori.

La dicotomia tra la cultura marocchina e quella italiana rappresenta per me un affascinante intreccio di identità e di esperienze. Crescendo in una famiglia con radici marocchine ma vivendo in Italia, ho imparato a navigare tra due mondi culturali distinti, ognuno con le proprie tradizioni, valori e prospettive uniche.

La cultura marocchina mi ha insegnato il valore della famiglia, della comunità e della generosità. Ho imparato a celebrare le festività marocchine, ad apprezzare la cucina tradizionale ricca di sapori e spezie, e a rispettare le tradizioni religiose e culturali che caratterizzano il Marocco. Inoltre, ho sviluppato un profondo senso di appartenenza alla terra natia dei miei genitori, con un’ammirazione per la sua storia millenaria, la sua arte e la sua musica.

Tuttavia, nonostante le differenze, ho trovato che ci sono anche molti punti di contatto e di connessione tra le due culture. Entrambe valorizzano la famiglia, la convivialità e il rispetto per gli anziani. Entrambe hanno una forte tradizione di ospitalità e di accoglienza verso gli ospiti. Ed entrambe offrono una ricca gamma di espressioni artistiche e culturali che arricchiscono il tessuto della vita quotidiana».

Quali sono i suoi obiettivi e i suoi sogni?

«Ritengo di essere una persona ambiziosa. Uno dei miei primi obiettivi è completare il mio percorso di studi con successo. Riguardo al mio coinvolgimento politico, desidero avere ruoli che mi consentano di mettere in pratica le mie idee e sogni di inclusività ed uguaglianza. Spero di poter contribuire alla creazione di un ambiente più inclusivo e giusto, dove tutti possano avere pari opportunità e diritti.

A livello professionale, insieme ad un team stiamo affrontando il problema della Xylella fastidiosa e la protezione delle colture. Il nostro obiettivo è trovare soluzioni innovative e sostenibili per contrastare questa malattia che minaccia gravemente l’agricoltura e l’ambiente.

Attraverso la ricerca, l’analisi dei dati e la sperimentazione sul campo, lavoriamo duramente per sviluppare metodi efficaci di prevenzione e gestione della Xylella, garantendo al contempo la sicurezza e la sostenibilità delle pratiche agricole. Sono entusiasta di contribuire a questa importante sfida e di fare la mia parte per proteggere le colture e preservare il nostro ambiente agricolo».

venerdì 12 Aprile 2024

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