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Angela Faniello e Frankino
L'intervista

Vita libera d’artista, Angela Faniello si racconta: «Attraverso l’arte denuncio le contraddizioni del nostro tempo»

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Angela Faniello è un'artista ruvese poliedrica: disegnatrice, burattinaia, mimo, attrice di teatro, scenografa
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Essere artisti vuol dire: non calcolare e contare;
maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senz’apprensione che l’estate non possa venire. Ché l’estate viene.

Così Rainer Maria Rilke nelle “Lettere a un giovane poeta”. Le parole dello scrittore austriaco ben descrivono l’essenza di Angela Faniello, eclettica artista ruvese. Una vita attraversata dal vento della libertà, tra ostacoli e  incomprensioni, contraddizioni del nostro tempo: tutto per amore della sua arte.

Chi è Angela Faniello?

«Sono una persona con una forte indole creativa, unita alla passione smisurata per tutte le forme d’arte ed una straordinaria manualità che aiuta ed alimenta di continuo la voglia di mettermi in gioco con i desideri e le idee che mi frullano in testa continuamente e l’arte fa parte da sempre della mia vita. È come scrivere per lo scrittore, parlare per un oratore. «L’Arte è la mia espressione naturale».

Disegnatrice, scenografa, burattinaia, artista di strada. Un percorso poliedrico il suo.

«Mi sono diplomata nel 1997 presso l’Istituto Statale d’Arte di Corato, oggi chiamato “Federico II Stupor Mundi”, in Maestra dell’arte applicata alla ceramica e ho subito iniziato a tracciare un percorso di lavoro per l’auto reddito come decorare piatti di ceramica con icone sacre oppure realizzando manufatti personalizzati per parenti e amici, bassorilievi che mi richiedevano i piccoli artigiani del paese oppure vetrine e insegne come quella della libreria Agorà.

Ho ricoperto il ruolo di disegnatrice tecnica presso lo studio di un ingegnere di Ruvo dove ho avuto la capacità di ideare in pochi mesi progetti funzionali che ancora sono visibili. Purtroppo il lavoro artistico veniva quasi sempre mal retribuito e accusato di non lavoro dai familiari e non solo e questo mi ha portato a rinunciare alle mie passioni e ad accettare il lavoro di tagliatrice di pelle in un’azienda . Qui, guardando le tonnellate di scarti di lavorazione che in quel periodo venivano bruciate mettendo nell’aria sostanze altamente nocive e tossiche, un idea nuova mi balza in testa partendo dal cuore, realizzare con quelli scarti pezzi unici di bigiotteria, complementi d’arredo e accessori che poi vendevo nelle prime fiere di artigianato autonomo del periodo. Un attività artigianale e creativa che tutt’oggi porto avanti.

Nel 2002 stanca della mancanza d’interesse che cmq caratterizzavano queste tipo di attività di riciclo, per niente viste come un lavoro aggiuntivo ma tutto il contrario , ho lasciato la mia terra e sono partita per la Francia.

Qui ho iniziato a vivere l’esperienza diretta di Artista di Strada, imparando dai maestri che incontravo strada facendo, l’arte di musicante , la scultura della sabbia di dimensioni straordinarie e il mimo. Amavo tanto quello che facevo, finalmente ero libera nonostante la difficoltà del vivere e lavorare per strada, finalmente venivo riconosciuta come artista non solo dal passante comune, anche dai rappresentanti istituzionali dei territori che attraversavo e fu proprio questo a convincermi a ritornare; se fuori potevo realizzare il mio sogno semplice di vivere con quello che sapevo fare e soprattutto Amavo fare, perché no nel mio Paese?

Al mio ritorno ho cominciato a frequentare il Teatro, i laboratori e le tecniche di recitazione, di acrobatica aerea, di conoscenza del clown, di costruzione di marionette, di training attoriale, di scenografia e di tecnico di palcoscenico, di pari passo ho iniziato a realizzare oggetti di scena per gli spettacoli e a realizzare scenografie di quest’ultimi per produzioni Crest, Kismet, Senza Piume, Teatro Minimo oltre che nei villaggi turistici di Puglia e Basilicata e Calabria.

Nel 2010 dopo aver frequentato la Scuola di Giovani Burattinai e aver imparato le tecniche di costruzione e messa in scena da maestri italiani e stranieri come Natale Panaro, Alberto Zoina, Catin Nardì, Enrico Spinelli, Abderrahim El Hadiri, Sokol Mytequari e il nostro Paolo Commentale, ho formato assieme ad altri colleghi l’associazione “A Sud di Macondo” con cui abbiamo iniziato a lavorare come burattinai e a condurre i primi laboratori creativi nelle scuole, nei centri di aggregamento, nelle librerie, nei teatri come pure in strada, in quel periodo grazie alla richiesta diretta da parte di una scrittrice barese è nato il mio primo spettacolo interamente autocostruito di teatro di figura.

Nel 2013 comincio a lavorare autonomamente con il nome di RicreAzione e nello stesso anno formo il collettivo Sangue di Rapa grazie all’incontro con Elisa Manzari con cui nasce un nuovo spettacolo dedicato ad un pubblico più vasto.

Nel 2016 comincio ad usare una nuova tecnica di animazione i burattini corporali , grazie all’attore e mimo Renato Curci , allievo a sua volta di Hugo Suarez che è l’ ideatore di questa tecnica assieme alla moglie Ines Pasic, che mi coinvolge come burattinaia per le repliche dei suoi spettacoli. Anche io piano piano, comincio a strutturare un mio spettacolo di teatro visuale dal titolo ” MANIfesta” che fa parte del mio repertorio formato negli anni e composto da 16 spettacoli tra cui teatro di figura, teatro di burattini, teatro visuale e letture animate».

Qual è il filo rosso che lega queste arti?

«Il filo rosso che lega queste arti credo siano due, la voglia di Esprimersi e di comunicare delle urgenze che urlano da dentro, come salvare questo pianeta e noi stessi. Per questo nella realizzazione di qualunque occupazione, il riciclo e il riuso dei materiali è sempre stato il punto di partenza e quindi il secondo filo rosso».

È specializzata anche nella creazione di pupazzi in gommapiuma: come Frankino, per esempio, uno dei protagonisti de “Il fuoco di Culincenere” che lancia un messaggio forte attraverso l’omonimo spettacolo teatrale.

«Frankino, un personaggio de ” il fuoco di culincenere” è in scena insieme ad attrici in carne e ossa e altre in gommapiuma Frankino è un diversamente abile, è il personaggio che ha bisogno delle cure di Culincenere, la Cenerentola della fiaba classica. Si perché il nostro ” il fuoco di Culincenere” prende spunto dalla fiaba di Cenerentola e ce ne serviamo per parlare in chiave fiabesca di alcune problematiche attuali del mondo del lavoro, come lo sfruttamento del lavoro di cura, o l assurdità di alcune proposte lavorative che lo stato di bisogno costringe ad accettare».

Quali sono i punti di forza e le criticità nella sua vita di artista?

«Punti forti della mia vita d’Artista sono sicuramente la libertà di essere me stessa, la libertà di esprimere emozioni, la libertà di fare tutto quello che mi fa stare bene. La vita è una sola ed è pure troppo breve. Le criticità molteplici, questo tipo di lavoro è precario più di tutti, il fattore meteorologico è un problema costante ancor più in questi tempi. Il dover ricoprire più ruoli contemporaneamente lavorando da autonoma per vendere uno spettacolo. Il dover affrontare la strada con tutti i suoi pericoli anch’essi cresciuti smisuratamente in questi tempi, il dover continuamente scendere a compromessi economici per assicurarsi il lavoro, il non avere un luogo fisico dedicato alle diverse discipline e ultimo ma non meno importante l’essere mamma con tutte le sue responsabilità che cadono esclusivamente ancora a noi. Poi il non essere quasi mai supportata dalla famiglia è qualcosa a cui sono abituata e per cui lotto da sempre».

Ci sono progetti nel cassetto?

«Progetti nel cassetto ce ne sono tanti, quelli che arrivano e quelli che con il tempo ho accumulato ma che poi realizzo, un esempio è stato imparare la tecnica della serigrafia per poi stampare le tante illustrazioni che sono un altra mia passione, poi continuare a studiare e a costruire tecniche differenti per le mie rappresentazioni teatrali. Ma i progetti che mi frullano in testa sono tantissimi e alcuni preferisco non anticiparli visto che in passato stati copiati . Per questo il mio progetto sicuro è quello di continuare a seguire la mia strada, di mantenere l’onestà intellettuale e integrità morale, qualità importanti per il mio modo di essere. Poi continuare a portare la mia arte nei luoghi pubblici, così da renderli ancora luoghi d’incontro tra le persone e non di scontro, di far vivere a tutti emozioni , di meravigliarsi per il bello a prescindere dal ceto sociale e culturale di provenienza».

mercoledì 10 Aprile 2024

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