Il ricercatore Martino Alfredo Cappelluti (il secondo da destra) con gli altri ricercatori dell'équipe del professor Angelo Lombardo al San Raffaele Telethon Institute for Gene Therapy (Tiget) di Milano
L'intervista

Contro il colesterolo alto ecco la scoperta del ricercatore ruvese Martino Cappelluti

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Al San Raffaele Telethon Institute for Gene Therapy (Tiget) di Milano, l'équipe di ricercatori, di cui fa parte Cappelluti, coordinata dal prof. Angelo Lombardo, ha posto le basi per sviluppare strategie terapeutiche
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Silenziata, attraverso l’epigenetica, l’attività di un gene difettoso che altera l’equilibrio del colesterolo nel sangue senza modificare il Dna: è il risultato di una ricerca su topi condotta da un gruppo di ricercatori italiani al San Raffaele Telethon Institute for Gene Therapy (Tiget) di Milano e descritta sulla prestigiosa rivista scientifica Nature.

Dell’équipe di ricercatori fa parte il giovane ruvese Martino Alfredo Cappelluti. 35 anni e studi superiori al Liceo scientifico-tecnologico, a Molfetta. «Ricordo i miei insegnanti di discipline scientifiche e matematiche durante questo percorso – racconta, e della loro passione per atomi, integrali e DNA. È grazie a loro se oggi sono un ricercatore, e mi piacerebbe poterli ringraziare per avermi ispirato».

«Durante questo periodo – prosegue – ho cambiato più volte i miei piani per il futuro, oscillando tra l’astrofisica e la chimica industriale. Mi sono poi trasferito a Pisa per studiare Biologia e Biotecnologie, e poi a Milano, dove ho completato il dottorato di ricerca al San Raffaele. Attualmente lavoro presso l’Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) di Milano.

Ci parli del suo percorso professionale e, quindi, delle ricerche condotte e dei relativi risultati.

«Come anticipato, attualmente lavoro allo SR-Tiget come post-doc nel gruppo diretto dal prof. Angelo Lombardo. Insieme ai miei colleghi, ci occupiamo dell’editing epigenetico. Mi spiego meglio, un gene è una sequenza specifica di DNA che contiene le istruzioni necessarie affinché una cellula produca una proteina con una funzione biologica specifica. Queste proteine svolgono ruoli fondamentali in molteplici processi cellulari, controllando ad esempio la crescita, lo sviluppo e il funzionamento degli organismi viventi. Gli stessi geni quando mutati possono determinare malattie, conosciute come genetiche. L’editing epigenetico si riferisce a un insieme di tecniche che permettono di regolare l’attività dei geni senza alterarne direttamente la sequenza di DNA. «Il nostro obiettivo primario è sviluppare nuove strategie terapeutiche che consentano di disattivare geni responsabili di malattie genetiche, aprendo così la strada a potenziali trattamenti innovativi».

Su Nature ha pubblicato l’articolo “Silenziamento genico duraturo ed efficiente in vivo tramite editing epigenetico hit-and-run”. Di cosa si tratta?

«Per primi, abbiamo dimostrato che tali tecnologie possono essere efficacemente applicate in vivo, cioè negli animali modello. In particolare, abbiamo concentrato la nostra ricerca su un gene chiamato Pcsk9. Questo gene, quando mutato, causa un’elevata concentrazione di colesterolo nel sangue, una malattia ereditaria nota come ipercolesterolemia familiare genetica. Abbiamo quindi dimostrato che è possibile inattivare questo gene mediante l’editing epigenetico, il che si traduce in una significativa riduzione dei livelli di colesterolo».

Quali scenari apre questa ricerca in campo medico?

«Uno dei vantaggi primari di questa tecnologia è la sua sicurezza intrinseca. A differenza di metodi alternativi, l’editing epigenetico non implica alcuna modifica alla sequenza del DNA, riducendo così il rischio di effetti indesiderati. Questa caratteristica lo rende particolarmente promettente per l’applicazione clinica. Pertanto, oltre al suo potenziale nel trattamento dell’ipercolesterolemia familiare attraverso l’inattivazione del gene Pcsk9, l’editing epigenetico potrebbe essere utilizzato per affrontare una serie di altre patologie, offrendo soluzioni più sicure e personalizzate per i pazienti».

I finanziamenti per questa ricerca provengono sia dal settore pubblico che da quello privato? Sono sufficienti?

«L’istituto in cui lavoro rappresenta un esempio virtuoso di utilizzo dei fondi pubblici e privati in modo estremamente produttivo. Nei nostri laboratori conduciamo ricerca di base, sviluppiamo nuove tecnologie e alcune di esse vengono impiegate per trattare pazienti affetti da alcune malattie genetiche. Tuttavia, è un caso abbastanza isolato nel panorama nazionale. Mi permetto di deviare leggermente dal tema della domanda. Credo che l’intera nazione, inclusi cittadini, amministratori e politici, non abbia pienamente compreso l’importanza, anche economica, dell’innovazione, inclusa quella nel campo della biotecnologia e della medicina. Questa mancanza di comprensione è particolarmente urgente nel Sud Italia, compresa la Puglia. Negli ultimi anni, si è diffusa l’idea che il turismo sia l’unico salvagente per il Sud, e la nostra regione ne è un esempio lampante. Tuttavia, affidarsi esclusivamente al turismo intensivo non è una strategia sostenibile. Spero che tutti inizino a percepire l’urgenza di questa situazione e a esercitare pressioni su coloro che hanno ruoli decisionali e imprenditoriali. È essenziale comprendere come l’innovazione tecnologica potrebbe diventare un motore di sviluppo, soprattutto in territori come il nostro, che sono relativamente poco industrializzati».

Quali sono i suoi auspici?

«Come avrai intuito, per me è estremamente urgente affrontare il divario territoriale tra nord e sud, anche perché ne ho sperimentato personalmente le conseguenze sia sul piano professionale che personale. Mi auguro che in futuro mi sarà possibile ritornare in Puglia, senza però dover rinunciare alla mia professione».

lunedì 25 Marzo 2024

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Carmela Visaggi
Carmela Visaggi
1 mese fa

Complimenti, grazie! Sono orgogliosa sia come cittadina del Sud Italia sia come docente dell’istituto che ha dato l’imput alla formazione e che ha trasmesso la passione per la ricerca
prof. Carmela Visaggi

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