La testimonianza

Lavoro precario, una giovane ruvese: «Ricevere un’adeguata retribuzione sembra essere ancor più difficile che trovare lavoro»

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Ragazza alla finestra © Pexels
Sconfortanti i dati sull'occupazione nel Barese così come fotografati dalla Cgil, su dati Anpal, e illustrati alla presentazione di "Oltre la precarietà". I più penalizzati giovani e donne, come evidenziato anche da Pellegrini della Cgil
2 commenti 513

Lo studio della Cgil, su dati Anpal, illustrato lo scorso 27 febbraio in occasione della presentazione di “Oltre la precarietà”, ciclo di talk e dibattiti sul precariato nel mondo del lavoro in Puglia, ha rilevato che nell’area metropolitana di Bari, solo l’8% dei contratti è a tempo indeterminato.

Non solo, c’è anche un netto divario tra l’occupazione maschile e quella femminile: le donne sono sempre più in difficoltà nel trovare lavoro ed è ancor più difficile per loro mantenerlo. La percentuale dei contratti di lavoro firmati da donne è del  44% e solo il 37% dei contratti è a tempo indeterminato.

«Il lavoro precario rende più debole il lavoratore sia sul piano contrattuale che sul piano della sicurezza – spiega Alessandro Pellegrini, coordinatore della Camera del lavoro Cgil di Ruvo di Puglia, nel commentare lo studio, soffermandosi, in particolare, sul panorama ruvese -. La stessa sicurezza è  percepita come un costo e lo stesso lavoratore che vive in condizioni di ricatto con un reddito a qualunque condizione non ha voce per reclamare. A farne le spese maggiormente sono le donne e giovani.

Esemplificativa è la storia che la giovane Chiara (nome fittizio) ha voluto condividere con Ruvolive.

«Non ho avuto una vita semplice o che io possa definire “adatta” a una ragazza della mia età – racconta. Mi sono ritrovata a rivestire le veci dell’adulto in casa saltando tutte le fasi dell’adolescenza, studi compresi.

Ho iniziato a lavorare sei anni fa, dopo la morte di mia madre poiché fino ad allora sono stata impegnata nell’accudirla, non avendo mai ricevuto alcun tipo di aiuto. Non è stato facile entrare nel mondo del lavoro senza alcun titolo di studio o contatti, mi è stata d’aiuto la Caritas, la maggior parte dei contatti li ho ricevuti tramite quest’ultima.

Un’altra cosa non semplice è ricevere una paga corretta. Ho lavorato quasi sempre per 5 euro l’ora o su di lì: forse ricevere un’adeguata retribuzione sembra essere ancor più difficile che trovare lavoro. E aggiungo che è quasi impossibile riuscire nel tentativo di trovare un lavoro diverso da quello che consiste nell’assistenza gli anziani, per quanto mi piacerebbe provare altre strade, magari più idonee alla mia giovane età.

Auspico – conclude – che possa nascere un ente o comunque che un giorno possa esserci maggior interesse nell’aiutare i giovani (e non) nell’inserimento del mondo del lavoro, perché sembra che sia impossibile iniziare da qualche parte se non si ha un minimo di giuste conoscenze. Vorrei più scelta. Soprattutto vorrei che gli assistenti sociali avessero i mezzi per poter essere più d’aiuto e ancor più importante che il Comune faccia la sua parte».

 

martedì 5 Marzo 2024

Notifiche
Notifica di
guest
2 Commenti
Vecchi
Nuovi Più votati
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Stefano
Stefano
1 mese fa

Il Job Act permette di somministrare lavoro ai lavoratori anche per poche ore alla settimana nei fine settimana con paghe da apprendistato. Le agenzie di lavoro fanno da intermediari in questo sfruttamento dei giovani

Anonimo ruvese
Anonimo ruvese
1 mese fa

Buon giorno il precariato non è solo una cosa dei privati che danno lavoro ma anche un uso adottato dalle pubbliche amministrazioni che sfruttano i lavoratori che non possono nemmeno protestare causa licenziamento.Basta guardare alle famose agenzie regionali dove vi sono lavoratori che da decenni chiedono di essere stabilizzati.Basta guardare a chi nelle università svolge lavori a progetto quali tecnici di laboratorio o altro ed il quadro è chiaro.Ma proprio le amministrazioni pubbliche sono le prime che devono stabilizzare i precari e non lo fanno figuriamoci le aziende private.Finalmente dopo anni qualche sindacalista ha scoperto l’ acqua calda ma poi, nella sostanza è tutto un chiacchiericcio perché proprio i sindacati sono i primi a dormire sonni beati .saluti.