Cultura locale

Angelo Tedone: «Il latino, lingua dimenticata ma parlata a Ruvo»

Panorama di Ruvo di Puglia
Panorama di Ruvo di Puglia © Pro Loco Ruvo di Puglia
Angelo Tedone, cultore di storia e linguistica locali, propone un breve saggio sullo stretto legame tra il dialetto ruvese e il latino
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Il quadernone © Angelo Tedone
Il quadernone © Angelo Tedone

Angelo Tedone, cultore di storia e lingua locali, nonché direttore responsabile de “il rubastino”, giornale edito dalla Pro Loco, offre ai lettori una «nota “curiosa”» sullo stretto legame tra il dialetto ruvese e il latino. Come esempio, viene proposta una frase, evocativa del mondo agricolo, tradotta nelle due lingue.

L’auspicio di Tedone – che apprezza l’attenzione riservata, attualmente, allo studio del dialetto dal mondo della scuola – è che «il dialetto rubastino continui a far parte della formazione delle giovani generazioni».

«Quanti nei passati anni scolastici (1960/64) – scrive – hanno frequentato le scuole medie inferiori, alternative a quelle dell’avviamento professionale, ricorderanno lo studio non tanto amato della lingua latina, coadiuvati dal classico vocabolario e del cosiddetto “quadernone” dalla forma rettangolare lunga con tante righe sulle quali si svolgevano esercizi della cosiddetta “costruzione” (ordinare soggetti, verbi, aggettivi secondo apposite regole).

Si studiava chiedendosi a cosa servisse ma si ignorava che in casa, soprattutto di contadini o artigiani o tra amici per strada lo si parlava, anche se in forma volgare, in ogni evenienza. Bisognò aspettare il 16 giugno 1977 quando, con legge n. 348, non fu riconosciuto insegnamento obbligatorio. Ma oggi il latino continua ancora ad essere parlato nel dialetto rubastino dal quale derivano l’80% degli etimi (parole) e il fenomeno più interessante che oggi si riscontra è quello dell’interessamento dei ragazzi anche nelle scuole dell’obbligo, sollecitati anche dagli insegnanti che vogliono scoprire la “nobiltà” del dialetto ruvese.

Viene pubblicato l’esempio di una frase che richiama operazioni agricole scritta in dialetto da cui emerge la perfetta somiglianza con la lingua latina e non con quella italiana:

Dialetto
Oscǝ omma scèiǝ indǝ au cǝddòrǝ ad i/ègnǝ mìrǝ ed ugghiǝ ku àmuǝ e pò frèiscǝ do alèivǝ kuòltǝ a la rocchia màiǝ, ind-a la sartascǝnǝ.

Latino
Hodie habemus (a) (sc)ire inde cellarium ad Implere (vinum) merum et oleum cum amylum et pos frigere olivae collitae ad rotula mea in sartago.

Italiano (differenza enorme nella traduzione)
Oggi dobbiamo andare in cantina a riempire vino e olio con l’ampolla e poi friggere due olive raccolte al mio pezzo di terra, in padella».

mercoledì 28 Febbraio 2024

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Stefano
Stefano
2 mesi fa

Anche la Chiesa purtroppo ha abbandonato la sua lingua ufficiale. Per dire e ascoltare la Messa in latino ci vuole addirittura il permesso del Vescovo, perché sarebbe “divisiva”…

Ciccio Kim
Ciccio Kim
1 mese fa

Il latino è morto, ma anche l’italiano non sta mica tanto bene…

amenduni francesco
amenduni francesco
1 mese fa
Rispondi a  Ciccio Kim

giusto. purtroppo vendo a mancare l’insegnamento del latino, la lettura dei classici e tanta letteratura ancora, è chiaro che l’italiano muore, almeno quello aulico e forbito.
ma è un fatto naturale, ai suoi tempi anche il latino venne fortemente infiltrato dalla lingua greca, che veniva considerata più dotta e chic della lingua natìa …