Era il 10 febbraio del 2023 quando, in via Martiri delle Foibe, fu apposta, a cura del Comitato 10 febbraio di Ruvo di Puglia, una lapida in memoria degli esuli istriani e delle vittime delle foibe fra cui sono annoverati tre ruvesi: Mario Chiarulli, Donato Minafra e Vincenzo Pellicani.
Lo storico Vincenzo Colaprice, dopo poche settimane, pubblicò un saggio che, fondandosi sui materiali raccolti nel corso delle ricerche sui ruvesi deportati e prigionieri di guerra nonché su altri documenti frutto di ricerche condotte con metodo scientifico, dimostrava «l’assenza di prove sull’eventuale “infoibamento” dei tre ruvesi» (qui il link al saggio https://www.ruvo900.it/ruvo-e-le-foibe-piu-di-un-ragionevole-dubbio/). Inoltre, venivano sollevati dubbi anche sul documento che, in molte città della Puglia, «nutre la lista delle vittime delle foibe una vicenda della quale si è occupato anni addietro il prof. Ippazio Antonio Luceri».
Colaprice ha svolto ulteriori ricerche nel corso dell’anno, consultando i fogli matricolari di Chiarulli, Minafra e Pellicani, conservati nella sezione di Barletta dell’Archivio di Stato di Bari. Sono emersi dei dati che confermano e integrano quanto emerso sinora. I risultati della ricerca sono riassunti in questo saggio, da consultare cliccando sul link https://www.ruvo900.it/ruvo-e-le-foibe-alcuni-aggiornamenti/.