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Lost Tapes, il volume 20 dedicato a Mike Pellegrini

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Intervista a Mike Pellegrini del 2018 dal docufilm "Iazz Bann" di Livio Minafra, regia Lorenzo Zitoli e Salvatore Magrone
Prosegue il percorso di ricerca del polistrumentista Livio Minafra teso a restituire alla memoria collettiva i musicisti ruvesi distintisi nel jazz e non solo
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Prosegue il percorso di ricerca del polistrumentista Livio Minafra teso a restituire alla memoria collettiva i musicisti ruvesi distintisi nel jazz e non solo.

È stato pubblicato, infatti, il volume 20 di Lost Tapes dedicato a Mike Pellegrini (1934-2022).

«Figlio di Marino Pellegrini, detto Mèst Marenudd, florido barbiere musicista esattamente come il compianto Franco Sette “Celluzze”, lo riscopriamo con un recupero incredibile. Pochi mesi dopo la morte di Mike Pellegrini è emerso un quaderno pentagrammato con 7 inediti scritti tra il 1965 e il 1967, in Svizzera, dove lavorava. 7 gemme tra jazz, canzoni e un valzer. L’instancabile voglia di fare luce sul passato si è così concretizzata anche grazie all’apporto gratuito di splendidi musicisti come Bruno Montrone, Sara Grittani, Franco e Luisiana Lorusso, Gino Palmisano, Sara Mercurio, Lisa Manosperti, Leonardo Di Gioia, Alessandro Bianchi, Dario Riccardo e Giampaolo Laurentaci che hanno dato corpo ai brani:

1 Resterò (Mike Pellegrini) con Sara Grittani voce e Bruno Montrone pianoforte;
2 Merci (Mike Pellegrini) con Luisiana & Franco Lorusso;
3 Insieme a te (Mike Pellegrini) con Lisa Manosperti voce e Livio Minafra pianoforte;
4 Swinging in blues (Mike Pellegrini) con Alessandro Bianchi sax, Bruno Montrone pianoforte, Giampaolo Laurentaci contrabbasso e Dario Riccardo batteria;
5 Saltellando (Mike Pellegrini) con Leonardo Di Gioia fisarmonica e Livio Minafra pianoforte;
6 Don’t forget my love (Mike Pellegrini) con Gino Palmisano pianoforte;
7 Ed ora tu (Mike Pellegrini-Sara Mercurio) con Sara Mercurio voce e Gino Palmisano pianoforte».

Ecco il link da cui ascoltare l’album: ngp.lnk.to/PTG6762S.

Biografia di Mike Pellegrini a cura di Livio Minafra

Mike Pellegrini, ovvero Sabino Lagioia, nacque a Bari nel 1934. Presto adottato dai coniugi di Ruvo di Puglia Marino Pellegrini (1888-1961) e Addolorata Lorusso, assunse il nuovo cognome e si ritrovò in una famiglia di musicisti. Marino era infatti un uomo di spirito e nella sua bottega di barbiere era sempre festa tra barbe, mandolino e violino. Marino elaborava valzer, mazurche e polke e suonava moltissimo in loco. Anche il fratello di Marino suonava ma, degno di nota era il nipote, Enzo Lorusso (1931-1966), jazzista di fama nazionale, ottimo clarinettista e sassofonista, nonché cugino di Sabino. In questa fertile condizione non poteva che crescere un musicista.

Ormai era il 1943 e a Sud Italia stavano già voltando pagina dal nazifascismo. Radio Bari, che trasmetteva in molte lingue, per qualche tempo fu il riferimento della Resistenza e trasmetteva anche del jazz. In realtà anche nell’epoca fascista passava del jazz, sotto il nome di Ritmo Sincopato. Fatto sta che Sabino volle iniziare a suonare la batteria, costruendone una di fortuna (cassa, tamburo e piatto), ben presto inserendosi in un giro di matrimoni, feste e veglioncini nella sua Ruvo. Nel ’46 si iscrisse alla Scuola di Musica Comunale diretta da Alessandro Amenduni per approfondire lo studio della musica. Tuttavia il solfeggio non attraeva Sabino il quale lasciò presto la scuola per rincorrere nuovamente il jazz. L’ascolto dei dischi americani, che faceva insieme al cugino a tarda sera nella barberia del padre, quindi Charlie Parker, Lionel Hampton, Art Tatum… fortificò in lui la voglia di fare di più. Erano gli anni in cui oltre alla batteria il nostro stava approfondendo anche la fisarmonica. Da par suo, Enzo Lorusso, abbagliato dall’altro jazzista ruvese, Santino Tedone, aveva deciso di eguagliarlo e aveva già stretto dei contatti nel Nord Italia. Sabino voleva fare altrettanto. Chiedendo consiglio al cugino ricevette un secco niet: «Con la fisarmonica non vai da nessuna parte. Metti insieme la tua abilità della batteria con la conoscenza della tastiera e comprati un vibrafono». Probabilmente è qui che nacque Mike Pellegrini.

Acquistò infatti un vibrafono da Bruno Giannini tra il ’52 e il ’53 per 120.000 lire, risultando tra i primi vibrafonisti di Puglia dell’epoca. Fatto sta che a 20 anni Enzo Lorusso gli procurò la prima scrittura importante: Teatro Kursaal di Lugano col Complesso di musica leggera Damiano Lisena di Molfetta. Seguirono moltissime collaborazioni ancora in Svizzera, Germania, in Norvegia col maestro Arturo Barghini (una sorta di Fred Buscaglione), a Milano col grande fisarmonicista Bruno Aragosti, per esempio al Santa Tecla Saloon. E proprio al Santa Tecla il venerdì si tenevano le jam session, e Pellegrini ebbe modo di conoscere Chet Baker, Flavio e Franco Ambrosetti, i fratelli Intra, Franco Cerri e dunque ebbe modo di farsi apprezzare. All’epoca a Milano era noto Franco Chiari al vibrafono, ma erano in molti a sostenere che Pellegrini potesse dargli “filo da torcere”. Franco Cerri tra il ’57 e il ’58 suggerì a Pellegrini di continuare a studiare perché avrebbe potuto diventare «un grande».

Ma la sua sensibilità di papà, di genitore, nel 1966, dopo un giro in Svizzera, ascoltata una frase della moglie, che mai gli aveva impedito di fare il musicista girovago, gli fece prendere la decisione di ritirarsi: «Sai Mike, la Marina si è messa a piangere e mi ha detto: «Ma perché il mio papi non è mai qui e le altre bambine hanno sempre il papà qui?». Un lavoro in fabbrica e poi in Banca gli avrebbe consentito di fare una vita dignitosa ed allevare quattro figli; ma la storia non finisce qui. C’è un momento di cristallo che merita di essere raccontato. Chi scrive, nel 2023, durante un incontro con Sabrina, la secondogenita, fortuitamente si è imbattuto in uno scrigno di composizioni, ingiallito. All’interno degli inediti di Mike Pellegrini che ci dicono tanto sull’artista e sull’uomo, soprattutto prima di prendere la decisione di lasciare la musica. I brani, talora canzoni, sono scritti tra agosto 1965 e luglio 1967. All’epoca Mike aveva già una bambina, Marina, nata nel 1962. I brani sono tutti scritti in Svizzera, tra Wengen e Arosa, con una numerazione crescente da 1 a 7.

Resterò, 29 agosto 1965, in cui Mike allude al grande amore con la moglie «Ora so perché cercavo te. Un amore grande così non esiste, lo so. Resterò con te», e poi due giorni dopo Merci, «Dio mio ti ringrazio che m’hai fatto incontrare l’amor». A gennaio ’66 un presentimento, Insieme a te, «E poi baciarsi e dirsi tutto quello che fu amor, e ricordare i giorni che noi abbiam vissuto insieme, girando il mondo, pensando che, un dì, saremo uniti tutti qui». Accadrà veramente a fine ’66 con la decisione di interrompere la carriera, giusto il tempo di firmare per sempre il suo amore per il jazz con Swinging in blues, Saltellando, un valzer musette, implicito omaggio ai valzer che elaborava il suo papà Marino, Don’t forget my love, luglio ’67, con testi di Piero Maimone (andati persi) e infine il brano nr. 7, Ed ora tu, dedicato presumibilmente alla sua bimba piccola nata 2 anni prima, proprio Sabrina, a sancire la sua scelta verso la famiglia e non più la professione. Anche qui i testi sono di Piero Maimone, di nuovo andati persi ma ricreati nel 2023 da Sara Mercurio.

Mike Pellegrini muore nel 2022 negli Abruzzi, dove si era ritirato.

mercoledì 3 Gennaio 2024

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