Terza edizione

Le danzatrici en plein air festival, De Leo: «Abbiamo realizzato qualcosa di potente. Grazie a tutti»

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Le danzatrici en plein air festival 2023, Hamonim © Sara Napoletano, Lillo Piarulli
Giulio De Leo fa un primo bilancio della terza edizione che ha portato a Ruvo di Puglia alcune delle realtà più sofisticate della danza contemporanea. Il festival è sostenuto dal MiC, dalla Regione Puglia, dal Comune e dal Teatro Pubblico Pugliese
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«Il vostro affetto ci ha letteralmente travolto e noi non potevamo immaginare di poter realizzare qualcosa di così potente. Per questo, ci sentiamo grati, felici, soddisfatti, riconoscenti, energici, vivi».

Con queste parole affidate ai social, la Compagnia Menhir fa un primo bilancio della terza edizione de Le danzatrici en plein air festival che, dal 24 giugno al 9 luglio, ha portato a Ruvo di Puglia alcune delle realtà più sofisticate della danza contemporanea. Il festival è stato realizzato con il sostegno di Ministero della Cultura (Fnsv 2022-24), Regione Puglia, Comune di Ruvo di Puglia e in collaborazione con Teatro Pubblico Pugliese.

Nell’ex Convento dei Domenicani, aperto in via straordinaria per il festival ideato e diretto dal coreografo Giulio De Leo, ha accolto il gran finale con Crystall Ball della Compagnia Klm/Le Supplici, per la sezione “Scavi”; Hamonim della coreografa Patrizia Carolin Mai e Bolero della Compagnia Arearea in collaborazione con Radio Zastava.

Nella oblunga ex sala delle conferenze del Convento dei Domenicani, in Crystall Ball Francesco A. Leone e Claudia Gesmundo hanno creato il mondo a loro immagine e somiglianza, imprimendo la propria forza vitale a una plumbea sfera. In tuta blu e occhiali neri, i danzatori, su musica di Ciro Nacci, hanno accompagnato il pubblico in un viaggio onirico, dominato dal buio  rischiarato da guizzi di luce, terminato con una fioritura di eteree bolle di sapone, le crystall ball che danno il nome al progetto ideato dallo stesso Leone, che ha curato coreografie e costumi.

In prima nazionale assoluta, nel chiostro dell’ex convento, è andato in scena Hamonim, della coreografa tedesca Patrizia Carolin Mai. Hamonim è una parola ebraica che significa “ciò che muove le moltitudini” e fa parte della trilogia dei “Corpi in stato di emergenza”, creata da Mai negli otto mesi di residenza artistica al K3 | Tanzplan Hamburg. Studenti del Liceo scientifico “Tedone”, allieve dell’Università della Terza Età “Nicola Cassano nonché amatori tersicorei di ogni genere ed età hanno cercato di rispondere agli interrogativi che Mai si pone e cioè un individuo, in una moltitudine, rischia di perdere la propria essenza o è protetto dalle persone che interagiscono con lui o, semplicemente, condividono gli spazi? Vestiti di abiti fluidi dal colore madreperlaceo delle conchiglie – richiamo al mare, culla della vita? -, i danzatori, con movimenti fluidi o frenetici, hanno creato schemi che poi hanno decostruito. Hamonim è sostenuto da Nationales Performance Netz, che riceve finanziamenti dall’Incaricata del Governo Federale per la Cultura ed i Mass Media della Repubblica Federale di Germania.

Sempre il chiostro ha accolto, in prima nazionale, il debutto di Bolero, spettacolo della compagnia friulana Arearea, fondata dal coreografo Roberto Cocconi, per celebrare i 30 anni di attività. In Bolero, coproduzione con Le danzatrici en plein air festival e Hangartfest, sei danzatori e sei danzatrici, di nero vestiti, su coreografie di Marta Bevilacqua e di Cocconi, hanno dato vita ai riti e alla quotidianità di una comunità e all’eterno e mai uguale incontro-scontro tra amanti. Lo spettacolo, realizzato in collaborazione con l’eclettica Radio Zastava, collettivo goriziano dal background etno-balcanico, è stato accolto da una standing ovation.

Particolarmente intensi i ringraziamenti del direttore artistico De Leo alle istituzioni – due entusiasti sindaco Pasquale Chieco e assessora alle Politiche di comunità Monica Filograno -, alle maestranze, allo staff composto da professionisti del settore assunti con un regolare contratto; agli artisti, e a tutti coloro che credono nel progetto del Festival delle danzatrici, da sempre con una essenza etica e civile.

Emblematici di questa vocazione sono, infatti, gli spettacoli mixed abled (TechNOlimits, con la Din A 13 Tanz Company); o i Dialoghi del giovedì, in particolare quello intitolato “Il corpo femminile nascosto – Dalla Grecia antica ai regimi contemporanei di matrice islamica”, con l’archeologa Claudia Pecoraro e l’artista iraniano Navid Azimi Sajadi. Molto potenti le performance Footloose (Teatringestazione), ispirata alla “Civil march for Aleppo”, e Nobody nobody nobody- It’s ok not be ok, della compagnia Codeduomo realizzata in collaborazione con Soc. Coop. ALi.c.e/ BIG Bari International Gender Festival, dove la danza può contribuire a curare le ferite «provocate dalla cultura del controllo, del bullismo e della mascolinità tossica».

Il Festival, inoltre, si è caratterizzato per l’impronta ecosostenibile essendo stato free plastic e ispirato all’economia circolare  – cena nel ristorante didattico Piano Terra con la sua cucina a Km0, arredi provenienti dalle passate edizioni di Luci d’artista come le luminarie floreali e i fenicotteri di legno che hanno adornato le aiuole nel cortile del Convento. «Il nostro sguardo è rivolto al futuro» fanno sapere dalla Compagnia Menhir che ha dato appuntamento al prossimo anno per la quarta edizione.

 

martedì 11 Luglio 2023

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