Era giugno 2020, nella fase più acuta della pandemia Covid, quando in un ampio locale della chiesa di Santa Lucia in via Oberdan apriva i battenti l’Emporio solidale Legàmi, dove venivano raccolti viveri e altri beni di prima necessità distribuiti dai volontari a persone e nuclei familiari colpiti dalla crisi economica che ne scaturì.
Da allora, l’Emporio è stato non solo un luogo al centro e promotore di iniziative benefiche di concerto con Amministrazioni comunali, associazioni culturali e sportive, ma è stato anche un luogo di formazione, come ci raccontano tre nuove volontarie.
«Tutti dovremmo fare un’esperienza all’Emporio solidale Legàmi». Chi suggerisce questo è R. che si definisce «una donna che affronta la propria vita con un sorriso anche quando non è propriamente solare».
Secondo R. fare un’esperienza all’Emporio solidale Legàmi rende più umani, è un’angolazione diversa da cui guardare la vita che è diventata molto difficile per tutti. Con ogni persona R. ha creato un rapporto fondato sull’ascolto e sulla comprensione.
«Mi colpisce la raccolta alimentare – prosegue R. -. In queste occasioni si può constatare la bontà d’animo delle persone che donano e degli esercizi commerciali che ospitano i vari volontari che offrono il proprio tempo per il bene di ognuno. Anche una persona che non ha grandi disponibilità dona e lo fa col cuore (suggerisco di assistere a una raccolta alimentare…)».
Nel suo libro dei sogni “concreti” c’è la realizzazione a livello personale e professionale. «Ringrazio i responsabili dell’Emporio, in particolar modo Ana Nina (coordinatrice dei volontari, ndr) per il tempo passato insieme e per i suoi consigli tra cui quello che se si mette il cuore in tutto quello che si fa, nascerà un capolavoro».
«C’è un grosso impegno e lavoro dietro le quinte dell’Emporio – racconta un’altra volontaria -. Consiglierei soprattutto ai più giovani di fare tale esperienza anche per conoscere da vicino la vita vera e che non tutto è sempre scontato».
Viene dal Marocco la volontaria I. che racconta di aver avuto un’ottima esperienza, di cui è grata, perché ha imparato la lingua italiana, ha acquisito competenze nella gestione dei beni che giungono in Emporio e ha stretto nuove amicizie. Con un po’ di disincanto confida che ha imparato che non tutti dicono la verità. E che Nina le ha insegnato molto. Ora sta studiando e, nel frattempo, cerca un lavoro.
Tutte e tre le volontarie esprimono gratitudine ad Ana Nina Frunza Balan, coordinatrice dell’Emporio.
Quando nella “famiglia” dell’Emporio entrano volontari «sono sensazioni forti – confida Frunza Balan – perché vedi che entrano in punta di piedi e piano piano prendono confidenza con il posto, con le dinamiche e imparano a essere comprensivi e a trattare con empatia le persone che si affidano a noi. La più grande soddisfazione mia e di tutta la squadra è quella di poter trasmettere la gioia e l’amore che mettiamo nell’aiutare il prossimo. L’obiettivo nostro non è solo quello di riempire la busta di alimenti ma semplicemente di dare una parola di conforto, una disponibilità ad ascoltare, una dignità e a tutti i nostri ragazzi, come mi piace chiamarli, abbiamo provato a riscoprire questi valori anche se insieme a loro li riscopriamo anche noi».