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L’aumento dei costi nel mondo del vino, Francesco Mazzone: «Retto bene col fotovoltaico. Nota dolente per altre materie prime»

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
L'aumento dei costi nel mondo del vino, Francesco Mazzone: «Retto bene col fotovoltaico. Nota dolente per altre materie prime» © Unsplash
Il viticultore, enologo e imprenditore ruvese spiega che il cartone e il vetro hanno subìto aumenti del 30-50%. Inoltre, è difficile reperire il vetro e questo è un problema per i pugliesi che sono forti produttori di rosati
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Rosso, rosato, bianco…il vino è una delle eccellenze dell’Italia e della Puglia, in particolare, ma ora gli addetti ai lavori lanciano l’allarme per un comparto rilevante per l’economia.

Secondo l’Osservatorio Uiv –Vinitaly, compiuta qualche mese fa sul 30% delle imprese italiane, si registra « il surplus dei soli costi energetici (+425 milioni di euro) e, di conseguenza, delle materie prime secche (oltre 1 miliardo in più per vetro, carta, cartone, tappi, alluminio) valgono da soli un aumento dell’83% rispetto ai budget di inizio 2022. A questi si aggiungono altre voci in incremento (vino sfuso, costi commerciali, forza lavoro) che portano a un aumento dei costi totali di quest’anno del 28%».

Per Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini (Uiv) «la crisi in atto non risparmia il nostro settore, che non è energivoro ma in molte sue componenti ne subisce conseguenze dirette. Quello che possiamo fare ora è consolidare con un patto di filiera tutte le dinamiche che possano produrre un effetto cuscinetto a garanzia di competitività e mercato. Produttori, industriali, cooperative e distributori dovranno perciò assorbire parte degli aumenti per non scaricarli completamente sui consumatori ed evitare una pericolosa depressione dei consumi».

Sempre secondo l’Osservatorio,  rischiano di rimetterci di più soprattutto le aziende di filiera, quelle che producono, vinificano e imbottigliano in autonomia. Ne abbiamo parlato con Francesco Mazzone, viticultore nonché imprenditore ed enologo.

Condivide le preoccupazioni dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly?

«Gli aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia si stanno verificando da un po’ di tempo e stanno frenando il mondo del vino. Per tutta l’estate, dall’inizio alla fine della stagione,  questo colpo non lo abbiamo subito, ma ora in autunno e in inverno i consumi subiranno un freno dal momento che il potere economico delle famiglie è diminuito e si cerca di limitare sia i pranzi o le cene fuori sia gli acquisti».

Lei come sta affrontando il caro-energia?

«Ho colleghi che hanno subito un raddoppio dei costi energetici rispetto all’anno scorso e sono davvero in difficoltà. Per quanto riguarda me, il problema dell’aumento dei costi energetici è relativo perché nel 2011 abbiamo installato un impianto fotovoltaico che copre il 50% dei consumi energetici e da 10 anni abbiamo un notevole risparmio economico. A settembre-ottobre 2021 abbiamo cambiato fornitore. Ci siamo rivolti all’Arera bloccando un prezzo molto competitivo per l’energia elettrica. Da gennaio 2022 abbiamo un nuovo contratto e devo dire che non abbiamo subito aumenti stratosferici. Il costo del carburante industriale e agricolo è molto alto e questo si ripercuote sui costi di produzione e i costi materie prime».

In particolare, una nota dolente per Mazzone sono non solo gli aumenti dei costi delle materie di confezionamento e imballaggio (carta, vetro, tappi) ma anche la difficoltà di reperirle.

«Non solo i costi del cartone e del vetro per le bottiglie sono aumentati del 30 e 50%, ma è difficile anche reperirli tanto è vero che, sin dall’estate, le vetrerie ci hanno informato per non ci sarà disponibilità di vetro bianco, trasparente per l’imbottigliamento e questo, soprattutto per noi pugliesi, è un problema  perché siamo forti produttori di rosati e, oltre al sapore, del vino amiamo godere del colore.  I produttori di vino, quindi,  più che fare rifornimenti o riempire magazzini di materiali per avere sconti, non possono fare granché».

Secondo Mazzone, tuttavia, nel mercato sussistono anche fenomeni speculativi: la fase più dura della pandemia Covid, prima, e gli effetti economici del conflitto russo-ucraino non giustificano tali aumenti.

«Noi produttori di vino non possiamo fare chissà cosa – prosegue Mazzone -. Sicuramente la leva nostra per non soccombere sarebbe aumentare i prezzi di vendita dei vini, ma questa è una strategia commerciale che può aiutare fino a un certo punto ma poi si va fuori mercato perché non si è più competitivi. Per questo stiamo facendo gravare sulle nostre spalle i costi che non coprono i ricavi: non vogliamo intaccare il portafogli dei clienti. Tuttavia, dal prossimo anno, prevediamo un piccolo aumento. Non possiamo farci nulla. Per questo è necessario l’intervento dello Stato per calmierare i prezzi, mettendo in atto politiche europee». Intanto con il Decreto aiuti quater, pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale, sono stati prorogati sino al 31 dicembre prossimo i tagli sulle accise.

E proprio nelle scorse settimane, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e Forestale, Francesco Lollobrigida, durante il Forum  Wine2Wine, a Verona, ha sottolineato la necessità di condividere, con le filiere, proposte di carattere normativo ed economico che consentano al vino e alle imprese del settore di restare competitivi a livello nazionale, in Europa e all’estero.

Il 2022, secondo l’Osservatorio, si chiuderà con un calo nelle vendite pari all’1% a volume per un valore in aumento pari al 6% e nel 2023 si prevede una recessione: i costi diminuiranno sì ma non saranno coperti dai ricavi per un fatturato pari al -16%, equivalente a 530 milioni di euro.

C’è un altro fattore che rischia di ridurre i consumi di vino, soprattutto all’estero: l’Oms intende contrastare il consumo pro capite di vino del 10% entro il 2025, attraverso l’health warning (apposizione di etichette che informano sui rischi del consumo di alcol). Cosa ne pensa?

«Sappiamo benissimo che noi abbiamo come competitor le aziende farmaceutiche – commenta amaramente Mazzone –  che vorrebbero si vendessero antidepressivi al posto del vino. Ma il vino è un antidepressivo naturale e fa gioire i commensali. Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, sta combattendo per evitare questa comparazione e soprattutto per far sì che il comparto vinicolo rimanga sempre florido. Ma auspico che il Governo italiano – insieme a quello francese – prenda una forte posizione in materia».

domenica 20 Novembre 2022

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