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Tiromancino a Rose & Rosati
Il concerto

Tiromancino scalda Ruvo con le sue chitarre

Raffaella Anna Dell'Aere
Ieri sera, nell'ambito della quinta edizione di "Rose & Rosati", a cura della Pro Loco Unpli di Ruvo di Puglia, piazza Matteotti era gremita di fan e appassionati della band, impegnata nel tour Best of 2022
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Era l’11 agosto del 2011 quando Tiromancino si esibì in un caldo concerto da capogiro nella vicina Terlizzi. Ruvo, in quell’occasione, vide passare l’artista a pochi chilometri per svanire e, da allora, per tanti ruvesi si è annidato un sogno, quello di poter assistere a un suo concerto nel cuore della propria cittadina.

Ed è così che ieri sera questo sogno è diventato finalmente realtà, grazie all’impegno di Rocco Lauciello, presidente della Pro Loco Unpli di Ruvo di Puglia, nell’ambito dell’evento “Rose & Rosati”. Piazza Matteotti o, come si è soliti chiamarla “piazza Castello”, ha ospitato, dopo anni dagli ultimi concerti di Fabio Concato ed Edoardo Bennato nel settembre del 2011, proprio Tiromancino.

In una serata che ha scongiurato una probabile pioggia, lasciando invece il posto a un venticello frizzantino, Ruvo ha accolto la band romana con un sommesso entusiasmo, tipico di quel sintomatico rispetto religioso che fa del ruvese uno spettatore attento, pacato e moderato.

Nei suoi jeans, giubbino blu e scarpe da ginnastica bianche e grigie, Federico Zampaglione appare alle 21.45 sul palco ruvese, intonando “Tra di noi”, tenendo in braccio la sua chitarra accarezzata dalla sua voce delicatamente graffiante e la sua musica dal sapore pop intimista.

Da lì in poi, l’artista romano sforna altri 19 brani tra i più noti e amati della sua produzione canora come “Angoli di cielo” e “L’alba di domani” che rivelano ampiamente la sua ricerca artistica mescolata ai suoni di una musica cavalcata poeticamente dalle parole.

Federico dà un messaggio chiaro a chi lo ascolta, quello di essere musicista, sfoderando una dopo l’altra la sua collezione di chitarre, dalla blu alla bianca e rossa, alla classica color legno, fino a quella argentea pizzicata abilmente per la versione “blues” di “Imparare dal vento”. Da lì in poi, si imbarca in una vera e propria staffetta con le sue chitarre e ironizza dicendo: «La prossima volta ne porto solo una…».

Magica l’eco lontana che si stempera in tutta la piazza quando fa capolino la voce del “Califfo” Franco Califano che innesca con le sue parole, dalla inconfondibile cadenza romanesca, il prologo di “Un tempo piccolo” di cui è l’autore. La voce di Federico si cuce alla perfezione su quell’incantesimo sonoro, tramutandosi poi in una cornice silenziosa con il suo assolo alla chitarra.

I brividi si fanno intensi e non solo per il freddo.

Tiromancino comincia a incitare il pubblico ruvese, invitandolo a cantare con lui: «E ora sentiamo i famosi cori di Ruvo di Puglia…» proprio quando dà il La al brano tra i più amati Per me è importante”.

L’artista incalza con un ritmo country-western, strizzando l’occhio alla sua nota passione cinematografica, con “La descrizione di un attimo”, per passare poi alle più morbide melodie di “Mai saputo il tuo nome”“Cerotti” “Finché ti va”, rivelandosi quest’ultima una sorta di dipinto musicale ad una serata «dove c’è sempre la Luna e qualche stella...», nonostante il primo freddo autunnale.

Raccontando un aneddoto della sua vita da ragazzo romano degli anni ’80, Federico introduce prima “Domenica”, poi “Piccoli miracoli” e “Dove tutto è a metà” con un assolo di Antonio Balducci alla chitarra, in coda al brano. È il momento delle dediche e, pensando a tutti i bambini, Zampaglione canta “Immagini che lasciano il segno”, scritto nel 2014 per sua figlia Linda, e “Liberi” con l’implicita dedica alle relazioni amorose che cercano l’infinito in nome di una matura libertà.

Ma arriva il suo pensiero anche alla moglie pugliese Giglia Marra con “Vento del Sud” che magicamente fa venir fuori l’anima nascosta del pubblico ruvese nel momento in cui Tiromancino lancia il suo invito ad avvicinarsi al palco.

Finalmente ci si riscalda, si liberano le inibizioni, si può dar voce ai cori, alle urla dei fan accalcati ai piedi del palco, intento ad abbattere la fredda distanza a cui forse ci si è troppo abituati.

Ora è tutto un amalgama passionale tra la musica e le emozioni sfociate all’unisono in un’overdose canora con “Amore impossibile”“Noi casomai” e Sale, amore e vento”.

Oramai il vento freddo sembra essersi annidato nei ricordi di una serata che volge al termine. Il cantautore romano chiude il cerchio con “Due destini” tessendo una trama indissolubile tra le mani che stringe, la sua chitarra, la sua voce e la sua musica percepita più forte che mai libera, slegata dai logorroici slogan politici e propagandistici di partito che ultimamente altri cantanti hanno sfoggiato pubblicamente in un tam-tam mediatico.

Tiromancino impresso in queste immagini ruvesi che segnano il tempo a suon di musica e basta, quella musica chiara come «l’aria fresca del mattino» intrisa dallo scrosciare delle note, dalla ricerca e dalla sperimentazione, quella musica che lascia vivo il sogno, quello che dà fame e sazia il pubblico di magia.

domenica 18 Settembre 2022

(modifica il 31 Dicembre 2022, 16:16)

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