Cultura

Il rientro delle tre cartegloria della famiglia Caputi nel Santuario di Calentano

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Con il consenso della Curia Arcivescovile dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto. ​​A darne notizia, anche sul settimanale diocesano "Luce e Vita" del 1° novembre, don Gaetano Bizzoco, rettore del Santuario
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Sono trascorsi quasi due mesi dal giorno in cui, nel Santuario di Santa Maria di Calentano, sono ritornate, con il consenso della Curia Arcivescovile dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, tre cartegloria di argento di manifattura napoletana, risalenti alla prima metà del Settecento e commissionate dal nobile casato dei Caputi.

A darne notizia, anche sul settimanale diocesano “Luce e Vita” del 1° novembre, don Gaetano Bizzoco, rettore del Santuario.

Le tre cartegloria erano custodite, da cinquant’anni, nella sezione degli oggetti liturgici in argento della “Pinacoteca A. Marena”, a Bitonto, dopo che, nel 1971, erano state destinate temporaneamente, dal vescovo Marena, al culto nella cappella del Seminario Interdiocesano di Ruvo e Bitonto.

Per don Gaetano Bizzoco è un evento importante per la storia della comunità dei calentanesi, dei ruvesi e di tutta la Diocesi.

«Scavare nel passato – scrive – significa custodire e conquistare prospettive nuove per il presente!».

Il ritorno delle tre cartegloria «nasce dalla volontà di “condividere” e “accrescere” la consapevolezza che il Santuario è prima di tutto un luogo dove vivere la Preghiera e dove si assapora l’immenso dono che Dio da sempre fa al Suo popolo: l’Eucaristia, fonte di Salvezza.

Il loro rientro, supportato dalla fattiva collaborazione del Direttore del Museo diocesano di Bitonto, contribuisce ad alimentare una Coscienza Storica, in particolare quella delle nuove generazioni, che il Santuario ha una sua storia che può essere recuperata, valorizzata e custodita, partendo da una testimonianza di Fede autentica e disinteressata. Le cartegloria sono un “dono” che, a mio avviso, testimoniano la Fede del tempo».

Alle tre cartegloria è stato dedicato il saggio “Cartegloria da Calentano della Famiglia Caputi”, dell’architetto Mario Di Puppo, nella sezione “Studi e ricerche” de “Il rubastino” del 2009.

Le cartegloria (o tabelle) compongono un trittico di formule liturgiche, racchiuse in cornici che sono capolavori di oreficeria e artigianato artistico.

Furono introdotte nel periodo della Controriforma, dopo il Concilio di Trento, per cadere in disuso dopo il Concilio Vaticano II.

Avevano una funzione mnemonica: contenevano, infatti, le preghiere e invocazioni recitate dal sacerdote ed erano collocate sull’altare per essere rimosse durante l’esposizione del Santissimo.

Le cartegloria “calentanesi” furono commissionate dai Caputi – è incerto se per uso privato o per adornare l’altare maggiore del Santuario – e realizzate dal maestro argentiere Sebastiano Avitabile, tra il 1717 e il 1724.

Le formule liturgiche racchiuse nelle cornici di Avitabile sono state riscritte, a seguito dello spostamento da Ruvo a Bitonto.

Il campo della cartagloria centrale, di dimensioni maggiori, è tripartito: al centro, si legge il Canone e offertorio</em>; a sinistra il Gloria in excelsis e, a destra, il Credo.

Sulle altre due cartegloria laterali, più piccole, si leggono, rispettivamente, l’incipit del Vangelo secondo Giovanni e il salmo Lavabo.

«Ringraziando Dio per il dono del Sacerdozio – conclude don Bizzoco – e il Vescovo Mons. Domenico Cornacchia che si è fidato e mi ha affidato la custodia del Santuario, auspico che tale rientro possa contribuire a valorizzare l’antico Santuario e a generare sempre più un clima comunitario fraterno che favorisca progetti e iniziative pastorali, spirituali, culturali e ludiche a beneficio della comunità diocesana, ruvese e calentanese».

domenica 20 Dicembre 2020

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