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Referendum costituzionale, cosa c’è da sapere

Michele Lorusso
Michele Lorusso
Nonostante sia un appuntamento importante per la nostra democrazia, in città, come in tutto il paese, il dibattito è completamente assente, tant'è che la stessa Agcom ha chiesto un adeguato spazio per la trattazione
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Domenica 29 marzo si vota per il quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica sulla riduzione del numeri dei parlamentari. La consultazione popolare si esprimerà sull’approvazione o respingimento della legge che ha modificato la Costituzione e che prevede che il numero dei deputati sia ridotto 400 e quello dei senatori a 200.

Il referendum, così come previsto dall’articolo 138 della Costituzione, è stato chiesto in quanto detta legge, approvata alla Camera quasi all’unanimità, è stata approvata al Senato con una maggioranza inferiore ai due terzi.

Diversamente dai referendum abrogativi, per la validità di quello di marzo non è obbligatorio il raggiungimento di nessun quorum e, quindi, la promulgazione o meno della legge avverrà a prescindere dal numero di persone che si recheranno ai seggi.

Il quesito è il seguente: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – Serie generale – n° 240 del 12 ottobre 2019?». Per cui, se si è favorevoli alla riduzione bisognerà votare si, se si è contrari no.

Nonostante quello di marzo sia un appuntamento importante per la nostra democrazia, in città, come in tutto il paese, il dibattito è completamente assente, tant’è che la stessa Agcom ha chiesto un adeguato spazio per la trattazione dell’argomento.

Data l’importanza dell’appuntamento continueremo a parlarne, dando spazio ai sostenitori del si e del no affinché il cittadino possa esprimere liberamente e consapevolmente il proprio voto.

giovedì 27 Febbraio 2020

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franco prisciandaro
franco prisciandaro
4 anni fa

Il dibattito è mancato semplicemente perché qualcuno ha voluto silenziare a tutti i costi il referendum. Prima i veri autori di questo “furto” di rappresentanza, i 5Stelle, nei 90 giorni precedenti le firme dei senatori e ora il Governo stabilendo una data troppo ravvicinata per permettere una discussione e una informazione adeguata.
Se dovessero proseguire le limitazioni da coronavirus per i votanti di Lombardia e Veneto il referendum dovrebbe essere rimandato, per non essere invalidato.

Maria P.
Maria P.
4 anni fa

I 5Stelle non ne vogliono parlare, il primo motivo del taglio era il risparmio, annunciato per “un miliardo” poi quantificato dall'Università di Milano in appena 52 milioni l'anno.
E mentre volevano risparmiare su 345 parlamentari italiani negli stessi giorni decidevano di comprare ben 90 aerei F35 (bombardieri Usa) per 14 miliardi di euro. La propaganda ha le gambe Corte. E solo sui parlamentari vale il risparmio?

MICHELE ERMANNO MACELLETTI
4 anni fa

L'assenza di informazione e di confronti-dibattiti tra le ragioni del Sì e del No sono una palese violazioni dei diritti dei cittadini ad essere ad essere adeguatamente informati. BaSterebbe solo questo per rendere nullo il voto referendario del 29 marzo.

biagio anselmi
biagio anselmi
4 anni fa

esatto, non abbiamo discusso del referendum. in compenso, fino ad avantieri abbiamo parlato del processo a berlusconi per le olgettine…

franco prisciandaro
franco prisciandaro
4 anni fa

Purtroppo mancheranno quelli del SI, i grillini hanno dimenticato infatti di mandare in tempo la loro candidatura all'Agcom per i dibattiti e gli spot in tv. Si rischia di avere una campagna referendaria solo con quelli del NO.
A meno che il silenzio non sia una scelta tattica dei 5Stelle, che pure avevano promesso fuoco e fiamme nelle piazze sul taglio.

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