Si è sarebbe dovuto svolgere giovedì scorso, 14 giugno, nell’oratorio della parrocchia di San Domenico, l’incontro con l’avvocato Gianfranco Amato, presidente nazionale dell’associazione “Giuristi per la vita” e segretario del movimento politico “Il popolo della famiglia”. I temi previsti dalla conferenza, dal titolo “Famiglia: cultura o natura?”, comprendevano, fra gli altri, il gender e l’identità della famiglia naturale. Conferenza che però non si è più tenuta a causa del ritardo del volo con cui sarebbe dovuto arrivare il relatore.
Alle note posizioni dell’avvocato, però, intende rispondere polemicamente la segreteria cittadina di Rifondazione comunista, attraverso una nota e l’affissione di un messaggio in piazza Matteotti.
«Il Global Gender Gap Report 2017 – scrivono dal partito -, uno studio sulle discrepanze in opportunità, status e attitudine tra i sessi, ci mostra allarmanti risultati: il divario tra uomini e donne ha fatto piombare l’Italia all’82esimo posto tra i 144 Paesi presi in considerazione.
Oggi sulle spalle delle donne gravano sia il lavoro produttivo sia quello riproduttivo e, complici i tagli al welfare, servizi come gli asili nido vengono meno, privandole del “diritto al tempo”.
Non dimentichiamoci che spesso le pagine dei nostri giornali si tingono di nero, raccontando le violenze fisiche e psicologiche che tante donne subiscono tra le mura domestiche, figlie di una società maschilista e patriarcale, incapace di riconoscerle alcun tipo di libertà.
Inoltre, la violenza maschilista, con complici le infiltrazioni clericali nei nostri ospedali pubblici e le larghe sponde politiche, vieta alle donne il diritto all’autodeterminazione dei corpi, rendendo così difficile l’applicazione della 194, la legge sull’aborto, una delle più importanti conquiste del secolo scorso.
Chiediamo ospedali pubblici liberi da personale obiettore di coscienza e riteniamo fondamentale assicurare il diritto alla procreazione responsabile, assicurando preservativi e anticoncezionali gratuiti (anche in ottica di prevenzione da infezioni da Hi), oltre allo spazio che andrebbe garantito all’educazione sessuale nelle scuole.
Anche gay, lesbiche e trans, così come le donne, sono vittime di discriminazioni, soprattutto sul piano lavorativo – concludono -. È nostro dovere, per questo, lottare per una società inclusiva e basata sul principio di uguaglianza, affinché tutti e tutte possano godere degli stessi diritti, e soprattutto laica, proprio come è sancito dalla nostra Costituzione».
Bellissima questa filippica: è un bel calderone di retorica, dai toni “stile anni '70/'80”. Per chi ha vissuto quel periodo (io in quegli anni vivevo a Roma dove, un giorno si e un giorno no, c'era sempre un corteo), è un ritorno (non piacevole) al passato. Ma, considerando che tutte queste negatività elencate fanno ormai parte integrante ed irremovibile del nostro patrimonio sociale, quali sono le forme di lotta, realistiche e non utopistiche, auspicate? L'ignoranza, dalla quale poi deriva l'intolleranza, si può debellare solo a scuola, a cominciare e finire con la media inferiore (prima è troppo presto, dopo è già tardi). Ma non ho mai sentito alcuno perorare questa causa. Oppure affermare che un presunto eterosessuale intollerante altro non è che un latente, fobico omosessuale.
Giusto per informazione onesta e non di parte la conferenza non si è più tenuta quindi a prescindere non può essere tacciato nessuno di omofobia visto che aimè nessuno ha parlato per problemi logistici…. Quindi è davvero ridicolo che dite si è parlato di gender,…. Quando non si è parlato! Fate almeno in questo informazione onesta