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Annalisa Altomare: «Don Tonino ha preso il cuore in mano e ci ha insegnato a farlo battere»

Angelo Ciocia
​L'ex primo cittadino molfettese apre il libro dei ricordi che la lega al Vescovo. Dal viaggio a Sarajevo all'omicidio di Gianni Carnicella, passando per i poveri e una livornese al suo funerale
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Un ricordo discreto ma emozionato ed emozionante. Parole che hanno poco bisogno di orpelli. Parlano da sole, fluiscono dalla memoria al cuore, sia di chi parla che di chi ascolta.

«Non so se possa definirmi amica di don Tonino Bello, ma sento il dovere di custodire la sua memoria. Ho un ricordo intimo di lui. Ciò che ha fatto per i laici è qualcosa di concreto, parlava in termini concreti su temi come il diritto alla casa, ha dato un forte senso verso i poveri, non dando loro l’elemosina ma la dignità. Ha insegnato a noi a mettere il povero, lo sconfitto, al centro, per esaltarlo. L’ultimo messaggio che ci ha lasciato parla proprio in questo senso, si rivolge alla gente ai margini, a quelli che oggi sarebbero persone trasparenti». Comincia così il racconto, vivo più che mai, di Annalisa Altomare, primo cittadino molfettese ai tempi dell’episcopato di don Tonino Bello.

«Don Tonino è stato l’uomo che invitava a verificarsi costantemente, è stata la voce fuori dal coro, colui che professava pace e verità – prosegue -. È stato l’uomo della dolcezza, ma contemporaneamente della forza per richiamare le coscienze e istruirle al rispetto, alla non violenza senza se e senza ma, all’impegno qui e ora. Ha preso il cuore in mano e ha insegnato a farlo battere sul cammino di Gesù Cristo».

È la storia dell’amicizia tra don Tonino Bello e la città di Molfetta, che in quegli anni aveva in Annalisa Altomare uno dei suoi massimi esponenti. L’emozione sul volto e il sorriso di chi don Tonino lo ha vissuto davvero.

«Prima che partisse per Sarajevo ci siamo incontrati in episcopio, parlavamo del suo viaggio e mi disse che voleva portare con sé un simbolo di Molfetta, allora gli abbiamo donato lo statuto della città per simboleggiare questa vicinanza e il sostegno della molfettesità nel suo viaggio – dice ancora -. Un altro ricordo indelebile fu il giorno dell’omicidio di Gianni Carnicella; all’ospedale aveva gli occhi sgranati. Lo ricordo ancora oggi, così come tutti i molfettesi ricordano l’omelia durante quel funerale».

Poi la malattia di don Tonino che lo ha strappato a Molfetta e al suo popolo, forse troppo presto. «Sono stato l’unico sindaco del suo episcopato a non ricevere una sua lettera, ma quando mi sono insediata è stato carino come suo solito. E poi non dimentico la sua felicità, nel novembre 1992, quando gli è stata conferita la cittadinanza onoraria – è un altro dei tanti ricordi, con Annalisa Altomare che ci racconta quanto la gente amasse davvero don Tonino -. Il giorno del suo funerale ero sulla banchina San Domenico a sistemare le ultime cose, mi si avvicina una giovane donna che mi dice di venire da Livorno, era sola con un succo di frutta, arrivata a Molfetta in treno per rendere omaggio al nostro Vescovo, ma la cattedrale era chiusa. Voleva assistere al funerale. Allora ho deciso di portarla a casa, farla riposare un attimo e le ho donato un pass. Questo significa che chiunque adorava don Tonino. Molfettesi e non. E oggi rivedo tante cose di don Tonino in papa Francesco».

L’emozione nel narrare un libro di ricordi indelebili, un pezzo di vita trascorso a camminare fianco a fianco. «Tante cose delle amministrazioni dell’epoca erano frutto delle sue parole, era capace di smuovere chiunque. Non ha mai chiesto un soldo, ma tutto ciò che hanno fatto le amministrazioni dell’epoca è stato possibile perché era capace di sollecitare le coscienze», ci spiega.

«Oggi manca don Tonino perché io e altri siamo stati fortunati ad averlo nei momenti difficili, quando lui ti invitava a rispondere alla domanda “cosa vuole da me la vita?” e si ritorna ai suoi scritti per ricevere delle risposte.

Oggi manca don Tonino, è inutile dirlo, manca». Indubbiamente. Ma vive nei ricordi degli ultimi della classe. Nel ricordo dei cittadini comuni. Vive nelle parole che i giovani ascoltano da chi ha avuto la fortuna, nella propria vita, di incontrarlo.

mercoledì 11 Aprile 2018

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