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Angelo Mazzone: «Dovevo dire grazie a don Tonino»

Elena Albanese
Il ricordo dell'amato Vescovo: «Stavo giocando a calcio sul sagrato di Sant'Angelo insieme a due amici. Lui arrivò con la sua Ritmo blu. Disse "siete in tre" e si mise tirar calci al pallone con noi»
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Ha la voce rotta dall’incredulità e dalla commozione Angelo Mazzone, mentre ci racconta com’è nata “L’impronta”, l’opera che ha vinto il concorso diocesano “Un dono per papa Francesco” e sarà quindi regalata al Pontefice durante la sua visita a Molfetta del prossimo 20 aprile.

«Dovevo dire grazie a don Tonino», esordisce. «L’idea mi è venuta subito: le mani dei quattro componenti della mia famiglia, nei colori scelti da ognuno di noi. Non so disegnare, sono un geometra, quindi è tutto molto lineare e simmetrico. Ho preparato la base con i riquadri tutti uguali fra loro, perché in famiglia siamo tutti uguali, poi ognuno si distingue con l’impronta della propria mano destra, segno di presenza, apertura e relazione. E al centro il disegno dell’inconfondibile crocifisso pettorale in legno del Vescovo. «Perché colui che vuoi ringraziare lo metti al centro, a suo agio; simbolo allo stesso tempo di un abbraccio di guida e protezione nel percorso impervio della vita».

Nonostante abbia meno di quarant’anni, Angelo ricorda bene don Tonino, sebbene fosse appena un adolescente all’epoca della sua morte. Un episodio lo colpì più di tutti, e lo ricorda ancora come emblema di quella chiesa del grembiule richiamata oggi da papa Bergoglio, che non a caso viene a rendere omaggio al Servo di Dio nel 25esimo anniversario del dies natalis. «Stavo giocando a calcio sul sagrato di Sant’Angelo insieme a due amici. Lui era venuto a trovare don Paolo (Cappelluti, ndr). Era con la sua Ritmo blu, indossava pantaloni e maglione blu». Vide i ragazzini, notò che erano in tre e per pareggiare le squadre si mise tirar calci al pallone insieme a loro. Fu in quel momento che Angelo notò la sua scarpa col buco. «Ecco, questo era don Tonino, uno che preferiva giocare a calcio con dei bambini piuttosto che andarsi a comprare delle scarpe nuove».

È per questo che la vittoria al concorso assume per tutta la famiglia Mazzone – che nel quotidiano aspira a divenire quell’icona della Trinità professata da papa Francesco – un significato ancor più pregnante, generando un’emozione così forte da sciogliersi nelle lacrime.

«Qualsiasi fosse stato l’esito, sarebbe stato comunque un successo – conclude Angelo -. Perché sono riuscito a fare qualcosa per me (di solito non ho mai tempo) e per la mia famiglia. Ed è questa la cosa più importante».

lunedì 9 Aprile 2018

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domenico ciliberti
domenico ciliberti
6 anni fa

ciao anche io ho un riccordo speciale di DON TONINO e stato bellissimo

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