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Le residenze teatrali: «Rischiamo la chiusura»

La Redazione
L'associazione "Tra il dire e il fare" è firmataria, insieme ad altri otto gestori di spazi pubblici, di un appello alla Regione in cui si chiede di pubblicare un bando per poter «continuare a operare sul territorio»
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Weekend della cultura

Gli scorsi 16, 17 e 18 dicembre si è svolto a Bari, Lecce e Foggia il "Weekend della cultura". Per tre giorni, numerosi operatori del settore hanno discusso sulla definizione del Piano strategico, che sarà presentato a marzo 2017 e determinerà le politiche regionali dei prossimi dieci anni. Il confronto è stato guidato da cinque esperti: Patrizia Asproni, presidente di Confcultura; Alessandro Leogrande, scrittore e vicedirettore del mensile «Lo straniero»; Guido Guerzoni, docente della Bocconi; Michele Trimarchi, professore ordinario di Economia pubblica all’Università di Bologna; e Francesco Cascino, contemporary art consultant, direttore artistico di Arteprima non profit e docente di arte, mercato, rigenerazione e sviluppo.

«Dopo un decennio in cui la cultura è stata soprattutto narrazione, nel prossimo vogliamo che sia anche motore dell’economia, alimento del turismo, promotrice di crescita sociale e di lavoro», ha commentato l'assessore regionale al ramo Loredana Capone.

In quell'occasione, nove gestori di residenze teatrali, tra cui l'associazione ruvese "Tra il dire e il fare", hanno presentato un documento in cui denunciano una grave situazione di stallo e chiedono alla Regione l'immediata pubblicazione di un bando, per consentire loro di «continuare a operare sui territori di competenza».

La richiesta suona come un vero e proprio ultimatum. «Chiediamo che tempi, risposte, strumenti di evidenza pubblica siano assicurati entro gennaio 2017, così da prevedere l’avvìo delle attività del prossimo triennio, in caso contrario dichiariamo la non sostenibilità di alcun servizio dopo dicembre 2016», si legge nella parte finale dell'accorato appello.

Le residenze

L’intesa Stato Regioni definisce come residenza «uno spazio-luogo di creazione artistica e di programmazione culturale del territorio, gestito da un soggetto professionale organizzato»; essa è quindi un presidio di diffusione della conoscenza e della cultura, in stretto legame con la comunità di riferimento e con il patrimonio culturale locale.L’esperienza pugliese è stata negli anni passati modello e ispirazione per la definizione di tale concetto, come dimostrano, ad esempio, i riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti. Verso la nostra regione è inoltre cresciuto l'interesse della critica teatrale cartacea e web; si sono moltiplicati viaggi e tournée in Italia e all'estero, e con essi opportunità ed esperienze; si sono organizzati focus e pubblicati libri e inchieste.

Le residenze, come si legge nel documento presentato, «intendono essere parte attiva del processo innovativo che sta alla base della strategia regionale volta alla definizione del piano strategico, partendo dalle cinque tematiche che contraddistinguono tale percorso: prodotto, identità, innovazione, impresa, lavoro». Ognuna di loro «ha declinato, sin dalle origini, le proprie attività attraverso gli stessi temi del PiiiL».

Per quanto riguarda il prodotto, tra il 2010 e il 2012 sono state assicurate alle comunità di riferimento «quasi 4mila giornate di apertura al pubblico, con una media mensile di 13 giornate (a fronte dell’utilizzo precedente che non superava le quattro) per circa 103.500 frequentatori delle attività proposte, di cui oltre il 61% rappresentato da pubblico under 30.

Tra il 2012 e il 2014, le residenze hanno prodotto 57 spettacoli e realizzato 167 attività di promozione del bene culturale, differenziando l’offerta».

In merito all'identità territoriale, «le compagnie che gestiscono i teatri pubblici sono annoverate tra le eccellenze del panorama nazionale», grazie alla possibilità data agli artisti di avere «spazi attrezzati e tempo» da dedicare «alla creazione, oltre alla protezione data dalla sicurezza d'avere un tetto sopra la testa, ma data anche dalla pluriennalità del progetto di cui si è parte».

Oltre alla parte prettamente culturale, le residenze lavorano come vere e proprie imprese, garantendo numerosi posti di lavoro. Secondo un'indagine realizzata dalla fondazione Fitzcarraldo di Torino, sempre in riferimento al triennio 2010-2012, «a fronte di un investimento regionale di circa due milioni di euro, si è registrato un valore delle attività realizzate pari a tre milioni, con un moltiplicatore di efficacia del 50%», mentre tra il 2012 e il 2014 il valore è stato di poco inferiore al costo totale delle attività realizzate nel periodo precedente, «a prova della continuità d’intervento, nonostante la crisi economico-finanziaria che ha colpito il settore».

Nel primo triennio preso in esame, «il 70% delle spese è stato impiegato per pagare i lavoratori», dei quali il 55% aveva meno di 35 anni. La cifra per i costi del personale passa nel periodo successivo «al 64% delle uscite delle residenze», pari a 1.639.902 di euro.

Queste realtà culturali hanno puntato inoltre all'innovazione, all'internazionalizzazione e alla formazione, spesso con obiettivi raggiunti e risultati incoraggianti. Molti spettacoli sono stati infatti portati in scena in diverse parti del mondo, sono state acquistate dotazioni tecniche e insegnanti qualificati hanno tenuto lezioni rivolte sia ai cittadini che ai professionisti del settore.

La situazione attuale

Tutto questo patrimonio rischia però di andare perso. «Le residenze pugliesi, ormai in una condizione di fermo da due anni, non sono più nelle condizioni di garantire livelli minimi di servizio ai cittadini e continuità occupazionale ai lavoratori», scrivono i firmatari del documento. Anche «gli enti locali hanno bisogno di risposte certe per garantire l’apertura degli spazi pubblici, permettendo alle realtà del territorio di essere presìdi culturali e garanti dell’occupazione».

L'appello

«Chiediamo in tempi brevi la concreta possibilità di continuare a operare, attraverso la pubblicazione immediata di uno strumento di evidenza pubblica», è l'accorato appello dei nove gestori. «Chiediamo che tale strumento definisca a priori i criteri necessari all’ammissibilità e alla valutazione delle progettualità dei diversi settori, al fine di definire la quantificazione del contributo regionale. Chiediamo tempi certi e risposte sicure, essendo da parte nostra certi e sicuri di non poter portare avanti la nostra attività, rischiando la chiusura degli spazi in gestione, l’interruzione dei servizi ad oggi garantiti e mettendo in pericolo i posti di lavoro creati e non più sostenibili.

Suggeriamo che si valutino con rigore la crescita effettiva delle capacità gestionali delle compagnie; il consolidamento sul territorio del rapporto tra compagnia ospitata e i cittadini; la promozione di strategie efficaci di creazione di nuovo pubblico; il miglioramento della qualità dei servizi offerti ed il recupero di luoghi, monumenti pubblici, momenti di partecipazione collettiva; l'eventuale aumento indotto dei consumi e delle pratiche culturali; l'attivazione concreta di sinergie e collaborazioni; la nascita di eccellenze in grado d'essere riconosciute a livello nazionale; si utilizzino quei criteri di valutazione e verifica dichiarati fin dall’avvìo della procedura pubblica: senza operare tacite preferenze, senza la preoccupazione delle conseguenze meritocratiche di un cambiamento onesto e migliorativo».

L'ultimatum

Le residenze non possono permettersi – e non possono concedere – altri ritardi. «Chiediamo che tempi, risposte, strumenti di evidenza pubblica siano assicurati entro gennaio 2017, così da prevedere l’avvìo delle attività del prossimo triennio, in caso contrario dichiariamo la non sostenibilità di alcun servizio e attività dopo dicembre 2016», si legge nella parte finale del documento. Una frase che è un vero e proprio ultimatum, quasi giunto a scadenza.

martedì 27 Dicembre 2016

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