Politica

Referendum, come voteranno i candidati sindaco

Raffaella Anna Dell'Aere ed Elena Albanese
Da destra a sinistra, schierati per il Sì sei degli aspiranti alla poltrona di palazzo Avitaja. Fa eccezione Mariatiziana Rutigliani, che non vuole «condizionare le scelte» degli elettori ma appare decisamente propensa al fronte del No
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Un referendum che per molti è anche una scelta ideologica fra idrocarburi ed energie rinnovabili. Osteggiato dal premier Matteo Renzi che l'ha definito «una bufala» e ha invitato gli italiani a disertare le urne. Caldeggiato invece da molti altri, in prima linea i Governatori delle nove regioni che l'hanno proposto, tra cui la Puglia di Michele Emiliano, seguiti da associazioni ambientaliste, partiti politici, esponenti della cultura e dello spettacolo.

E' quello che ci apprestiamo a votare domenica prossima e che riguarda la proroga delle concessioni per l'estrazione di idrocarburi in mare entro le 12 miglia dalla costa. Se non si dovesse raggiungere il quorum o dovesse vincere il No, le compagnie potranno utilizzare le piattaforme fino all'esaurimento del giacimento; in caso di vittoria del Sì, una volta scaduto l'attuale contratto, dovranno smantellarle definitivamente.

I sette candidati sindaco di Ruvo, ai quali abbiamo chiesto come si comporteranno durante l'ultima tornata elettorale prima delle Amministrative, sono in gran parte favorevoli a quest'ultima ipotesi. Lo è "l'ultimo arrivato" nell'agone politico cittadino Mario Albrizio, per il quale innanzitutto «si deve assolutamente andare a votare. Il referendum è un fondamentale esercizio di democrazia. Non andare a votare rischia a lungo termine di far venir meno tale diritto. Già ora ci rifilano premier non eletti a ripetizione. Questa credo sia la cosa più importante. Il referendum è un’espressione della sovranità popolare. E come tale questa sovranità va esercitata, o muore». Poi, riguardo alla sua posizione, precisa: «Nello specifico voterò “Sì” per salvaguardare il mare e per mettere fine alla truffa delle compagnie petrolifere. Rispetto anche chi voterà “No”. Non ho invece rispetto per chi dice di non andare a votare».

La difesa dell'ecosistema è anche alla base della decisione di Vito Cantatore, primo a scendere in campo con Un Cantiere in Comune. Voterà infatti «Sì perché il nostro mare va salvaguardato da eventuali danni che potrebbe provocare una piattaforma. Noi viviamo di turismo marittimo e anche di pesca in Adriatico. Non ci interessa il petrolio ormai superato, vanno usate fonti energetiche alternative».

«Convintamente a sostegno per il Sì al referendum del 17 aprile» si dichiara anche Pasquale Chieco del Pd, discostandosi dunque dalla leadership nazionale del partito e sposando invece la scelta del Presidente della Regione. «Sulla stessa posizione sono tutti i partiti e movimenti della mia coalizione», precisa.

Il fronte del Sì è evidentemente trasversale, poichè il pensiero è condiviso anche da Antonello Paparella, appoggiato da una coalizione di centrodestra, secondo cui «le ragioni dell’ambiente devono essere prioritarie a qualsiasi altro interesse, soprattutto se economico».

A sinistra, gli fa eco Pasquale Raffaele: «La mia posizione sul referendum è decisamente per il Sì», anche in questo caso sostenuta da tutte «le liste che formano la mia coalizione. Oltre la difesa delle risorse naturali, ritengo sia necessario investire fortemente sulle energie alternative che porterebbero anche lavoro».

Unica voce fuori dal coro sembra essere quella della candidata Mariatiziana Rutigliani, che non dice se e cosa voterà, poichè vuole «lasciare ampia libertà ai miei elettori senza condizionarne le scelte e auspicando che sempre queste siano supportate da corretta informazione». Secondo lei, infatti, la comunicazione sulla questione è stata fuorviante. Per esempio, molti non sanno che si parla principalmente di «gas metano e non petrolio» e che in ogni caso non verranno costruiti altri impianti entro le 12 miglia poichè «esiste già un divieto».

Inoltre, prosegue, «un argomento così delicato non può essere né oggetto di referendum né soggetto a populismi che nulla evidenziano di tecnico e giuridico sulla disciplina e il funzionamento di detti impianti. Non è un referendum lo strumento più adatto per risolvere un tema così complesso e così tecnico». Non è difficile cogliere nelle sue parole una forte predisposizione, se non proprio all'astensionismo per la difficoltà del quesito, perlomeno al fronte del No, così come espressa già tempo fa dall'onorevole Salvatore Matarrese di Scelta Civica, convinto sostenitore della candidatura della Rutigliani.

Anche la posizione di Cosimo Schinaia è orientata sul Sì poichè «è giusto che si stia sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione sulla salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità. Andare a votare Sì in occasione del referendum sulle trivelle del 17 aprile è un dovere morale di tutti coloro che intendono salvare la propria terra dalle grinfie di petrolieri e politici inginocchiati alle lobby delle multinazionali dell'oro nero. Votare contro le trivelle significa tutelare il proprio mare e il proprio territorio, difendendo la vocazione turistica della nostra Puglia.

Inoltre, è necessario votare Sì per contrastare un modello di sviluppo energetico basato sul petrolio e sull'inquinamento. Vuol dire investire sulle energie rinnovabili, sulla riduzione dei consumi e dell'inquinamento e puntare soprattutto sullo sviluppo dell'industria del turismo nella nostra splendida regione. In più si teme per gli esiti funesti di potenziali incidenti in un mare “chiuso” come il Mediterraneo». Tra l'altro, conclude, «i dati forniti dall’ufficio minerario per gli Idrocarburi e le georisorse del Mise e da Assomineraria stimano riserve certe sotto i fondali italiani che sarebbero sufficienti (nel caso dovessimo far leva solo su di esse) a soddisfare il fabbisogno di petrolio per sole sette settimane e quello di gas per appena sei mesi». Riguardo la presunta «esistenza di un pericolo sul fronte occupazionale», fa notare che «la cessazione delle attività non sarebbe immediata, ma si verificherebbe allo scadere delle concessioni, le cui date erano già conosciute dalle compagnie petrolifere al momento dell’avvìo delle attività».

Una cosa è certa. Votare è un diritto più che un dovere. Anche nel caso di un referendum abrogativo come quello che ci attende domenica prossima. Perchè, a fronte di una corretta informazione, consente agli italiani di esprimere in prima persona la propria posizione. Consente di esserci e di esercitare un potere. Al quale nessuno può imporci di rinunciare.

venerdì 15 Aprile 2016

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