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Ritardi e disagi per i pendolari, «normalità» per un giovane disabile e la sua sedia a rotelle

Tersilia Carofiglio
Cronaca di una mattinata bloccati in treno
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É da considerarsi «normale», nelle ultime settimane, per un pendolare cliente delle Ferrovie del Nord Barese, cominciare la giornata con un treno in ritardo, vivendo una condizione di abbonamento al disservizio in cui raggiungere Bari negli orari prestabiliti é diventata un'utopia.

Ma forse oggi i 20 minuti in più sono stati utili a rivelare una condizione di ingiustizia.
Sono partita da Ruvo con un lieve ritardo dovuto a un non meglio precisato «rallentamento del traffico della circolazione», come scritto sul foglio compilato dal bigliettaio, su cui mi é caduto accidentalmente l'occhio; a Bitonto la situazione é peggiorata vista la soppressione dei successivi treni diretti a Bari.

Nelle carrozze, in cui eravamo già stretti come sardine, si é riversato un numero smisurato di viaggiatori, tra cui un giovane disabile spostato come un pacco e incastrato tra la folla. Si chiama Arcangelo ed é una matricola, che come tanti ragazzi viaggia per raggiungere l'università, «orgoglioso di frequentare il primo anno di informatica». Ma a differenza dei suoi colleghi non é libero di scegliere il treno più compatibile con le sue lezioni.

Mi racconta di essere vincolato, per «suggerimento» del personale della Ferrotramviaria, a prendere solo alcuni treni, nonostante tutti siano abilitati al trasporto di disabili. Fermi alla stazione di Fesca, leggo che tra le cause del ritardo adesso c'è anche Arcangelo, passeggero, invece, vittima come e forse più degli altri.

Con aria tranquilla mi fa notare che la problematica non si esaurisce una volta giunti a Bari, perché a seguito delle recenti ristrutturazioni della stazione centrale sono spariti i montascale, «non l'avevate notato, vero!?». Devo ammetterlo, la mia attenzione era limitata al nuovo stile delle scale con tanto di oblò laterali e led. «Beh, io sto usando l'ascensore in comune con le ferrovie Appulo-Lucane, ma se ci dovessero essere guasti non avrei alternative, sarei bloccato». Prosegue raccontandomi della sua esperienza all'estero: «Sono stato a Barcellona con i miei amici, é stato bellissimo, lì ero indipendente! Non c'era bisogno di personale, era tutto alla mia portata, bastava spingere un bottone e salivo e scendevo da metro e bus».

Sono indignata, ancor più perché ho seguito in prima persona la celebrazione dei 50 anni della Ferrotramviaria in cui si sono sprecati elogi sulla modernità e sull'efficienza del servizio. L'azienda sarà anche cresciuta, ma non possiamo definirla moderna solo per le migliorie estetiche. La modernità é rendere possibile l'utilizzo dei treni, garantendo e assicurando proprio a tutti il diritto a viaggiare.

mercoledì 28 Ottobre 2015

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