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Questione cinghiali, il M5S si appella all’Amministrazione

La Redazione
I Grilli rubastini fanno proprie le istanze dell'associazione "Coscienza collettiva"
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Resta d'attualità il problema della massiccia presenza di cinghiali nel territorio dell'Alta Murgia, di cui spesso abbiamo parlato anche sul nostro portale. A farsene carico stavolta è il gruppo dei Grilli rubastini, aderente al Movimento 5 Stelle, che in una lettera aperta si rivolge direttamente all'Amministrazione ruvese «affinchè intervenga presso gli organi competenti della Regione Puglia perché la questione venga repentinamente affrontata e risolta in tempi brevissimi e non come invece sta succedendo; tanti i tavoli, molte le dichiarazioni, ma nulla di concreto ed efficace si sta adottando. Nel contempo invece, l'economia locale delle aziende e degli agricoltori che già vivono una situazione attuale non felice, è anche continuamente attaccata dalla presenza di tali ungulati.

Si richiede altresì che venga denunciata l'illegale permanenza della specie faunistica nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia, visto il Regolamento Regionale, certo e severo, che tutela l'ecosistema del Parco e che prevede la non immissione di specie non autoctone, è per la flora come anche per la fauna, all'interno dello stesso.»

La preoccupazione dei grillini è anche «legata alla sicurezza dell'uomo; già la cronaca riempie le pagine dei giornali per i continui incidenti che si verificano a danno dei malcapitati che si imbattono contro questo suide. Noi non vorremmo leggere di incidenti fatali. Questo deve essere non solo il nostro impegno come Comunità, ma quello di tutti, a maggior ragione delle Istituzioni.»
La denuncia si aggiunge, facendone proprie le istanze, a quella degli agricoltori e delle aziende aderenti all'associazione ruvese "Coscienza Collettiva" «perché la Ragione e la Legge tutelino coloro che oggi chiedono giustizia e lavoro».

L'associazione era infatti intervenuta nel merito del problema durante l'incontro dello scorso 29 settembre all'assessorato regionale all'agricoltura a Bari.

«L’A.T.C. della Provincia di Bari ha immesso i cinghiali, come risulta dalla Conferenza di Servizi tenutasi a Ruvo il 28/11/2007. Considerato che il Piano Faunistico Regionale 1999-2003 vietava l’inserimento di specie non autoctone e inesistenti sul territorio per non alterare l’equilibrio dell’ecosistema preesistente, considerata la mancanza di autorizzazioni e dei dovuti controlli, l’immissione dei cinghiali effettuata dall’A.T.C. della Provincia di Bari è abusiva.

In questa sede – hanno detto i rappresentanti di "Coscienza Collettiva" – è necessario ribadire che le cause e le relative responsabilità connesse con la presenza dei cinghiali sul territorio non vanno ignorate, in quanto le conseguenze, che oggi l’agricoltura, la collettività e l’ambiente stanno pagando, non sono state né previste né valutate né tempestivamente affrontate. Né conosciamo perché le Istituzioni hanno consentito tale operato.

Tener conto di queste premesse è indispensabile per evitare che queste situazioni si ripetano in futuro; fare scelte consequenziali ai fatti che hanno originato la problematica che oggi viviamo; definire illegittima la presenza di questi animali non autoctoni, specie non in estinzione e non protetta; elaborare ed eseguire un piano di cattura per tendere all’eradicazione della presenza dei cinghiali. Nel Pnam la cattura dovrà avvenire solo con recinti fissi o mobili, per tutto l’anno e in continuità, come propone il veterinario di C.C., dottor Fratangeli, metodologia adottata in tutta l’Italia».

Gli aderenti all'associazione hanno proposto dunque di affidare «l’incarico ad un esperto, quale lo stesso veterinario Fratangeli, che fornisca collaborazione tecnica al Parco per le modalità di cattura e trasporto di animali vivi in aree di sosta controllate o di provenienza degli animali; di elaborare un piano economico per l’attuazione di tale programma, tenendo conto degli indennizzi che non dovranno essere più elargiti a seguito della cattura dei cinghiali, della vendita degli animali catturati e della partecipazione alle spese degli Enti o Istituzioni, che sono responsabili di questa ingiustizia a danno dell’agricoltura e dell’ambiente; di porre fine allo spreco di danaro pubblico per continuare a pagare indennizzi e gli altri costi derivanti dalla gestione di un fenomeno illegittimo; di rigettare l’ipotesi del ricorso alla caccia selettiva o altra similare, per motivi etici e di sicurezza, perché nel Parco esistono da tempo attività agricole e agrituristiche operanti sulla maggior parte del territorio, esistono e stanno crescendo iniziative di carattere sportivo, ludico, culturale, esiste l’esigenza della collettività di usufruire liberamente di spazi all’aperto; infine, ciò sarebbe in coerenza alla definizione della Murgia quale “bellezza disarmante”.»

martedì 13 Ottobre 2015

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