Politica

Legge elettorale, franchi tiratori contro le quote rosa. Sbarramento all’8%

La Redazione
Decisivo lo scrutinio segreto. Emiliano: «Giorno triste per la politica. Candiderò donne capolista in tutte le province». Vendola indignato e Schittulli attacca. Forenza: «Vergogna»
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«Un consiglio composto al 95% da maschi davanti alla sfida della parità di genere fa una retromarcia cavernicola e si chiude nel proprio recinto. Ciascuno dei maschi, non solo della destra, ha usato argomentazioni imbarazzanti contro la parità di genere».

Un Nichi Vendola indignato ha abbandonato ieri l'aula del Consiglio regionale, dopo il voto contrario  – con scrutinio segreto – alla parità di genere tra gli eletti.

Niente quote rosa. E soglie di sbarramento fissate all'8% per le coalizioni e per le liste che si presentano da sole e al 4% per i partiti all'interno delle liste. Un boccone amaro per il presidente della Regione. Sel, Puglia per Vendola e Idv avrebbero voluto una soglia più bassa per garantire la rappresentanza anche alle formazioni politiche minori.

Con il voto di ieri il Consiglio ha sancito, all'unanimità, la riduzione del numero dei consiglieri da 70 a 50 (cui si aggiungerà il presidente eletto) adeguando le norme ai rilievi della Corte costituzionale.

Definito anche un premio di maggioranza: se la coalizione vincente supererà il 40%, la maggioranza otterrà 29 consiglieri, nel caso di percentuali comprese tra il 35 e il 40% i seggi saranno 28. Al di sotto del 35% saranno 27.

Delusione nel Partito democratico. «Provo imbarazzo dall’atteggiamento di alcuni consiglieri della maggioranza che hanno sfruttato l’espediente del voto segreto, proposto dall’opposizione che voleva ottenere il risultato ottenuto, per non far passare la parità di genere per la quale mi sono sempre battuto. E con me buona parte del Pd» dichiara il capogruppo Pd, Pino Romano.
«Quello del centrodestra è stato un gesto che non ha tradito le aspettative ma che ha confermato dieci anni di opposizione ai diritti civili. Quello di alcuni consiglieri di centrosinistra, invece, è vissuto come un tradimento di cui dovranno dare conto, per quanto riguarda il Partito democratico, al segretario regionale Michele Emiliano ma soprattutto alle donne».

«È un giorno triste per la politica» esclama Michele Emiliano. «Terrò conto di quanto accaduto nella composizione delle liste – promette – chiedendo a tutti di non indicare candidati che si sono espressi contro la doppia preferenza di genere. Candiderò a capolista per il Pd, in tutte le province pugliesi, delle donne e farò personalmente campagna elettorale per loro chiedendo ai pugliesi di votarle. Ma non basta: se verrò eletto presidente chiederò al nuovo Consiglio regionale di votare subito una nuova legge elettorale che rimuova gli ostacoli alla elezione paritaria delle donne e il limite dell’8% dello sbarramento di coalizione».

Polemico Francesco Schittulli, candidato per il centrodestra: «Le doppie poltrone sono state già tutte promesse, per questo motivo la mia proposta di impedire che un consigliere regionale potesse avere anche un altro incarico politico o amministrativo è caduta nel vuoto. L’emendamento è stato ritirato prima ancora che arrivasse in aula eppure il mio avversario, segretario regionale del Pd, partito di maggioranza nella massima assise regionale, aveva raccolto il mio appello e in cambio mi aveva chiesto di sostenere quello per la doppia preferenza (uomo-donna), cosa che prontamente ho fatto».

«Il centrosinistra alla Regione Puglia era ed è nelle condizioni di poter far passare da solo il principio di parità di genere – ricorda il candidato del centrodestra -. I consiglieri regionali del Pd, che si erano proclamati favorevoli nel segreto dell’urna, hanno preferito lasciare tutto così come è».

Protesta anche Eleonora Forenza, eurodeputata dell'Altra Europa con Tsipras: «L'approvazione della soglia di sbarramento all'8% rappresenta inequivocabilmente la volontà di privare del diritto alla rappresentanza il voto di migliaia di persone. È di fatto un incentivo all'astensione o al cosiddetto voto utile. Una vergogna. Altra vergogna è la bocciatura col voto segreto delle norme paritarie. Il Pd dovrebbe più correttamente chiamarsi partito antidemocratico».
 

venerdì 27 Febbraio 2015

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