Attualità

Calentano e non Calendano, va ripristinata la segnaletica stradale

Maria Tedone
Sulla strada per Castel del Monte
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Quanti, provenienti da Bari o da Foggia, attraverso la ex statale 98 (ora strada provinciale 231) vogliono dirigersi verso Castel del Monte, in prossimità del bivio verso Altamura, Gravina, Minervino, Poggiorsini, tra le tante frecce direzionali installate dall’Amministrazione provinciale, ne trovano una con la scritta ‘Calendano’:
Trattasi di una antico casale di Ruvo, noto sin dal 1200 grazie al ritrovamento del quadro di una Madonna a cui fu dedicato un santuario con annesso sanatorio dove venivano inviati in convalescenza i Crociati feriti in cura presso l’omonimo ospedale di Molfetta.

Il toponimo deriverebbe anche del nome dei signori di Ruvo, De Culant, ai quali la tenuta fu donata, quindi basterebbe questo appiglio storico ad attestare l’esatta denominazione di ‘Calentano’. Ma altre fonti attestano l’esattezza di tale denominazione a partire dalle tante riproduzioni della Puglia risalenti al 1700 o addirittura sfogliando il Codice Diplomatico Barese.

Perché, quindi, ostinarsi a chiamare questo borgo, ormai divenuto villaggio residenziale, Calendano? Basta soffermarsi su un lapide viaria posta lungo via S. Barbara per leggere ‘già via Calentano’; basta soffermarsi sulla copertina di un prezioso volumetto scritto da Antonio Jatta nel 1890, per leggere ‘Calentano; basta soffermarsi su una cartina topografica dell’IGM per avere ancora una conferma dell’esatto nome del casale.

Quella segnaletica va quindi corretta anche per rispetto della storia locale deludendo purtroppo quanti si sono affidati alla scrittura del motto dialettale ‘Calendone ve rutte e vine sone’.

giovedì 22 Dicembre 2011

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Gate21
Gate21
12 anni fa

Giusto che ci troviamo, torniamo a chiamare la nostra città con il suo vero nome, quello dell’Antica Roma, RUBI. Magari riusciamo anche a fare un “gemellaggio” con la famosa escort RUBY…

jagorione
jagorione
12 anni fa

Trovo più che giusto quanto esposto nell’articolo. Rimanendo nell’invocato “rispetto della storia locale” disinvoltamente elusa ridenominando strade e piazze, sogno di vedere come insegna di Ruvo non già un’anonima anfora ma, quella civetta sacra a Minerva che ghermisce un ramoscello d’ulivo, raffigurata in una delle sue monete con la scritta greca ‘Rhybastein’ (vernacolo, rvstèin). Moneta riportata a rilievo sulla torre dell’orologio con sulla faccia opposta, la testa delle dea Minerva. Di essa tratta Giovanni Jatta nel suo “Cenno storico sull’antichissima città di Ruvo nella Peucezia”. Insomma, l’esclusiva impronta digitale di Ruvo. Nel “rispetto della storia locale”, delle nostre invidiabili radici.

eviloriginal
eviloriginal
12 anni fa

Grande gate!!!!! Ruby for president!!!!!!

cinghialotto
cinghialotto
12 anni fa

in effetti credo si tratti di un problema molto serio, che va affrontato con la massima urgenza…

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