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“Sarebbe opportuno non vendere gli immobili del Parco dell’Alta Murgia”

Redazione
Nicola Amenduni, membro della Fabbrica di Nichi di Ruvo di Puglia, affronta l'argomento, inviando una lettera aperta a Nichi Vendola.
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E’ stata da poco approvata dalla Giunta Regionale, la cessione dei beni demaniali del parco dell’Alta Murgia. Per esigenze di bilancio, per coprire il debito nel settore sanitario, molti di questi beni verranno venduti, sul mercato per un piatto di lenticchie, poichè hanno una bassa redditività. Il punto è che potrebbero assumere un grande valore materiale ed immateriale, se restituiti alla pubblica funzione, magari per l’arricchimento della Rete Ecologica Regionale attraverso la ricostituzione di isole di diffusione di biodiversità e di ricostituzione di paesaggio.

Nicola Amenduni, membro della Fabbrica di Nichi di Ruvo di Puglia, affronta l’argomento, inviando una lettera aperta a Nichi Vendola.

"L’annessione di tali beni al patrimonio AA.SS.LL. (alla fine anni ’90), fu ritenuta, anche dai Comuni, un vero e proprio scippo ai danni delle comunità locali, vista la loro provenienza civica-comunale, e visti anche i legati testamentari con cui, parte di essi, nel tempo, furono ceduti dai notabili “generosi” a favore delle “Opere Pie” nei vari comuni (come i casi di Spinazzola e Ruvo di Puglia, ad esempio.)

Le valutazioni effettuate poi sono a dir poco ridicole. L’Ente Parco Alta Murgia ha avanzato la proposta di prelazione e devoluzione di tali beni, ricadenti in area Parco, come prevede la legge 394/91; in tal senso, circa qualche anno addietro, l’Ente ha scritto una nota indirizzata agli uffici regionali, conseguendo nessuna risposta.
Gli usi che si potrebbero fare di queste aeree sono innumerevoli. Lo studio e la sperimentazione della evoluzione delle biocenosi in Alta Murgia, un centro di Educazione ambientale ecc., con interessati ricadute occupazionali, specie per giovani, durevoli e pulite.
Nel Parco Alta Murgia sussistono, ad esempio, terreni, di tale provenienza, anche nel territorio di Gravina. Peraltro la eventuale vendita di fabbricati storici, senza la preventiva autorizzazione dell’apposita Soprintendenza, sarebbe in violazione dello stesso Codice dei Beni Culturali.

Ruvo rischia di perdere i seguenti beni immobili

1)Case cantoniere dell’acquedotto, in passato inserite dal Comune di Ruvo, in un vasto programma di promozione del turismo natura-cultura nel territorio, insieme a tante alte emergenze architettoniche (torre Jazzo Rosso, Torre Lama Pagliara, Casina Ruta Masseria Scoparello- storico/culturali (vedi Tratturello Regio Canosa-Ruvo e Canale Acquedotto) nonchè naturalistiche (boschi etc.);

2) Terreni e masseria di Monte di Pietà, già patrimonio del Comune stesso;

3) masseria, iazzo,  bosco scoparello; questi ultimi non in vendita ma in situazione di grave degrado ed abbandono

4) terreni di uso civico ecc.

lunedì 8 Novembre 2010

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h645y
h645y
13 anni fa

Quella della vendita del patrimonio che fa parte della nostra storia e dalla quale potremmo creare nuove opportunità per il nostro territorio è un’azione scellerata, figlia delle logiche di questo tempo.
In fondo questi signori che barattano tutto con i soldi li abbiamo votati noi, non stupiamoci se domani saranno vendute scuole ed ospedali…
Che brutto tempo per l’Italia

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