Cultura

‘Corri corri corri’ e “Rita”: teatro che conquista l’anima

Sabino De Bari
due brevi lavori teatrali rappresentati il 29 Agosto presso la masseria messa a disposizione dall'associazione culturale Lamaserena, Minervino.
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Un filo teso, una giacca, e corde pizzicate di chitarra.

Il teatro affidato a pochi oggetti, posati nel loro effetto estraniante, attraversati da un fascio di luce nel buio che li rende vivi, e vibranti di storie.

Storie incarnate dai due autori e interpreti di ‘Corri corri corri’, un inedito e poetico Giuseppe Berardi autore dei testi musicali e una sempre nuova Raffaella Giancipoli, che si cimentano su un testo liberamente ispirato a Blues in Sedici di Stefano Benni.

Attraverso le loro voci, sussurrate e cantate, dolci e spezzate, prende corpo un’intensa e incorporea storia d’amore che attraversa l’abbandono e la distanza, che rimbalza fra stati d’animo e di anime differenti, restituita al ‘Per sempre’ che si intreccia ai finali.

Tematiche difficili che si snodano in un’autentica poesia di parole e musica.

Questo il primo dei due brevi lavori teatrali rappresentati il 29 Agosto presso la masseria messa a disposizione dall’associazione culturale Lamaserena, presso la contrada Lamalunga, nelle vicinanze di Minervino. La location non potrebbe essere più suggestiva: la campagna notturna a fare da cornice alla serata, nel fresco volgere della fine dell’estate, con il buio intenso trafitto solo dalle luci di scena.

Il secondo spettacolo vede al centro della scena la sola Raffaella, autrice e interprete del corto teatrale ‘Rita’, quasi completamente recitato in dialetto ruvese.

Il talento e la creatività dell’attrice creano intorno a sé tutti i luoghi che le sue parole raccontano, e che le sue mani descrivono.
E sono quasi ipnotici quei movimenti con cui le sue dita disegnano nel nulla i volti dei due protagonisti della storia, una giovanissima Rita e un bellissimo Salvatore, ragazzini innamorati alla metà del secolo scorso, nella Ruvo di un tempo, che risuona attraverso la musicalità di un dialetto che Raffaella ha dovuto imparare, e lo ha fatto alla perfezione.

La storia si dispiega attraverso le descrizioni delle tradizioni del paese, della Murgia incontaminata, dei sobbalzi del cuore di una ragazzina che si offre alla vita con tutto l’entusiasmo dei suoi pochi anni, e questo svolgersi di piccoli eventi quotidiani viene raccontato con la nostalgia rotta degli irraggiungibili istanti perduti per sempre.

D’un tratto la leggerezza incantata di quest’anima limpida – che solleva sorrisi frequenti nel pubblico – viene di colpo spezzata da un’inaspettata brutale violenza subita, in un’interpretazione talmente intensa da serrare le gole, mentre Raffaella sotto gli occhi di tutto il pubblico si trasforma da ragazzina in anziana in pochi istanti, con i capelli di colpo imbiancati con un solo gesto delle mani immerse in quella farina che era stata un letto di foglie felici prima, di immondo dolore dopo.

Poi dopo l’applauso, meritatissimo e continuo, la voce di Rita è rimasta, da qualche parte, a mezz’aria nella notte.

E quando l’arte si fa così viva, così dolorosa e autentica, non c’è parola di apprezzamento che possa comunicare l’emozione di averla sentita dentro.

lunedì 1 Settembre 2008

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ruggine
ruggine
15 anni fa

entrambi i lavori mordono il cuore.è impressionante quello che il buon teatro riesce a fare.un’emozione autentica che merita di essere vissuta da più persone possibili. speriamo in una replica a Ruvo. in bocca a lupo ragazzi!

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