Politica

I Ds discutono di Partito Democratico con Enzo Lavarra

Grazia Ippedico
L'europarlamentare incontra esponenti e militanti della quercia ruvese toccando i temi caldi della politica nazionale.
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Il 24 giugno i Democratici di Sinistra presso la loro sede in largo san Giovanni, hanno invitato Enzo Lavarra, parlamentare europeo.

Argomento del giorno, la formazione del partito democratico. «All’indomani della candidatura di Walter Veltroni, che rasserena un po’ tutte le parti, c’è bisogno sicuramente di credere e confidare nella possibilità di dialogo tra i partners locali e nazionali», esordisce Lavarra. 

L’europarlamentare inizia a disquisire sulla crisi della politica, che attraversa non solo l’Italia ma tutto il globo. «Con la globalizzazione viene messo in discussione il concetto di democrazia tradizionale. Non c’è la coscienza dei popoli, l’identità di una nazione. La difficoltà di gestire impegni gravosi come l’immigrazione, dare delle risposte adeguate, mette in difficoltà anche l’efficienza europea. Provvedimenti decisivi per il nostro paese, come può essere l’elezione diretta, sono decreti che si dilazionano nel tempo».

Lavarra disegna una prospettiva che permetta alla «politica di riacquisire le sua forza e perdere la sua provincialità. Se l’amministrazione cede il passo e diventa debole, chiunque può ergersi a mentore e iniziare a fare politica. La gente analizza in maniera più superficiale la politica e spesso dimentica la propria coscienza storica. Questo è ancor più facile che accada in un paese, come l’Italia, che ha vissuto quindici anni senza un stabile assetto istitutivo».

Per il deputato europeo è comunque necessario superare i vecchi steccati ideologici. «Ci sono gli anziani che parlano ancora di rosso e nero. Ma con la caduta della prima repubblica e del muro di Berlino, parlarne ancora è anacronistico. Ora non ha più senso parlare di comunismo e fascismo.E la DC esisteva perché aveva una funzione storica contro il PC. Cade il comunismo nell’89. Cade anche la DC. Ci sono giovani pionieri, carichi di ideali, e forza. Ma sono pochi, e il loro entusiasmo può facilmente svanire se non riesce a trovare un terreno fertile dove attecchire. E c’è l’Italia tutta quanta, che ha bisogno di rivedere la propria identità. Di rinunciare alla frammentarietà. Se si vuole vincere bisogna muoversi uniti. C’è l’obbligo di eliminar l’eccessiva frammentarietà che caratterizza il panorama partitico del nostro paese».
E non è da sottovalutare l’urgenza ampiamente richiesta, di un dialogo con il centro destra.

«Una riforma è più facile se vengono a cadere le ideologie. L’Ulivo e i DS sono sopravvissuti con orgoglio alle vicende tormentate della storia recente. C’è bisogno di ripristinare i procedimenti democratici sui quali la nostra repubblica vive. La decisione di far eleggere direttamente al cittadino il segretario del nuovo partito democratico, è il primo passo verso questo processo. C’è la richiesta da parte degli elettori di una partecipazione diretta e la libertà è partecipazione, cantava Gaber».

«Se vogliamo risollevare la politica dalla crisi che l’ha colpita duramente -è la conclusione di Enzo Lavarra- dobbiamo credere in questa riforma, che non è moderatismo, ma una risposta alle necessità di una nazione in via di ristrutturazione, di crescita e di presa di coscienza».

venerdì 29 Giugno 2007

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