Attualità

Il cancro nel III millennio: sconfiggere la malattia e la paura

Elena Albanese
Organizzato dall'AVIS cittadina, si è svolto lo scorso giovedì 10 maggio, presso l'Auditorium del Liceo Scientifico "O. Tedone", un convegno su attualità e prospettive nella cura ai tumori.
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L’incontro è stato aperto dal saluto del Consigliere Nazionale dell’Associazione Ruggero Fiore e dal Presidente della sezione di Ruvo Salvatore Damato, il quale ringrazia i convenuti e non si esime da una piccola tirata d’orecchie per l’assenza dei colleghi medici. Stessa mancanza lamentata dal prof. Caputi Iambrenghi, professore associato di Chirurgia Generale all’Università degli Studi di Bari e moderatore della serata. “Spesso”, dice, “la classe medica è poco sensibile al problema oncologico”, prendendo sottogamba certi sintomi e non collegandoli alla malattia.

La non conoscenza del problema genera spesso paura da parte degli interessati e delle loro famiglie nei confronti dei tumori. È questo il primo scoglio da superare: far capire che oggi la percentuale di guarigione è in lenta ma continua crescita e raggiunge livelli impensabili anche solo un decennio fa. Anche in Puglia, sostiene dati alla mano il primo relatore, il prof. Tommaso Berardi, Titolare della Cattedra di Chirurgia Oncologica all’Università di Bari, la mortalità è in lieve calo tra il 1998 e il 2002. Il cancro si combatte e si guarisce, ma soprattutto si previene. Ecco quindi il secondo obiettivo: lavorare sulla diagnosi precoce. È sempre il prof. Caputi Iambrenghi a sostenere l’esigenza improrogabile di dar vita a un’associazione a cui rivolgersi per effettuare screening ed esami. Spesso, infatti, il medico di base non è preparato e il paziente è disorientato: un centro appositamente creato sarebbe sicuramente un punto di riferimento per molti cittadini e darebbe delle linee guida da seguire sia nella prevenzione che nella cura.

Il prof. Berardi, con l’aiuto di alcune slide, illustra poi la storia della malattia, per spiegare che non si tratta del “male del secolo”, ma di un problema esistente già molto tempo addietro. Certo oggi la maggiore incidenza del cancro dipende essenzialmente dalla crescita dell’aspettativa di vita e soprattutto dei fattori di rischio. Allo stesso tempo, però, la diagnostica è diventata più attenta, sofisticata e precisa, le terapie utilizzate innovative e la società è cresciuta culturalmente. Tutto ciò deve portare a una nuova fase: quella della prevenzione e non solo della cura. A partire dalla cosiddetta prevenzione primaria, ovvero la lotta a tutti quei comportamenti che possono ledere la nostra salute. A questo proposito le tre vere sfide del III millennio sono il fumo, l’ambiente e la dieta. Non a caso, in tempi non sospetti, Pasteur sosteneva che “noi beviamo, mangiamo o respiriamo il 90% delle nostre malattie”. L’educazione allo star bene è il primo fondamentale passo che la gente comune deve sforzarsi di fare. Allo stesso tempo la comunità scientifica lavora al fine di realizzare la rivoluzione genomica, ovvero arrivare attraverso lo studio del genoma alla catalogazione delle sequenze di DNA anomale che provocano i diversi tipi di cancro, al fine di poter intervenire in maniera localizzata a livello genetico con i cosiddetti farmaci intelligenti. Purtroppo lo stanziamento di fondi per la ricerca, pari in Italia a circa 200 milioni di € all’anno, non è sufficiente.

A questo proposito interviene anche il sindaco, dicendo che il nostro paese è invece molto sensibile all’argomento e accennando al progetto, di cui si è parlato recentemente anche su questo sito e del quale si definisce un forte sostenitore, di produrre radiofarmaci proprio nella zona industriale di Ruvo.

Anche il dott. Giammarco Surico, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell’Istituto Oncologico ASL Le-1 rivolge il suo saluto ai “non numerosi, ma motivati” presenti. Spiega che “la cellula tumorale è una cellula che si ammala di eternità”, cioè che non compie il normale percorso di vita e di morte, diventando impossibile da debellare del tutto. Nonostante però non si sia in grado di sconfiggerla, si può ugualmente evitare che uccida. Per questo è fondamentale sdrammatizzare la malattia e convincersi che, visti i progressi, è indubbio che si stia percorrendo la strada giusta.

domenica 13 Maggio 2007

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