Cultura

La profondità delle Acque Basse

Nico Andriani
Presentato il nuovo libro di Angelo Cannavacciuolo
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Nella saletta della libreria Agorà, l’associazione culturale Calliope ha ospitato la presentazione del nuovo libro di Angelo Cannavacciuolo, "Acque Basse", pubblicato da Fazi Editore, seguendo il nobile operato della piccola libreria ruvese e dei suoi incontri con alcuni degli autori dei migliori libri in uscita.
Napoletano, attore e regista, Cannavacciuolo è al suo terzo romanzo dopo aver pubblicato Guardiani delle nuvole, finalista del Premio Viareggio nel 1999 e Il soffio delle fate, finalista al Premio Elsa Morante.

Il successo del libro, da parte della critica e del lettore, testimoniato dalla seconda ristampa nel giro di pochi mesi, è frutto della scelta da parte dell’autore di abbandonare il campo della letteratura alta e di dedicarsi con il senso del “divertimento della scrittura” ad un noir esistenzialista che incatena il lettore spaziando tra le trame comunicative, gli scenari e gli spunti, attraverso il quale si mostrano “le viscere dell’uomo, l’impossibilità di vivere, la ferocia dei rapporti umani, con un gelido realismo che finisce per diventare terribile e struggente”.
La storia tratta di Gerry van der Keuken, ex cronista di nera che ha abbandonato la sua vecchia vita dopo che il suo amico e collega Gianluca è stato ucciso dai killer della camorra e si è rifugiato in una baracca di legno nella baia di Bacoli.

Nessuno lo disturba, finchè il passato torna a bussare alla sua porta e lo porta ad indagare sull’omicidio di un transessuale, di nuovo tra i vicoli di una Napoli disfatta dal caldo e dalla corruzione. In questa atmosfera ritrova la donna che ha amato e che lo ha distrutto quando lui era un vizioso del gioco e per tutti era Jackpot e che ora è diventata la moglie del padrone del saccheggio edilizio di Napoli.
È un libro caratterizzato dal senso del doppio, che cerca di narrare la realtà di Napoli, che va oltre i luoghi comuni e i nostri schemi mentali: Napoli è una città schiava della retorica, eppure oltre l’oleografia vi si trova la difficoltà di raccontarla, vi convivono tristezza e allegria, nobiltà e miseria, aristocrazia e plebe.

Il compito dello scrittore è quello di scrivere ciò che vede e, nel caso di Acque Basse, il disagio che lo circonda. Questo perché Napoli è la punta dell’iceberg del malessere del Paese e del Meridione maltrattato e il titolo riferisce la capacità di assorbire ciò che di tragico succede, le acque limacciose, la crisi di valori. E infatti nella città all’ombra del Vesuvio l’illegalità la fa da padrona e le narrazioni che la interessano sono varie e contraddittorie tra loro (Bocca, De Luca).

Il primo bisogno che occorre nell’apprestarsi a narrarLa è quello di essere impersonale, superare il luogo comune e porsi davanti alla città con disincanto, con il “senso del gioco” che permette di fondere insieme questi aspetti contrastanti tra loro.
Questo viaggio tra realtà e finzione nel principio dialettico di sintesi approda nel paradosso, che diventa la parola chiave del romanzo; la vera Napoli è tutto e il contrario di tutto, oltre il sole, la pizza e il mandolino (non a caso Gerry van der Keuken è un napoletano, non quindi il classico Ciro Esposito).

Il libro tratta il tema dell’illegalità e della triste vicenda del giornalista Giancarlo Siani, giornalista precario de Il Mattino di Napoli che nei suoi pezzi denunciava la collusione tra politica e camorristi, nominando persone come Angelo Nuvoletta, boss di Torre del Greco, nome sulla bocca di tutti eppure silenzioso, un innominabile padrone di Napoli che condannò a morte quel giornalista impiccione, come il Mario Francese ucciso dalla mafia il 26gennaio del ‘79, reo di aver denunciato i rapporti tra mafia e politica negli anni del “sacco” edilizio di Palermo, nominando Totò Riina, i corleonesi e le loro società edilizie.

La vicenda accomuna tutto il sud attraverso la linea Campania-Sicilia, ed è facile far balzare alla memoria la vicenda dell’altrettanto involontario eroe Giuseppe Impastato (immortalato nel bellissimo film di Marco Tullio Giordana I cento passi), figlio di un mafioso, ucciso dagli amici del padre per aver denunciato dalla sua Radio Aut gli abusi della mafia del suo parente Tano Badalamenti, lo Zu Tanu, per essersi candidato nelle file del partito comunista alle elezioni del suo paese, Cinisi, per “controllarli” e far valere la legalità, negli anni dove la Sicilia era sempre più vittima degli interessi incrociati mafia-politica.

L’errore di questi due ragazzi è stato quello di dire come la mafia o la camorra fossero una cosa sbagliata, non avendo il senso dell’illegalità e di adattamento alla vita che diventano, attraverso la lente del paradosso, “normalità” e che spinge la popolazione di Secondigliano a fine 2004, ad aggredire le forze dell’ordine arrivate per arrestare il boss del quartiere napoletano (episodio che apparirà nel nuovo romanzo di Cannavacciuolo in fase di scrittura).

Giancarlo Siani nel romanzo diventa Gianluca Lucani e nel viaggio tra realtà e finzione Cannavacciuolo accosta la narrazione a quella di Cervantes del don Chisciotte, che questa volta combatte contro i mulini a vento della camorra, così immensi e sanguinari eppure, oltre la lettura superficiale del romanzo secentesco, il grande pregio dell’autore è stato quello di cogliere il senso più vero del conte della Mancha, eroe del paradosso: trasfigurare una realtà e una normalità, che in quel di Napoli costringeva i ragazzini a spacciare nelle carceri.

Facendo così, lo stesso Cannavacciuolo ha voluto portare Siani/Lucani dalle fredde pagine della cronaca nera alle pagine immortali della letteratura, riconsegnando questo ragazzo, del quale nel 2005 è corso il ventennale dalla morte, al valore del senso civile.
Due morti passate apparentemente nel silenzio quelle di Siani e Impastato (lo stesso Impastato fu ucciso il 9maggio 1978, l’alba del ritrovamento del corpo di Aldo Moro ucciso dalle brigate rosse), ma che rimangono fortunatamente come esempi nel cuore dei giusti come Gerry che, rifugiatosi nel silenzio di Bacoli per “non pensare” riparando barche viene braccato e trovato dal suo passato.

Indagando sull’omicidio di Pandora, addentrandosi in un mondo oltre lo stereotipo del “femminello”, Gerry Jackpot si ritrova ad indagare sulla società che ha abbandonato, con le tinte della letteratura di genere che in Italia trova pochi esponenti oltre a Lucarelli e Ammaniti.
Napoli si riempie di penombre, in così forte contrasto con l’immagine della Napoli solare; il noir predilige il silenzio e Napoli è anche la città del silenzio, che è possibile cogliere nei vicoli del centro storico dove non c’è sole se non negli incroci dove si viene colpiti da schegge di luce e dove al brulichio di vite e di rumori, di profumi e di voci, è possibile ritrovare improvvisamente un sacro silenzio all’interno dei cortili delle chiese incastonate nei lunghi e stretti labirinti.

Tanti gli spunti in un affascinante viaggio letteratura-cinema, il romanzo strizza l’occhio a Ellroy e pare che la narrazione possa servirsi delle atmosfere e della telecamera di L.A. Confidential fino ad approdare al Tarantino de Le iene e di Jackie Brown passando attraverso il cinema dei fratelli Cohen, nell’originale immagine di un omicidio che avviene nel libro in un ristorante, nella stessa cornice e con le stesse modalità del film con Samuel L.Jackson protagonista, nello stesso momento in cui nel televisore del locale stanno dando quella stessa scena di quello stesso film.

Passando attraverso il grottesco gangsteristico dove è possibile rintracciare le figure improbabili di due camorristi, il libro mette a dura prova i nostri sensi, con sensazioni tattili e olfattive che ci catapultano nell’estate più torrida che stimola gli istinti, rifacendosi a Brivido Caldo e presentando una storia d’amore/sesso fatto di corpi sudati con Rebecca, femme fatale per eccellenza che dall’aver distrutto la vita del protagonista ne diventa la salvezza.
La storia corre attraverso un circolo chiuso e ci si rende conto che gli avvenimenti non sono altro che frutto di un ricordo che Gerry continua a ripetere e ripetersi ad ogni occasione, secondo il principio della riproducibilità dell’opera d’arte di Walter Benjamin: Acque Basse è un romanzo caleidoscopico sulla varietà dei punti di vista, su Napoli nella visione più varia possibile, che riappropria il senso di appartenenza ad una città misteriosa come i suoi vicoli oltre la banalità, anche riguardo l’illegalità, sulla giustizia e il valore della verità, sull’uomo e sull’amore, e, a conferma della sua vena paradossale, è un romanzo positivo, Gerry è la figura del quarantenne del giorno d’oggi che non vuole responsabilità e scappa, anche se il passato torna a riacchiapparlo, e l’unica cosa vera al di la degli ideali e del trascendente, l’unica speranza è l’amore di Rebecca, l’unica speranza in un mondo migliore è l’uomo stesso.
Angelo Cannavacciuolo si conferma grandissimo scrittore, consegnando nelle pagine di un libro di genere la completezza e la profondità della storia della letteratura.

lunedì 23 Gennaio 2006

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