Cultura

Orme nella storia, tracce nella memoria

Nico Andriani
Lunedì sera il documentario su don Tonino
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Lunedì 7 novembre, presso l’associazione culturale Aede in corso Antonio Jatta 45, sarà proiettato un toccante documentario sulla figura di don Tonino Bello, vescovo della diocesi Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi fino al’93.

Il cortometraggio è stato montato dalla Morpheus Ego Kinema e poi donato al Liceo Spinelli di Giovinazzo. Due anni fa, partecipando al festival nazionale del cortometraggio nazione "A corto di cinema", ha meritato una targa speciale da parte del comune di Giovinazzo: l’opera è stata inoltre inserita in un dvd insieme ad altri corti dal titolo “Conosci don Tonino”.

L’intento del regista Michele Pinto, non è stato quello di fare la biografia di un Santo, bensì quello di presentare il vescovo scomparso nell’ Aprile del ‘93 nella sua umanità più concreta, e questo per non allontanarlo da noi;

oggi quando si parla di lui, il suo nome viene pronunciato sempre con tenerezza, e questo perché Don Tonino è stato un uomo che ha lasciato un esempio, altissimo e nobile ma che è possibile seguire: come ricorda il filmato d’apertura, nel pieno della sua malattia, si recò in una Sarajevo straziata dai bombardamenti per parlare di pace, e in 20 ore della sua presenza, si parla di soldati e di civili piangere insieme, perché come spiegava, “la gente non è violenta”.

La sua figura si poneva in contrasto con i canoni di una Chiesa chiusa al dialogo, specialmente con i laici: lui stesso era un vescovo laico e politico, e si è detto di lui come di un vescovo “rosso”, in prima fila fra i cortei degli operai e dei contadini, ma lui era il portatore del messaggio di fratellanza fra gli uomini, senza bandiere e colori.
Indicatori infatti erano gli auguri rilasciati alla sua diocesi: “tanti auguri scomodi […] finchè non avrete dato ospitalità a un povero di passaggio”.

Il filmato mostra tratti del vescovo spesso sconosciuti, calato ad esempio in un’insolita veste arrabbiata mentre si ricorda per la sua proverbiale calma da parte di un suo seminarista, quando condivideva con i giovani la sua casa, sempre aperta a chi ne avesse bisogno.

Vengono riprese le testimonianze degli amici di sempre, del suo medico personale negli ultimi giorni della sua malattia, del magistrato Giancarlo Caselli e di padre Alex Zanotelli; viene indicato come un modello di santità pericoloso perché troppo avanti rispetto ai canoni finora visti: ha saputo indicare un sentiero, attraverso cui l’umanità intera avrebbe potuto raggiungere la coesione.

Don Luigi Ciotti ne parla come di un vescovo scomodo come spesso è scomoda la verità, e si sofferma sul viaggio intrapreso da don Tonino durante la malattia verso Sarajevo durante la guerra nell’allora Jugoslavia come il primo in assoluto e a cui sono susseguiti i numerosi viaggi fatti da altre autorità in quel periodo. Egli scrisse “non siate i notai dello status quo ma i profeti dell’aurora, lavorando sul presente e non idealizzando il futuro”.

Il documento, in una mezz’ora carica di emozioni, si chiude con delle scene commoventi ed emblematiche: il giorno del suo compleanno, il 28 marzo 1993, pochi giorni prima della sua morte, sorpreso dalla visita festosa dei suoi fedeli, purtroppo impedito dalla malattia, li salutò dicendo “vorrei abbracciarvi ad uno ad uno”, mentre il filmato si chiude con la canzone preferita dal vescovo: "Freedom", la libertà e la speranza per cui si è battuto per ogni bisognoso, donando sempre la sua ala di riserva, fino alla fine.
 

 

venerdì 4 Novembre 2005

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