Festa dell'Ottavario

L’Ottavario e l’arte: la bellezza svelata dell’ovale del Santissimo Sacramento

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Altare con ovale del Santissimo Sacramento ricamato; piante
L'altare in piazza Matteotti dove è esposto l'ovale restaurato col Santissimo Sacramento © RuvoLive.it
Tornato in tutto il suo originale splendore l’opera tessile che oggi adorna l’altare in piazza Matteotti. Restauro a cura di Maria Stragapede, su commissione del Comitato feste patronali e col supporto della Pro Loco di Ruvo di Puglia
scrivi un commento 773

Tornato in tutto il suo originale splendore l’ovale del Santissimo Sacramento che oggi, giorno dell’Ottavario del Corpus Domini, adorna l’altare in piazza Matteotti. L’opera d’arte tessile è stata presentata al pubblico lo scorso giovedì, sulla piazzetta antistante l’Infopoint di Ruvo di Puglia, gestito dalla Pro Loco.

Il Santissimo Sacramento si è rivelato in tutta la sontuosa e raffinata bellezza del ricamo: su una nube e tra due angeli, l’Ostensorio è circondato da foglie di vite, grappoli d’uva e spighe di grano. Nella parte sottostante, ricamato il versetto “Vere, tu es Deus absconditus” (Isaia, 45,15). Il ricamo, incorniciato entro un semplice supporto ligneo, risale al tardo Ottocento-inizio Novecento, è di fattura meridionale e di provenienza monacale. Originariamente su taffetà di seta, il ricamo è realizzato con sete e ciniglia  policroma, oro liscio, oro riccio e canutiglia dorata. Le parti figurate sono state dipinte con tempera magra.

Il rinnovato fulgore è opera di un delicato lavoro svolto dalla restauratrice e conservatrice di tessuti antichi Maria Stragapede, accreditata dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di molte regioni tra cui Puglia, Lombardia, Toscana, Calabria, Sicilia, Umbria, Campania.  Una preziosa opera di restituzione alla collettività nata dalla pietas e dall’amore per il patrimonio artistico e storico di Ruvo di Puglia da parte del Comitato feste patronali, della Pro Loco di Ruvo di Puglia, di Stragapede nelle cui mani preziosi abiti, divise militari, paramenti sacri, arazzi ritornano a nuova vita; dei privati.

È lo stesso presidente del Comitato, Francesco Sparapano, a raccontare quando è maturata l’idea di sottoporre a restauro l’ovale del Santissimo Sacramento. «Nel 2021, in occasione della Messa dell’Ottavario in piazza Matteotti, mentre stavamo esponendo l’ovale del Santissimo Sacramento, ci siamo resi conto che era rovinato. Era impossibile ammirarne la naturale bellezza. E questo non andava bene perché l’ovale rappresenta Cristo Eucaristia, il fulcro della Solennità: era, quindi, necessario restaurare l’ovale. Ne abbiamo parlato con il presidente della Pro Loco Rocco Lauciello e, dopo diversi incontri anche con la restauratrice Maria Stragapede, si è deciso di procedere. E ora, grazie a loro, alla città, ai ruvesi è restituito un prezioso tesoro».

Soddisfatto anche Rocco Lauciello: l’ovale del Santissimo Sacramento è la terza opera d’arte del patrimonio storico e artistico di Ruvo di Puglia che è restituita alla città (le altre sono le tele “La cacciata degli Angeli ribelli” e “La Madonna degli Angeli”, conservate nella chiesa di San Michele Arcangelo) dalla Pro Loco soprattutto grazie al sostegno di privati, tramite donazioni o il versamento del 5×1000 a favore dell’ente, iscritto nel Registro unico delle associazioni di promozione sociale. La Pro Loco, dichiara Lauciello, si impegna costantemente a valorizzare il territorio  non solo attraverso la partecipazione a bandi dedicati al recupero di opere d’arte, soprattutto quelle “dimenticate”, ma anche grazie al  5×1000 dei contribuenti.

Per Stragapede è stata non solo «una bellissima avventura», ma anche lavoro, intimo e silenzioso, certosino e appassionato, che ha salvato il lavoro di «ore e ore» realizzato da delicate e pazienti mani «soprattutto femminili». In quel ricamo ci sono tempo, dedizione, passione: c’è la vita. Come conservatrice, Stragapede ha voluto recuperare l’autenticità dell’opera, ha sentito l’obbligo morale di mostrare ai fruitori e ai tecnici che vorranno studiarla il lavoro così come è stato realizzato e, se possibile, di far intuire il processo creativo sottostante. Ha tutelato il lavoro di coloro che hanno ricamato e il diritto dei posteri a conoscere e a fruire della bellezza autentica del lavoro. Stragapede spiega che a Ruvo di Puglia esistono altri due esemplari identici di ovale che rappresenta il Santissimo Sacramento. Uno si trova a San Giacomo e raffigura la Passione di Cristo dalla cui Croce sgorga il sangue, raccolto dagli Angeli, e dal quale parte una profusione di fiori che funge da cornice.

La presenza della ciniglia colorata è insolita nel contesto ricamatorio ruvese: questo ha indotto Stragapede a confrontarsi con storici del Salento e dei dintorni. Dagli studi è emerso che l’ambito monacale nel quale è nato il ricamo era entrato in contatto con la Sicilia e con Napoli. La ciniglia colorata è presente anche nell’ovale conservato a San Giacomo, ma in quello del Comitato Feste Patronali sono presenti intarsi dipinti con tempera magra. Inoltre, solo in questo ovale sono presenti borchiette d’argento che rappresentano gli acini del grappolo d’uva sorretto da uno degli angeli.

L’intervento è stato molto delicato: col passare degli anni, nella parte bassa si era formata una gora provocata dal processo di corrosione, a causa dell’umidità, del filato metallico in lega di oro, bronzo e altro filato di canutiglia (a bava unica rigirato su sé stesso tante volte). Il tessuto aveva assorbito acqua e aveva fatto migrare il colore, che si era espanso dalla parte inferiore verso l’alto. Quando ha visto le condizioni in cui versava l’ovale, Stragapede ha fatto una scelta: ha voluto preservare il ricamo profilandolo e rimuovendo taffetà nonché il lino che fungeva da supporto sottostante: dell’antico tessuto in taffetà «di uno splendido colore avorio pallido» è rimasto solo il fondo dell’angelo a destra. Stragapede ci tiene a puntualizzare questo dettaglio perché mette in luce  la sua attenzione a salvaguardare il ricco e complesso lavoro. Ribadisce, infatti, che non ha operato alcun artificio: ha “solo” recuperato e salvato il ricamo così come è stato realizzato, rendendo onore alle miti artefici. «L’autenticità – ha concluso  -è quella che dà valore all’opera e alla festa».

Una festa che, secondo don Salvatore Summo del Comitato Festa patronali, va vissuta con pienezza spirituale, quella stessa che ha animato, da tempo immemore, le pie ricamatrici dell’ovale e di tutti i paramenti sacri. Della festa dell’Ottavario del Corpus Domini, tuttavia, è innegabile anche la sua portata aggregante e sociale. Lo ha sottolineato il giovane cultore di storia locale Francesco Lauciello che ha approfondito le origini della Festa dell’Ottavario ne “L’Ottavario del Corpus Domini a Ruvo di Puglia”, settimo volume della collana “Studi rubastini”, in collaborazione con Cleto Bucci. «L’Ottavario del Corpus Domini non è una festa patronale in senso stretto ma lo è diventata per tradizione – precisa Lauciello -. Perché i ruvesi considerano l’Ottavario la loro festa grande? Bisogna partire dal Cinquecento. Nella Cattedrale, viene fondata la Confraternita del Santissimo Sacramento, composta da possidenti terrieri: diviene molto potente; organizza processioni che hanno la precedenza su quelle delle altre commissiona opere d’arte.  La sua influenza è confermata dal fatto che fosse legata all’Arciconfraternita della Santissima Annunziata in  Santa Maria sopra Minerva di Roma che, nel giorno del Corpus Domini, nella terza e ottava giornata seguente alla Solennità, soleva organizzare una processione. Nell’Ottocento, farà erigere il Cappellone del Santissimo Sacramento che verrà abbattuto ai primi del Novecento, durante i restauri della Cattedrale.

Per quanto riguarda la leggenda secondo cui la Festa dell’Ottavario trae origine da un atto di pentimento e di riparazione del conte Carafa che aveva interrotto la processione del Corpus Domini, Lauciello ritiene trattarsi di una rielaborazione dell’agiografia di Sant’Antonio da Padova – il miracolo della mula – e di racconti francesi: una narrazione, quindi, fatta da un sacerdote nel corso di un’omelia e dedicata ai fedeli più semplici. Durante le sue ricerche, svolte anche su quotidiani d’epoca, Lauciello ha scoperto che nel 1931- durante il Fascismo –  il Vescovo chiese una dispensa speciale per organizzare la processione dell’Ottavario del Corpus Domini: temeva che sarebbero sorti tumulti di protesta da parte dei ruvesi se non si fosse data loro la possibilità di festeggiare. Quindi neanche le regole restrittive in materia di assembramenti religiosi fermarono l’Ottavario che aveva molti elementi in comune con la Festa dei quattro altari, a Napoli, collocati entro i confini della cittadella spagnola. A Ruvo di Puglia, gli altari erano eretti in corrispondenza delle porte di Ruvo: porta Castello (attuale piazza Matteotti); porta del Buccettolo (nei pressi di San Giacomo al Corso); porta Nuova (nei pressi della chiesa del Purgatorio); porta Noè (attuale piazza Bovio). Gli altari erano sontuosi, grazie ai proventi derivanti dalle questue: segno, questo, che la festa era molto sentita tanto che si organizzavano gare tra ditte di fuochi pirotecnici che attiravano persone anche dai dintorni, tanto che la Ferrotramviaria predisponeva corse speciali. Una Festa grande, quella dell’Ottavario, una festa del cuore, che si nutre di fede, arte, socialità. La Festa dei ruvesi.

 

domenica 26 Giugno 2022

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti