Cultura

“Sorelle”, un viaggio nella memoria per ricucire «un filo che si era spezzato»

Tersilia Carofiglio
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Intervista a Eva Kosloski
Intervista a Eva Kosloski, l'artista che ha affrontato il delicato viaggio dell'«atto del ricordo»
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Biografia

Eva Koskoski nasce a Roma nel 1956. Dopo la laurea in Arte indiana e tibetana all’Istituto universitario orientale di Napoli, si specializza all'Art therapy e al Goldsmith college di Londra. Trascorre molti anni a Rio de Janeiro, in Brasile, dedicandosi alla pittura. Rientrata in Italia da alcuni anni, é stata completamente assorbita dalla passione per la fotografia.

É proprio attraverso questa forma d'arte che ha deciso di raccontare il viaggio nella memoria della sua famiglia, negli scatti di "Sorelle" in mostra alla Pinacoteca di Ruvo fino all'11 dicembre.

Un viaggio per ricostruire la memoria

«Sono una dei "figli dell'olocausto", come ci ha definito Hellen Epstein. Faccio parte della generazione figlia dei sopravvissuti alle atrocità della guerra. Nonostante la mia famiglia non sia ebrea, ha subìto un dramma similare proprio sul finire del secondo conflitto mondiale», ha raccontato la Kosloski intervistata da RuvoLive.it.

Le sorelle gemelle protagoniste del lavoro dell'artista sono sua madre e sua zia. Divenute orfane, hanno trascorso la loro infanzia dagli zii Nina e Robert Einstein, cugini dello scienziato Albert. Quando sembrava che la guerra fosse ormai passata, con l'avanzare delle forze alleate in Italia, le sorelle 17enni furono separate dalla loro famiglia adottiva da un evento terribile. Un episodio che ha segnato le loro vite e su cui la stessa artista non ha mai voluto indagare: «Non ho mai domandato per timore! Mia zia e soprattutto mia madre hanno sempre taciuto. E io percepivo che avevano custodito tutta la sofferenza come in una scatolina di ferro». Solo in occasione del viaggio che le due sorelle, ormai 80enni, hanno acconsentito di fare con la fotografa nei luoghi della loro infanzia, sono ritornate a galla «verità così a lungo taciute».

Il percorso fotografico

«É stata una mia esigenza», ci spiega la Kosloski. «Avevo bisogno di acquisire quel tassello mancante alla storia della mia famiglia. E finalmente sono riuscita a convincere le "sorelle" a partire!». L'allestimento della mostra consente di sentirsi partecipi del percorso delle tre donne tra Perugia e Firenze, tra la tenuta di Monte Malbe e la villa del Focardo, passando nei luoghi dove le gemelle hanno trascorso parte della loro adolescenza.

Per intensità colpisce l'istantanea delle sorelle che, con espressione di quiete, sono sdraiate tra le foglie secche nel bosco in cui avevano giocato da bambine e che divenne poi il rifugio durante gli inseguimenti nazisti. «Ricordo perfettamente quando ho scattato quella foto, ho pensato che quel luogo sembrava appartenergli, come se non l'avessero mai lasciato». Un senso di pace che sopraggiunge dopo tanta sofferenza. In quei luoghi loro zia e le cugine era state catturate e imprigionate nella villa data poi alle fiamme; e lo zio nonostante fosse riuscito a scappare non fu mai capace di sopravvivere al dolore; suicidandosi lasciò le gemelle nuovamente orfane.

I ricordi drammatici hanno fatto spazio anche alla memoria di momenti felici che ormai convivono nelle foto i cui colori tenui conferiscono un alone di sogno. «Sono riuscita a riallacciare il filo della mia storia che troppo a lungo era rimasto mozzato e a restituire a mia madre e mia zia la gioia dell'infanzia. Una sorpresa e una grande emozione tanto per me quanto per loro é stato ritrovare nella limonaia degli affreschi» che risalivano a quando le sorelle avevano solo 11 anni, come ci spiega l'artista nel video a corredo dell'articolo.

Un atto di ricordo

«Con la fotografia, con questo percorso di passione, sono riuscita a capire cosa mi mancava. Nella tranquillità di quei luoghi mi sono sentita coinvolta in quel rapporto di gemellarità, così esclusivo fino a quel momento». Ciò che racconta l'artista si comprende passeggiando nella pinacoteca. Si vede l'intensità del ricordare, si passa da immagini in cui le perturbazioni dell'animo avvolgono nella nebbia o celano dietro un vetro appannato e rigato di pioggia un paesaggio, che via via si fa più luminoso quando si acquisiscono la conoscenza e il senso delle cose.

venerdì 18 Novembre 2016

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