Cultura

Il maestro Gennaro Sibilano premiato a Mottola

Elena Albanese
Il suo brano I.N.R.I. vince la XV edizione del concorso dedicato alle marce inedite della Passione. Il figlio Daniele: «Riesce a conciliare il cuore e la mente, poi le sue mani fanno il resto»
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Il maestro Gennaro Sibilano, nato a Ruvo di Puglia nel 1961 e coratino di adozione, ha vinto lo scorso 24 marzo la XV edizione del Concorso nazionale per marce inedite della Passione “Città di Mottola”, organizzato dalla “Confraternita del Santissimo Sacramento e Rosario”, che nel 2012 ha ricevuto l’Alto Patrocinio del Capo dello Stato.

La Giuria, composta da Nicola Samale, Giuseppe Salatino, Donato Semeraro, Rocco Eletto e da un docente del conservatorio di Potenza, lo ha insignito di un doppio riconoscimento: oltre ad essere stato il 1° classificato, si è infatti aggiudicato anche il premio “Franco Leuzzi”, grazie a I.N.R.I., brano appositamente composto per l’occasione. «Il titolo dice tutto – ha spiegato il vincitore -. Ho pensato alla passione di Cristo, al momento, all’atmosfera che si è potuta creare…».

In gara, in un «concorso unico in Italia e nel mondo» a detta del direttore artistico Giuseppe Salatino, c’erano ben 26 marce provenienti da tutta Italia: Puglia, Sicilia, Campania, Lazio e Piemonte, con un livello professionale altissimo, come confermato dagli stessi organizzatori. Dopo la prima fase, sono stati selezionati dalla Commissione tecnica i cinque finalisti, le cui opere sono state eseguite dall’orchestra di fiati “Santa Cecilia – Città di Taranto”, diretta da Giuseppe Gregucci, durante il tradizionale “Concerto della Passione” che anticipa la premiazione, tenutasi quest’anno nella chiesa Madre di Mottola dedicata a Santa Maria Assunta, riaperta dopo due anni di restauri.

Il maestro Sibilano ha vinto, oltre alla targa e all’attestato, un premio in denaro di 1000 euro. Ma la soddisfazione di questo ennesimo coronamento alla sua lunga carriera non ha prezzo. «Sono senza parole! – ha detto al momento della premiazione -. Ero incerto sulla vittoria, in quanto il mio stile è diverso dallo stile usato da voi. Ho cercato di mettere insieme le due cose e sono contento di come sia andata».

Una circostanza confermata anche dai familiari. «Ha più che altro dovuto adattare quello che è il suo stile – commenta il figlio Daniele -. Noi lo definiamo un pucciniano, perché ha quel suo modo di trasmettere la musica, quel romanticismo…sicuramente la sua ispirazione è dentro di lui. Riesce a conciliare il cuore e la mente, poi le sue mani fanno il resto».

mercoledì 28 Marzo 2018

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