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Domani il gran finale di nóvǝ nóvǝ nóvǝ

La Redazione
​Il progetto di rigenerazione urbana ha coinvolto prima i bambini fra i 6 e i 12 anni, poi studenti di architettura ed esperti del settore. Previste performance, musica, concerti e improvvisazioni live​
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Domani, sabato 14 luglio, nel laboratorio urbano La Capagrossa coworking di Ruvo di Puglia, si svolgerà l’evento finale del progetto nóvǝ nóvǝ nóvǝ – nuovi navi nuove, il festival di rigenerazione urbana.

Nelle scorse settimane il coworking ha visto alternarsi la presenza dei più piccoli, di studenti universitari ed esperti che hanno osservato, mappato, analizzato la città secondo prospettive diverse, fino al raggiungimento di proposte progettuali e piccoli interventi di architettura site specific.

I bambini dai 6 ai 12 anni hanno osservato i luoghi abbandonati o sottoutilizzati, fotografandoli e georeferenziandoli attraverso Google maps, generando una mappa interattiva. Hanno provato poi a immaginare usi diversi di questi posti, disegnando parchi, giochi, aree attrezzate, ispirandosi ai playground europei più interessanti. Il loro lavoro è terminato nella selezione di un percorso all’interno del paese, una connessione nuova tra la periferia e il centro che si sviluppa attraverso una sequenza di aree verdi adesso abbandonate che invece potrebbero ospitare le attività immaginate.

Sulle loro suggestioni hanno poi lavorato “i più grandi”: giovani laureandi in architettura del Politecnico di Bari, ma anche studenti curiosi e volenterosi provenienti da diversi background, che si sono interfacciati con le nuove tematiche dell’abitare, del progettare lo spazio urbano residuale. L’interpretazione dei segni e delle tracce, delle testimonianze, ha portato a idee che mescolano il reale all’immaginario, il desiderio alla fattibilità. Ne sono nati risultati, idee, output caleidoscopici, che sono riusciti a interpretare a pieno il senso dei laboratori: acquisire nuovi modi di osservare la città, indagarla, raccontarla, connetterla; celebrare il cambiamento, la potenza della volontà collettiva e comune.

Diversi sono stati gli ospiti coinvolti per dare il proprio supporto e a arricchire la ricerca con nuovi punti di vista: da Leonardo Zaccone, fondatore del FabLab Roma e di Minimakers, un programma innovativo per sviluppare nei ragazzi le competenze del XXI secolo secondo i principi dello Steam (Science, Technology, Engineering, Mathematics), a Francesco Lipari, architetto cofondatore e direttore di Sou, la scuola di architettura per bambini nella cittadina di Favara, in provincia di Agrigento, dove si svolgono attività educative dopo scuola legate all’urbanistica, all’architettura e all’ambiente, alla costruzione di Comunità, ma anche all’arte, al design, all’agricoltura urbana e all’educazione alimentare. Significativo è stato anche l’intervento della professoressa Mariavaleria Mininni, docente di Urbanistica e Paesaggio nel Dipartimento delle Culture europee e del Mediterraneo (Dicem) di Matera, con uno sguardo aperto sull’idea di una periferia come luogo di commistione e sinergia tra la città e la campagna, e del professor Marco Tortoioli Ricci, designer docente dell’Isia di Urbino e dell’Accademia di Belle arti di Perugia e ad oggi manager del Duc di Ruvo di Puglia.

Non solo, i laboratori sono stati gestiti da una compagine di giovani architetti e designer under 35 provenienti da diverse realtà: Davide Simoni e Valentina Rossella Zucca, tutor di Urbanistica al Politecnico di Milano e attivi in Sardegna con l’associazione Immoi sul riuso di spazi abbandonati; Massimiliano Cafagna, da Barletta, vincitore del concorso Periferiche 2017; Leonardo Delmonte, urban hacker e designer attivo tra Ferrara e Berlino, co-founder e direttore dell’aps “Basso profilo” e co-founder del consorzio “Wunderkammer”; Giuseppe Resta, architetto e dottore di ricerca all’Università Roma Tre), proprietario e curatore di Antilia gallery a Gioia del Colle, co-fondatore del think tank Profferlo architettura; Mariangela Bruno, architetto collaboratrice con diversi centri culturali e centri di ricerca informale pugliesi e non, che sperimenta pratiche di apprendimento alternativo organizzando laboratori di progettazione e autocostruzione; Marina Sforza, architetto coratino di rientro da Roma, dove dal 2004 sperimenta pratiche di riuso e rigenerazione urbana.

L’evento, patrocinato dal Politecnico di Bari, dal Comune e dal centro Aedes, Architecture forum, network mondiale con sede a Berlino, e realizzato con il supporto dell’imprenditoria locale e Ascom Confcommercio Ruvo di Puglia, è stato organizzato dall’associazione La Capagrossa con il supporto grafico e comunicativo di Guglielmo Rocco, giovanissimo 3d artist con base a Milano, di Nicolò Serafino, Valentina Caldarola e Giovina Caldarola in una formazione caleidoscopica tra Ruvo, Lecce e Milano; nonché del presidente, Ivan Iosca, maker, designer e architetto ruvese esperto nel riuso temporaneo di edifici in abbandono e Giorgia Floro, vincitrice del Premio Berlino 2017 promosso dal Mibact, Direzione Generale delle arti contemporanee, Architetture e periferie urbane e Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, conferito a soli due architetti italiani under 30 impiegati nella rigenerazione urbana.

Una sinergia completa, i cui risultati saranno messi in mostra domani a partire dalle 20 nella sede di via Martiri delle Foibe 23. L’evento è immaginato come una festa di comunità, con performance, musica, concerti e improvvisazioni live.

venerdì 13 Luglio 2018

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