Cultura

I Santi Medici a Ruvo di Puglia raccontati attraverso una mostra fotografica

Vittoria Laura Leone
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Foto e memoria - Il culto dei Santi Medici a Ruvo di Puglia
​Una coinvolgente narrazione per immagini di una devozione popolare nata agli inizi del ‘900, quando la statua dei taumaturghi fu realizzata su commissione delle sorelle Maria ed Elisabetta Altamura​
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Un culto
ancora vivo e ben radicato nel folklore rubastino. È la storia di Cosma e
Damiano ad essere raccontata nella piccola mostra “Foto e memoria – Il culto
dei Santi Medici a Ruvo di Puglia”
, inaugurata martedì e presieduta dal
direttore dell’omonima confraternita, Michele Pellicani, e dal parroco don
Giuseppe Germinario, che ha dato inizio alla cerimonia con la benedizione e il
successivo taglio del nastro.

Il pubblico,
che fino al 29 settembre potrà visitare l’esposizione, ha assistito
numeroso alla narrazione per immagini di una devozione popolare nata agli inizi
del ‘900, quando fu realizzata la statua dei santi taumaturghi su commissione
delle sorelle Maria ed Elisabetta Altamura e destinata alla venerazione
pubblica. Il simulacro riprende l’iconografia tradizionale dei due fratelli
riccioluti, nativi ad Egea, in Arabia, ammaestrati nelle lettere greche e
latine, addottrinati nelle scienze sacre e profane ed esperti nell’arte medica.
Infatti essi sono ritratti giovanissimi mentre reggono tra le mani una palma,
simbolo del martirio, e una cassetta contenente gli strumenti chirurgici
allusivi alla professione di medico.

Il rosso e
il verde tinteggiano lo spazio espositivo accuratamente preparato con impegno e
laboriosità da tre nostri compaesani: Mariangela Ciliberti, Lidia Tecla Sivo e
Domenico. La suggestione dei cromatismi rievoca le intense tonalità dei
mantelli ricamati dei martiri: il sangue di Cristo versato per gli uomini (il
rosso per Cosma); la speranza di ottenere la guarigione del corpo e la salvezza
dell’anima (il verde per Damiano).

Santini, statuette
domestiche, quadretti, spartiti musicali costellano un percorso religioso impreziosito
da mosaici di foto colorate che testimoniano la vitalità del rito dopo quasi un
secolo. Tra queste spiccano senza dubbio le sontuose immagini in bianco e nero
dal ‘48 al ‘54, atte a documentare la presenza del culto anche a Genova da
parte di una cospicua comunità ruvese; quelle del decennio ’76-’86 intente a
conservare la memoria di monsignor don Tonino Bello e le più recenti che
abbracciano gli anni ’90 fino ai nostri giorni. Non manca proprio niente a
questa mostra: balzano agli occhi anche i leziosi abiti, simili alle vesti dei
martiri, confezionati in piccole taglie e indossati dai manichini che portano i
segni distintivi di Cosma e Damiano.

Ancora oggi,
come in passato, i coriandoli che volteggiano nell’aria al passaggio del
simulacro costituiscono l’istantanea più bella e più rappresentativa di una
tradizione popolare mai desueta, vissuta intensamente da grandi e piccini.

giovedì 26 Settembre 2019

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