L’aura di pathos che circonda gli Otto Santi è ben espressa nelle oltre 20 fotografie in bianco e nero, esposte alla mostra “Tra luce e ombra” del fotografo Joseph D’Ingeo, nell’androne di Palazzo Camerino, in piazza Matteotti.
Oltre alle foto, sono esposti i piedi e le mani in cartapesta del gruppo statuario più antico, arti custoditi con cura dalla Confraternita Opera Pia San Rocco, che ha collaborato all’allestimento della mostra, col patrocinio comunale. Il tocco di colore è dato da un drappo rosso su cui sono poggiati i simboli della Passione di Cristo; il tocco di luce da piccoli ceri avorio perché, alla luce tremolante di una candela, D’Ingeo ha addolcito i netti chiaroscuri dei dettagli delle statue e dei loro primi piani, così intensi da sembrare umani.
Le candele furono la fonte di luce prediletta dal provenzale Trophime Bigot, noto come Maître à la Chandelle o Master Candlelight; o da Georges de la Tour – entrambi vissuti nel 1600 – per dare risalto ai soggetti delle loro opere, di chiara influenza caravaggesca. D’Ingeo, come racconta, si è ispirato a loro.
«Soprattutto a Master Candlelight – spiega -. Ho fotografato gli Otto Santi in chiesa, al solo chiarore di una candela che collocavo in alcuni punti, con l’aiuto del mio assistente. Solo per il gruppo statuario (una gigantografia che occupa la parete centrale, ndr) ho utilizzato anche la luce artificiale. Inoltre, il bianco e nero, esaltato dalla stampa Fine Art, conferisce più profondità ai soggetti».
La mostra è visitabile sino al 27 marzo, dalle 10 alle 12 e dalle 19 alle 21. L’ingresso è gratuito.
Assistiamo da tempo alla trasformazione dei riti della Quaresima in manifestazioni semplicemente artistiche.
Abbiamo capitoooooooooo! Basta!
ricorda molto la descrizione della luce in alcuni quadri del caravaggio o in quello celeberrimo di artemisia gentileschi , la decapitazione di oloferne.