Il fatto

Le Guardie campestri di Ruvo recuperano cavallo rubato e abbandonato

cavallo bianco tenuto per la cavezza da guardia campestre
Recuperato cavallo bianco rubato © Guardie campestri Ruvo di Puglia
Il recupero è avvenuto intorno alle 8.30 di oggi, in zona Salvella-sezione Pozzo Serpente
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Erano le 8.30 di oggi quando una pattuglia delle Guardie campestri di Ruvo di Puglia, impegnata in un giro straordinario di ispezione nell’agro ruvese, ha notato che in zona Salvella-sezione Pozzo sorgente si aggirava, con aria smarrita, un cavallo.

L’agente si è subito fermato e, con una corda, ha realizzato una cavezza con cui ha immobilizzato il cavallo, mettendolo al sicuro. Sul posto sono giunti gli agenti della Polizia locale, allertata dalla guardia, e i veterinari della Asl per il riconoscimento del cavallo che, dopo controlli, è risultato essere stato prelevato da una masseria. L’animale è stato poi consegnato ai legittimi proprietari.

sabato 11 Novembre 2023

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amenduni francesco
amenduni francesco
5 mesi fa

“O cavallina, cavallina storna,

che portavi colui che non ritorna;

tu capivi il suo cenno ed il suo detto!

Egli ha lasciato un figlio giovinetto;

il primo d’otto tra miei figli e figlie;

e la sua mano non toccò mai briglie.

Tu che ti senti ai fianchi l’uragano,

tu dai retta alla sua piccola mano.

Tu c’hai nel cuore la marina brulla,

tu dai retta alla sua voce fanciulla”.

La cavalla volgea la scarna testa

verso mia madre, che dicea più mesta:

“O cavallina, cavallina storna,

che portavi colui che non ritorna;

lo so, lo so, che tu l’amavi forte!

Con lui c’eri tu sola e la sua morte

O nata in selve tra l’ondate e il vento,

tu tenesti nel cuore il tuo spavento;

sentendo lasso nella bocca il morso,

nel cuor veloce tu premesti il corso:

adagio seguitasti la tua via,

perché facesse in pace l’agonia…”.

La scarna lunga testa era daccanto

al dolce viso di mia madre in pianto.

“O cavallina, cavallina storna,

che portavi colui che non ritorna;

oh! due parole egli dové pur dire!

E tu capisci, ma non sai ridire.

Tu con le briglie sciolte tra le zampe,

con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,

con negli orecchi l’eco degli scoppi,

seguitasti la via tra gli alti pioppi:

lo riportavi tra il morir del sole,

perché udissimo noi le sue parole”.

Stava attenta la lunga testa fiera.

Mia madre l’abbracciò su la criniera.

“O cavallina, cavallina storna,

portavi a casa sua chi non ritorna!

a me, chi non ritornerà più mai!

Tu fosti buona… Ma parlar non sai!

Tu non sai, poverina; altri non osa.

Oh! ma tu devi dirmi una, una cosa!

Tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise:

esso t’è qui nelle pupille fise.

Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.

E tu fa cenno. Dio t’insegni, come”.

Ora, i cavalli non frangean la biada:

dormian sognando il bianco della strada.

La paglia non battean con l’unghie vuote:

dormian sognando il rullo delle ruote.

Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:

disse un nome…Sonò alto un nitrito.

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