Le reazioni

La Corato-Andria riapre dopo il disastro. Tedone: «Utile, ma c’è rabbia. Se solo si fosse provveduto prima…»

Giuseppe Cantatore, Giuseppe Di Bisceglie
Vincenzo Tedone con sua moglie Angela
Per la prima volta da quella giornata afosa e maledetta, i vagoni passeranno di nuovo lungo i binari che per troppo tempo hanno ospitato solo i fiori, le candele e le lacrime di chi nello scontro ha perso un figlio, una sorella, un padre o un amico. Come Vincenzo Tedone, papà di Francesco Ludovico
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Il prossimo 3 aprile, se la data non subirà slittamenti, non sarà un giorno qualunque. Quasi sette anni dopo il disastro ferroviario del 12 luglio 2016, sulla tratta Corato-Andria torneranno a viaggiare i treni della Ferrovie del Nord Barese. La Ferrotramviaria l’ha annunciato ieri precisando che, per arrivare alla riapertura dei binari, la prossima settimana si dovrà necessariamente interrompere la circolazione dei convogli per alcuni giorni.

Per la prima volta da quella giornata afosa e maledetta, quindi, i vagoni passeranno di nuovo lungo i binari che per troppo tempo hanno ospitato solo i fiori, le candele e le lacrime di chi nello scontro ha perso un figlio, una sorella, un padre o un amico. Come Vincenzo Tedone, papà di Francesco Ludovico, morto in quell’incidente a soli 17 anni.

«C’è la data della riapertura, ma aspettiamo di vedere muoversi il primo treno» dice. «Però non so esattamente cosa pensare: da un lato mi fa piacere sapere che i pendolari viaggeranno in sicurezza, dall’altro riaffiora il sentimento di rabbia. Se solo si fosse provveduto prima… Ad ogni modo, la riapertura è cosa utile e importante».

Dal giorno dell’incidente, Vincenzo non è più salito su un treno. «Non me la sono sentita. Nessuno della mia famiglia ci è più salito. Oggi (ieri, ndr), per pura casualità, mia figlia ha affrontato il suo primo viaggio in treno dopo l’incidente, ma solo perché non aveva alternative. Quando sarà tutto regolarmente operativo, Angela, mia moglie, la mamma di Francesco, ha però ha espresso il desiderio di salire sul treno e di percorrere il viaggio da Andria verso Corato, quello percorso l’ultima volta da nostro figlio».

Se i treni stanno per ripartire, la giustizia viaggia invece ancora molto lenta. Il processo è ancora in corso e si spera di avere una sentenza entro l’estate. «Solo chi ha vissuto la nostra esperienza può capirlo. Per noi la parola felicità appartiene al passato. Ad oggi, dopo quasi sette anni, non è stata fatta giustizia e tutto va a rilento. Ho il timore che anche questa diventi la tipica “faccenda all’italiana”. I continui rimandi non ci fanno bene, ci viene lo sconforto. Purtroppo ero certo, dal primo giorno, che tutto sarebbe stato così complicato. Sono in ballo troppi interessi economici e quando c’è di mezzo il denaro tutto si complica».

Quanto alle istituzioni, «ormai ci si limita soltanto a ricordare quanto accaduto soltanto il 12 luglio di ogni anno. Anche i cittadini sembrano aver dimenticato. In Grecia recentemente è accaduta la stessa tragedia. Il popolo è sceso in piazza. Da noi – conclude Vincenzo – quando abbiamo organizzato una manifestazione per i pendolari, non si è presentato quasi nessuno».

mercoledì 15 Marzo 2023

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