Si può considerare un’autobiografia in versi liberi quella narrata da Salvatore Bernocco in “Pohémien”, silloge poetica pubblicata per i tipi di Youcanprint a fine aprile.
Lo confermano i ringraziamenti finali a «tutti e tutte coloro che sono stati fonte di ispirazione a loro insaputa».
Il titolo dell’ultima opera letteraria di Bernocco è una fusione tra le parole “poeta” e “bohémien”, l’artista che vive un rapporto lacerato con una società che mortifica la bellezza, il talento, il genio e, per questo, ne dissacra i valori con uno stile di vita anticonformista.
Nelle liriche di Bernocco lo spirito bohemién emerge nel rifiuto di una società stanca e sterile, arida e avida che non esita a distruggere il Creato (La coccinella, la chiocciola, le api; Fiore di campo</em>); che irride l’amore puro, perfetto equilibrio tra sentimento e piacere fisico: l'Amore, per Bernocco, non ammette oscene parodie e ambiguità (Ventitré agosto, Il dilemma, Sintesi, Silenzio).
Il rapporto amore-odio con Ruvo di Puglia, la sua “città d’arte” e dagli antichi riti taumaturgici, come quello di Bettina, emerge ne La Taranta ma è nel trittico delle liriche in romanesco che in Bernocco emerge l’osservatore della “Comédie” sociale e politica ruvese. La satirica Trilogia di Pasquino raccoglie Ipse dixit, Quanno la musica finisce; Ta pi zappa mi: qui Bernocco scrive nella lingua di Giuseppe Gioacchino Belli e di Trilussa, grazie anche all’aiuto di sua cugina Filomena Bernocco che vive a Roma, per castigare “ridendo mores”.
"Pohémien", con prefazione del poeta Alberto Tarantini alle 27 composizioni, è disponibile nell’edicola Lobosco in piazza Dante, in libreria e sui principali canali web.