Barl…umi di vaniglia

Guide Ufficiali Parco Nazionale Alta Murgia
A cura di Samantha Santarcangelo
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È tardo febbraio, ma l’aria sa più di primavera che d’inverno. Quest’anno è arrivata in anticipo, i mandorli sono già vestiti da damigelle, la luce è più dorata e traspare tra i petali impalpabili. Nuovo sopralluogo al Bosco dell’Università nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, con la mia amica e collega Stefania Pellegrino, pini e cipressi, un pezzo di tratturo e un jazzo. Ad un tratto avvistiamo la prima barlia. Si erge brillante, un raggio di sole la colpisce come se fosse sacra.

L’ iperosmia gravidica è un fenomeno biologico legato ai cambiamenti ormonali e all'aumento delle cellule olfattorie, perciò sviluppa una maggiore sensibilità agli odori. Mi fiondo su di lei, la tocco con la faccia, le mie narici totalmente immerse in quelle fresche anse rosate. Si aprono porte sensoriali, il cervello è bombardato di immagini-lampo: pelle, vaniglia, capelli, biscotti, baci, abbracci caldi. Stefania non è incinta ma anche lei è in estasi, con gli occhi socchiusi, le mani a coppa che avvolgono il fiore e il capo chino su di esso. Il suo profumo non è forte, neanche sfacciatamente floreale, ma si rivela dolcemente con una potenza emotiva del tutto singolare.

La Barlia Robertiana appartiene alla famiglia delle Orchidacee. È una geofita bulbosa, perciò l’organo perennante è un bulbo da cui, ogni anno, nascono fiori e foglie. Le foglie basali sono verde acceso e lucide, ovato-lanceolate, riunite in rosetta basale.  Specie spontanea indigena, con areale limitato all’area dell'olivo delle coste mediterranee, è protetta sia a livello nazionale che internazionale;  rientra nell'Allegato I della Convenzione di Washington del 1973 (CITES) per le specie di flora selvatica minacciate di estinzione. È possibile trovarla nei prati aperti e soleggiati, nei coltivi, talvolta anche all’ombra di conifere e tra le querce, ma è anche facile avvistarla a bordo strada. La fioritura avviene nei primi mesi dell’anno, tra gennaio e marzo, battendo tutte la altre sul tempo.

Molte orchidee somigliano a insetti impollinatori. Questo li spinge a posarsi sul labello con l’intenzione di accoppiarsi. Durante il finto accoppiamento le masse polliniche del fiore si appiccicano all’animale. Il polline verrà così trasportato sul fiore successivo con il quale l’insetto proverà ad accoppiarsi. Questa sofisticata tecnica di impollinazione viene chiamata pseudocopulazione e serve sia all’orchidea per riprodursi che agli impollinatori che avranno più nettare da succhiare avendo più fiori a disposizione. Sostanzialmente un mutuo e circolare supporto al sostegno delle specie.

Ma può bastare solo quest' inganno per illudere gli impollinatori? Quale altra stregoneria usano le orchidee per attirarli? La risposta è nell’odore, ulteriore tecnica di seduzione di base biochimica: esse producono feromoni molto simili a quelli degli insetti, corteggiandoli, perciò, non solo dal punto di vista visivo ma anche olfattivo. E noi uomini, cosa possiamo fare per restituir loro il favore di deliziarci con essenze inebrianti e sensuali, che spesso usiamo anche per cosmetici e eau de toilette? Possiamo impegnarci nella difesa degli ambienti dove fioriscono, non diserbando e non cedendo alla tentazione di raccoglierle mentre passeggiamo in natura, tutelando così anche i preziosissimi e laboriosi insetti, il cui ruolo ecologico è di inestimabile valore.

sabato 20 Marzo 2021

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