​L’ambiente sui mass media

Legambiente Corato
Vizi e difetti della comunicazione ambientale in un periodo di massima esposizione delle problematiche ambientali
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In questo ultimo periodo, se i vari summit e gli incontri istituzionali sulle problematiche ambientali non hanno sortito gli effetti sperati, un riscontro positivo l’ha provocato l’effetto Greta sui vari mass media: un incremento di vari format sulle tematiche e sulle questioni ambientali. Siamo bersagliati da trasmissioni, approfondimenti e libri che hanno reso molti esperti di clima.

Ci si è messa anche la pubblicità: nel primo quadrimestre 2019 gli spot hanno citato la parola “Sostenibilità ambientale” tanto quanto “amore” e solo leggermente meno della parola “famiglia” e “spesa”, come rileva una ricerca condotta da The Easy Way e EG Media. Se in passato questi programmi erano di nicchia, semmai collocati in orari e giorni, o con una collocazione tipografica marginale, o strampalati giusto per riempire un palinsesto o pagine di rotocalchi o siti con un tocco di green, ora sono sparsi praticamente su tutti i network nazionali principali e in vari fasce orarie e giorni.

L’ecologia ha trovato un nuovo interesse? Ci sono nuove forme di consapevolezze socioambientali? Sicuramente, la questione climatica ha portato a nuovi stili e linguaggi, alcuni un po’ triti e ritriti, altri con uno stile anche un po’ retroambientale facendo vedere solo luoghi con paesaggi mozzafiato, ma, tuttavia, questa svolta comunicativa green ha rivalutato una nuova forma di sensibilizzazione culturale e anche gli inserzionisti stanno riconsiderando sistemi di produzione e distribuzione dei prodotti o servizi più green. Si può fare di meglio e di più? Sicuramente, parlare di buone pratiche, nuovi esempi e rinnovati modelli sostenibili non sarebbe un cattivo modo di fare comunicazione ambientale. Ci sono imprese, agricoltori, cittadini che fanno un ambientalismo concreto ogni giorno con gesti ed azioni concrete, che producono ed aiutano l’ambiente, aiutano e sensibilizzano a fare dell’ambiente il bene comune come tutte le risorse naturali che non sono illimitate, anzi necessitiamo di ricordarlo quando o diventano limitati o non hanno un corretto uso per rivalutarne l’importanza o sono messi in discussione da proposte di legge che le vogliono ridefinire o mettere in discussione.

C’è pure il greenwashing di coloro che cercano di crearsi un’immagine sociale ecologica senza meriti o senza avere comportamenti sostenibili adeguati o da parte di istituzioni o di personalità pubbliche. Ci manca un programma, com’era presente nel palinsesto della Rai come Ambiente Italia che ci possa parlare dello stato ambientale dell’Italia, ma anche in altre parti del mondo, mediante reportage, inchieste e collegamenti esterni sui luoghi belli della nostra Italia. Tra gli argomenti affrontati figuravano le denunce contro l’inquinamento, le iniziative per uno sviluppo sostenibile, la tutela di parchi e beni culturali, i danni causati dal dissesto idrogeologico, le attività di associazioni e comitati per tutelare e segnalare eventi e campagne.

Ambiente Italia – ha scritto il critico televisivo Aldo Grasso nella Enciclopedia della televisione pubblicata da Garzanti – è stata una delle poche rubriche che possono vantare il marchio di garanzia del servizio pubblico. In onda dal 1990 fino al 2016 si proponeva di raccontare agli italiani come sta un Paese troppo spesso minacciato dall’incuria e dal malaffare, ma anche ricco di uno straordinario patrimonio naturale e culturale, che merita di essere difeso e valorizzato. Di questa comunicazione ambientale si ha bisogno per sostenere anche le attività e le differenti campagne di associazioni ambientaliste che molto spesso sono voci che hanno bisogno di un maggiore supporto comunicativo per far conoscere e divulgare le problematiche e le questioni ambientali.

È passato il tempo che gli ambientalisti o gli ecologisti erano considerati una nuova generazione di untori di manzoniana memoria che diffondevano la peste nella popolazione: erano visti, da certi organi di informazione, coloro che erano promotori di disastri e sciagure, di devastazioni e di essere icone decadenti del post Sessantotto o della sinistra. Queste descrizioni, certe volte, tra l’ironico e il sarcastico, miravano a screditare le attività e le forme di denuncia sociale delle questioni ambientali e di coloro che promuovevano o sollecitavanole questioni sul tavolo. Speriamo che ci sia una nuova consapevolezza sugli argomenti ambientali per arrivare a promuovere nuovi stili di vita più sostenibili.

domenica 12 Gennaio 2020

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